di Francesco de Augustinis
Olii di palma, jatropha, girasole, colza e soia, da Cina, India, Stati Uniti e non solo, in arrivo in Umbria per essere utilizzati nelle centrali a biomasse. Un semplice cambio di paragrafo e il criterio delle biomasse “a km zero” è stato spazzato via dal regolamento regionale sulle energie rinnovabili da una recente delibera regionale.
“Al fine di minimizzare le emissioni di sostanze inquinanti e gas serra associati all'approvvigionamento delle biomasse utilizzate come combustibili per alimentare gli impianti, (…) le emissioni dei mezzi di trasporto non devono superare 6 kg di Co2 per ciascuna tonnellata di materiale trasportato”, si legge nel paragrafo abolito nei giorni scorsi dalla giunta regionale su iniziativa dell'assessore all'Ambiente Silvano Rometti.
In altre parole il regolamento regionale sulle energie rinnovabili entrato in vigore nel 2011 prevedeva che le materie prime da trattare negli impianti energetici a biomasse non fossero di provenienza esotica. Il paragrafo imponeva un tetto piuttosto limitato ai chilometri che potevano percorrere le materie prime, escludendo così tra i combustibili dei nuovi impianti gli olii di palma, di jatropha e via dicendo, disponibili a prezzi vantaggiosi nei mercati orientali e d'oltreoceano. Questa limitazione era apprezzata dai movimenti ambientalisti, in quanto impediva che gli imprenditori realizzassero impianti per trattare biomasse di importazione con altissimi impatti locali dovuti ai trasporti.
Il “colpo di spugna” su questa norma è stato dato con una delibera di Giunta lo scorso 7 maggio, quando il vincolo del “km 0” delle materie prime per le biomasse è stato sostituito da una generica condizione di usare le “Migliori tecniche disponibili” per minimizzare le emissioni degli impianti. La delibera è stata approvata all'unanimità dalla giunta senza passare dal consiglio regionale che a suo tempo aveva scritto e approvato il regolamento.
Aree non idonee e delibera ad hoc- Il testo approvato prevede anche un'altra contestata modifica al regolamento regionale sulle biomasse, ovvero che gli impianti possono sorgere a 300 metri dai centri abitati, mentre prima il regolamento imponeva distanze di almeno 500 metri.
“Il rischio concreto è che in questo modo possano essere riaperte vicende già risolte e bocciate dalle conferenze dei servizi”, ha commentato oggi il consigiere regionale Idv Oliviero Dottorini, che ha reso noto alla stampa le modifiche al regolamento sulle biomasse, approvate un po' in sordina lo scorso 7 maggio dalla Giunta. Le vicende cui fa riferimento Dottorini sono quelle degli impianti a biomasse di Bettona e Costano, bocciati in conferenza di servizi proprio per via delle distanze minime insufficienti dai centri abitati. L'ipotesi che aleggia nell'allusione del consigliere Idv è che la delibera di Rometti possa permettere la ripropopsizione degli impianti bocciati di Costano e Bettona.
“Blitz come quello della delibera 494, efficace dal 31 maggio, non fanno che aumentare la diffidenza dei cittadini e dei comitati locali, rompendo il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni”, ha tuonato Dottorini in un comunicato.
All'intervento di Dottorini ha fatto seguito in serata una nota del capogruppo Prc-Fds in consiglio regionale Damiano Stufara, secondo cui la delibera “danneggia e rende più deboli sia la tutela dei beni paesaggistici ed ambientali sia il Consiglio regionale”, non coinvolto nella decisione.
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