Dopo la denuncia dell'Associazione Liberi Specializzandi chiesta la rimozione della prof | Indagine interna di Ospedale e Università di Perugia, il caso segnalato in Procura
“Coglioni… deficienti… camerieri”. Sono alcuni degli insulti che si sentono negli audio, diffusi dall’Associazione Liberi Specializzandi, che la direttrice della Scuola di Specializzazione di Neurologia di Perugia avrebbe rivolto, in più occasioni, ad alcuni specializzandi, perché insoddisfatta del loro operato e del loro approccio.
“Io te tiro ‘na scarpa… Volevi fare l’Oss e ti sei ritrovata a fare il medico?… Venite qui a fare i camerieri…” sono le espressioni con cui la professoressa Lucilla Parnetti apostrofa, urlando, gli specializzandi. Non sapendo di essere registrata.
Chiesta la rimozione della prof
Audio che ora l’Associazione Libero Specializzandi ha fatto arrivare agli organi di informazione ed ai vertici ospedalieri e universitari, auspicando che la professoressa “venga immediatamente rimossa da tutti i suoi incarichi medici ed accademici”. E sottoponendo quanto avvenuto a Perugia – non l’unico caso in Italia – all’attenzione dei nuovi ministri.
L’Associazione invita gli specializzandi in tutta Italia a segnalare situazioni di maltrattamento.
Ospedale e Università: accertamenti sugli episodi incresciosi
Intanto, di fronte al clamore suscitato dagli audio, le Direzioni del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia (prof. Vincenzo Nicola Talesa) e dell’Azienda Ospedaliera di Perugia (dg Giuseppe De Filippis), comunicano che “in merito alla segnalazione pervenuta a firma del Presidente dell’Associazione Liberi Specializzandi, avente a oggetto episodi incresciosi che si sarebbero verificati nell’ambito delle attività della Scuola di Specializzazione di Neurologia”, che sono stati “tempestivamente attivati gli accertamenti interni del caso, volti alla verifica puntuale dei fatti contestati, per quanto di rispettiva competenza”.
Nel frattempo, sono partite da parte di alcuni specializzandi le segnalazioni alla Procura, all’Ispettorato del lavoro e alla Asl, a cui alcune delle presunte vittime si sono rivolte denunciando stress fisico (denunciano turni medi di 12 ore) e psicologico.