La relazione del presidente uscente, che si è presentato come candidato unico | Da Terni l'accusa: congresso organizzato per escludere
Emergenza cinghiali, zone vulnerabili nitrati, reddito, filiere strategiche, creazione di una comunità del cibo all’interno dei distretti. Queste le priorità del programma con cui Matteo Bartolini è stato riconfermato alla guida della Cia-Agricoltori Italiani dell’Umbria.
Bartolini: bilancio, pandemia e cambiamenti
Un’Assemblea nella quale ovviamente si è discusso della situazione delle settore e delle prospettive post pandemia, che ha segnato gli ultimi due anni di mandato. “In questi 4 anni – è il bilancio tracciato da Bartolini – abbiamo iniziato un lavoro faticoso e rivoluzionario che oggi conclude, con successo, la sua prima fase. Ora possiamo dedicarci a una nuova fase che richiede un altro modello di partecipazione in modo da creare un flusso continuo tra le esigenze di tutela settoriale e la strategia di sviluppo del territorio. È arrivato il tempo di cogliere le opportunità che la crisi pandemica ci sta offrendo. Se si ha il coraggio e l’intuizione corretta per guardare al bicchiere mezzo pieno, negli anni a venire ci aspetta il vero percorso di crescita e sviluppo che porterà al vero cambiamento, a ridisegnare una nuova e più moderna agricoltura umbra, più verde e più smart, grazie ai fondi che l’Europa ci mette a disposizione. Ci attendono anni – ha proseguito – in cui lavorare a stretto contatto con il mondo politico regionale, costruendo rapporti professionali, oltre che umani, basati sulla reciproca autorevolezza e concretezza nelle azioni”.
Bartolini ha parlato dell’importanza di creare ponti con le università e gli istituti di ricerca per poter avviare progetti “che puntino alla vera sostenibilità, economica e non solo ambientale, alla transizione ecologica e a quella digitale”.
E poi i dossier “ancora fermi sul tavolo dei decisori politici”: la gestione della fauna selvatica in primis, in particolare l’emergenza cinghiali e ora anche il rischio peste suina; le ZVN (zone vulnerabili ai nitrati) da rivedere sul nostro territorio. E poi l’adeguato compenso economico e riconoscimento sociale per il lavoro dell’agricoltore. “Questo è possibile – è l’idea di Bartolini – solo riscrivendo le filiere dell’agroalimentare. Credo che nei prossimi anni si debba operare alla creazione di ‘Comunità del cibo’ all’interno dei Distretti, per ridisegnare in un’ottica di sviluppo sostenibile, la mappa delle relazioni tra cittadini, territorio, produzione, trasformazione e consumo”.
Agricoltura e turismo
La Cia sta portando avanti un piano per l’integrazione delle imprese agricole produttrici e quelle turistiche, ristoratori e albergatori: si guarda all’enoturismo, alle strade dell’olio, ad un Consorzio Dop Umbria “che siamo riusciti a riportare in vita da timonieri”, ricorda il presidente. E poi l’agricoltura sociale, “che da sempre vede la Cia in prima fila nei progetti europei già avviati, a quelle filiere che finalmente, dopo tanto impegno, vedono oggi la luce: la filiera del nocciolo, del grano, del tartufo e quella avveniristica del luppolo made in Umbria, progetto che vede fin da subito tra i partner la Cia regionale”.
La sfida del digitale
Altra sfida è quella del digitale: “La Cia – ha detto Bartolini – ne ha capito subito la portata rivoluzionaria e abbiamo lavorato per accompagnare le nostre aziende in questo percorso. Frutto ne è l’accordo con Agricolus, azienda specializzata nella creazione di software per l’agricoltura di precisione, grazie al quale l’imprenditore agricolo associato può finalmente avviare il passaggio alla gestione aziendale completamente digitalizzata. Nuovi obiettivi per un nuovo modello di agricoltura: una più consapevole e vitale generazione di custodi della terra, di visionari, ma con i piedi ben piantati nella realtà”.
Il convegno
La seconda parte della giornata ha visto grande partecipazione al convegno Cia Umbria dal titolo “Ripartiamo dal territorio: reddito, sfida green e digitale”, a cui hanno preso parte, con un videomessaggio, il vice direttore FAO Maurizio Martina, il vice ministro allo Sviluppo Economico Anna Ascani e, in collegamento web il presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, on. Filippo Gallinella, che ha messo in luce le opportunità in campo agricolo che il PNRR (Piano nazionale Ripresa e Resilienza) offre, unitamente alla Legge di Stabilità da poco varata dal governo. In presenza, invece, l’esperto in materia di Pac, Prof. Unipg nonché presidente Ismea Angelo Frascarelli, che ha esposto una dettagliata relazione sulla nuova Pac e sul Piano Nazionale Strategico per la sua attuazione in Italia, il vice presidente della Regione Umbria e assessore all’Agricoltura Roberto Morroni con un intervento sulle strategie di sviluppo messe in campo sul territorio regionale attraverso il nuovo PSR. A concludere l’incontro, il vice presidente CIA nazionale, Mauro Di Zio.
Si è chiusa così la IX Assemblea elettiva di Cia Umbria. Al termine di un percorso congressuale, nei 9 ambiti territoriali, che ha visto poi il presidente uscente Bartolini unico candidato.
Fontanella attacca
Un percorso che però da Terni viene duramente contestato da Leonardo Fontanella, che aveva manifestato la propria volontà di candidarsi. Ma che non si è potuto candidare, accusa, a causa di una preparazione congressuale “confusa e frettolosa”.
Fontanella ricorda che nella Direzione del 20 dicembre dovevano essere resi pubblici modalità e numero dei delegati. “Ma la Presidenza e la Direzione – attacca – non sono stati in grado di fornire queste informazioni”. Poi la rapida convocazione, “escludendo parte della base associativa”. Fontanella parla di “discrepanze”, anche rispetto alla campagna di tesseramento. Fatti che avrebbero portato territori come il Folignate e il Ternano a non poter essere adeguatamente rappresentati.
“Alla fine – accusa Fontanella – Bartolini è stato il candidato unico. Io avevo espresso la mia disponibilità ad essere candidato. Ma era già tutto organizzato”.
Fontanella ricorda che, a causa della pandemia, a livello nazionale il Congresso è stato rinviato. “Ma in Umbria – dice – si è fatto il contrario: si è lavorato per escludere e non per includere. Andando contro lo spirito della nostra associazione”.
“Chiarimenti i via dalla Cia”
Un metodo dal quale Fontanella e altri imprenditori agricoli si dissociano. Minacciando di uscire dalla Cia qualora non riceveranno i dovuti chiarimenti dal presidente regionale Bartolini e dal nazionale, che non è intervenuto – è l’accusa mossa – nonostante le segnalazioni circa il modo in cui si stava gestendo il congresso umbro che ha poi portato alla riconferma di Matteo Bartolini. Che tra le priorità del suo mandato ora dovrà anche mettere la gestione del possibile strappo nell’area ternana e folignate.