L'annuncio di Colacem ai sindacati dopo appena 2 anni dall'acquisizione delle cementerie di Sant'Angelo in Mercole, venerdì nuovo tavolo di confronto.
Colacem pronta a chiudere il cementificio di Sant’Angelo in Mercole. Dopo appena due anni dall’acquisizione del sito di Spoleto, il gruppo della famiglia Colaiacovo annuncia la dismissione del sito, già trasformato in centro di macinazione e dove erano rimasti a lavorare un terzo dei dipendenti.
La decisione è stata anticipata nei giorni scorsi ai sindacati e riportata ai lavoratori durante l’assemblea di lunedì.
Colacem chiude Spoleto, a rischio 25 lavoratori più l’indotto
Un atteggiamento, quello dell’azienda, che i sindacati di categoria ritengono “non rispettoso dei lavoratori che in questi ultimi anni hanno dato il massimo, con lo spirito di avere un futuro“. Le organizzazioni sindacali spiegano quindi che chiederanno la riattivazione con urgenza del tavolo congiunto di crisi davanti alla Regione Umbria, chiedendo il blocco di qualsiasi azione unilaterale da parte della società.
A rischio ci sono 25 posti di lavoro diretti oltre a quelli indiretti, che sono circa il doppio. Già calati drasticamente rispetto a due anni fa, quando erano il triplo, e con l’attività produttiva completamente cambiata dopo lo spegnimento del forno e la trasformazione appunto in centro di macinazione legato all’attività della cava. “Doveva essere un percorso per avere un futuro – evidenziano Cgil, Cisl e Uil – ed invece a distanza di 2 anni l’azienda non riesce a garantire l’occupazione per i costi eccessivi non più gestibili”.
Venerdì, comunque, azienda e sindacati torneranno a sedersi allo stesso tavolo per proseguire il confronto.
Timori già emersi 2 anni fa
Non si può certo dire comunque che l’annunciata chiusura sia un fulmine a ciel sereno. Sin dai primi istanti del passaggio da Italcementi al gruppo Financo, infatti, in più avevano paventato l’ipotesi che si trattasse di un’acquisizione finalizzata alla successiva chiusura. Visto anche il contesto economico che rendeva precarie già da tempo le condizioni delle cementerie spoletine, aggravati ora dalla situazione pandemica. Anche se, proprio per superare l’emergenza Covid, la Colacem aveva ottenuto 45 milioni di euro di finanziamenti.
Adesso la conferma che i timori di due anni fa, che sembravano superati, erano in realtà fondati.
Murro e Tracchegiani: “Pronti ad incatenarci ai cancelli dell’azienda”
Se i lavoratori diretti e dell’indotto si dicono pronti a gesti eclatanti qualora si vada avanti sulla strada della chiusura, lo stesso fanno – in una nota congiunta – due esponenti politici locali: Rosario Murro (Popolo della Famiglia) e Aldo Tracchegiani (Cambiamo con Toti).
“Era l’aprile del 2019 – viene ricordato nel comunicato stampa – quando Colacem annunciava dalla Cemitaly S.p.a. l’acquisto dello stabilimento di Sant’Angelo in Mercole e sul suo sito istituzionale si dichiarava che: ‘gli Amministratori sono stati i protagonisti di un’operazione che permetterà all’azienda umbra di rafforzare la propria posizione sul mercato italiano’.
Ora la notizia della prossima chiusura dell’unità produttiva nel Comune di Spoleto, con 24 lavoratori pronti a fare le valige, o accettare il trasferimento proposto dall’Azienda in uno dei quindici siti che Colacem ha attualmente in Italia. Questo il regalo all’Umbria di quella famiglia Colaiacovo che vorrebbe “creare valore economico e sociale”, incurante anche di quell’indotto fatto di maestranze, fornitori ed autotrasportatori che non hanno avuto nemmeno la possibilità di sedersi attorno ad un tavolo per discutere della situazione.
Un altro duro colpo all’occupazione del territorio, un declino che certifica che Spoleto non sarà più rappresentata negli ambiti più significativi del settore industriale regionale”.
“Mi chiedo come sia possibile rimanere sordi ed indifferenti a questa ennesima dimostrazione di una gestione aziendale che tradisce quello spirito imprenditoriale che credevamo rispettoso del lavoro e della sua funzione per la crescita della società”, ha dichiarato Rosario Murro, coordinatore per Spoleto del Popolo della Famiglia e già delegato dall’ex sindaco de Augustinis per le aziende in crisi. “Ho personalmente incontrato, martedì 15 giugno, il direttore del personale della sede Colacem di Gubbio e mi ha confermato le forti preoccupazioni che i lavoratori addetti al centro macinazione stanno vivendo” ha continuato Murro.
“Oltre ad un piano industriale che possa valorizzare un sito strategico per la ricostruzione delle zone terremotate, credo che sia necessario riscoprirsi operatori economici credibili con l’intento di generare anche un’utilità sociale concreta con le proprie decisioni”, ha aggiunto Aldo Traccheggiani, coordinatore di Cambiamo con Toti.
Murro e Tracchegiani sono concordi nel considerare una situazione drammatica che rende amaramente Spoleto la capitale regionale della precarietà: “Siamo pronti ad incatenarci insieme alle parti sociali ai cancelli dello stabilimento Colacem di Sant’Angelo in Mercole per impedire l’ennesimo segno di decadenza”.