Carlo Ceraso
Il Consiglio di Stato ha bocciato definitivamente il Piano Regolatore Generale del Comune di Spoleto (difeso dagli avvocati Aristide Pollice e Antonio Bartolini) su cui già pesava il giudizio negativo del Tar dell’Umbria. La sentenza choc è stata pubblicata intorno alle 19 di mercoledì 19 febbraio sul sito del massimo organo giudiziario amministrativo che ha recepito in pieno quello dei colleghi umbri. Hanno dunque ragione i cinque spoletini (Roberto Ranucci, Ustero Rosati, Lidia Antimi, Walter Bernacchia e Silvio Maggi, tutti difesi dall’avvocato Giuseppe La Spina) che avevano impugnato il Prg dal momento che i loro terreni, già edificabili, “erano stati riclassificati come agricoli o con destinazione agricola o a verde pubblico”. Tutto ruota intorno alla microzonazione sismica che il Comune, come evidenziato nella sentenza del Tar, aveva sostituito con uno “studio geologico in prospettiva della prevenzione del rischio sismico ed idrogeologico”. Quando invece il parere di compatibilità sismica andava richiesto all’Ufficio del Genio Civile (clicca qui).
La doccia gelata – il dispositivo del Cds si è abbattuto sul Comune come un fulmine a ciel sereno dal momento che i magistrati dell’appello avevano concesso, già dal 21 dicembre 2012, due sospensive entrando anche nel merito del ricorso proposto dal municipio spoletino: “ad una sommaria deliberazione propria della fase cautelare, non paiono del tutto prive di positiva valutazione le doglianze sollevate dall’amministrazione comunale appellante, relativamente alla sussistenza sostanziale e comunque alla sanabilità del parere di tipo sismico…considerata altresì la sussistenza del pregiudizio che deriverebbe all’interesse pubblico dalla esecuzione della appellata sentenza, alla luce delle incertezze relative ai titoli edilizi rilasciati e alle conseguenze per l’amministrazione e la collettività comunale” (qui). Parole che avevano acceso più di una speranza nel cuore di amministratori e funzionari pubblici.
Ma che la sentenza odierna ha spazzato via. “L’appello – scrive il collegio (presidente Paolo Numerico, consigliere estensore Leonardo Spagnoletti, consiglieri Diego Sabatini, Raffaele Potenza e Francesca Quadri) – deve essere rigettato confermandosi la sentenza gravata, salvi i provvedimenti ulteriori dell’amministrazione, che in sede di riedizione del potere, da esercitare alla luce del quadro normativo vigente, potrà e dovrà tener conto di tutti gli elaborati relativo allo studio geologico e alla micro zonazione sismica…”.
“Una soluzione c’è” – la notizia è arrivata a Spoleto quando gli uffici erano ormai chiusi. Fonti del palazzo confermano che per domani è stata convocata una riunione urgente per esaminare la sentenza e studiare il da farsi. “Una soluzione c’è” si limita a commentare un addetto ai lavori, senza voler aggiungere altro. Le stesse conclusioni della sentenza d’altra parte lasciano spazio a un possibile intervento da parte della giunta e della consiglio comunale che potrebbe essere chiamato a approvare una Variante in grado di eliminare i difetti che hanno portato all’annullamento del Prg. Bisogna capire però i tempi e le decisioni in tal senso da parte dei singoli gruppi consiliari, peraltro già tutti impegnati nella battaglia elettorale in vista delle prossime amministrative.
Le conseguenze potrebbero essere devastanti se solo si pensa a chi, dall’approvazione del Piano, ha edificato o sta edificando, ha venduto o acquistato aree edificabili, o a quanti si sono ritrovati una diversa destinazione d’uso della propria terra con esborso anche di notevoli cifre di Imu e balzelli vari. Una situazione che rischia di ripercuotersi anche su altri Comuni se è vero che quello spoletino ha adottato le stesse procedure chela provincia aveva in precedenza indicato ad altri municipi del perugino.
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