Contributi per gli allevatori che attivano barriere per limitare i rischi di contatto tra maiali e ungulati potenzialmente infetti
La Regione Umbria ha deliberato un atto con cui sono stati definiti gli indirizzi sulla base dei quali gli uffici dell’ente hanno predisposto le indicazioni per gli Ambiti Territoriali di Caccia che prevedono l’aumento delle quote di abbattimento dei cinghiali da programmare, finalizzate a un diradamento delle popolazioni, con particolare riguardo alle aree a maggior rischio.
Peste suina, la mappa dei comuni a rischio
Le misure per gli allevamenti
L’Assessorato umbro all’Agricoltura rafforza inoltre le misure volte a prevenire negli allevamenti suinicoli allo stato brado e semibrado i rischi di contagio da peste suina africana, malattia virale di cui sono stati segnalati casi sul territorio nazionale e recentemente in territori di province limitrofe all’Umbria. La Giunta regionale, valutata la straordinaria necessità e urgenza di adottare efficaci sistemi di prevenzione, al fine di salvaguardare il sistema produttivo regionale e la relativa filiera, ha approvato l’emanazione di un bando che destina 1,5 milioni di euro a sostegno della realizzazione di interventi per la salvaguardia degli allevamenti da patologie di natura sanitaria. A renderlo noto è l’assessore regionale all’Agricoltura, Roberto Morroni.
I beneficiari
La misura è tesa a favorire gli accorgimenti che possano limitare i contatti tra i suoni allevati allo stato brado e semibrado e i cinghiali, potenzialmente infetti.
Beneficiari del bando, che rientra fra le misure del Programma di sviluppo rurale 2014-2022, sono le imprese agricole che gestiscono allevamenti suinicoli allo stato brado o semibrado iscritti alla BDN (Banca Dati Nazionale) dell’anagrafe zootecnica.
Sono concessi contributi in conto capitale agli imprenditori agricoli che intendono realizzare, nei propri allevamenti suinicoli, specifiche misure di biosicurezza mediante idonei sistemi di recinzione, quali quelle doppie con adeguata capacità di resistere alle pressioni esercitate dagli animali, che prevengano il rapporto dei suini in allevamento con altri ungulati selvatici suidi, in particolare il cinghiale, che sono portatori di patologie trasmissibili per contatto.
Suini infetti nella zona rossa
Intanto, sono stati registrati i primi casi di suini allevati nella zona rossa, a Roma. Si tratta di maiali trovati positivi all’interno di un piccolo allevamento nel Parco dell’Insugherata. Gli animali sono stati abbattuti dai servizi veterinari. Convocata la task force della Regione Lazio.
La peste suina africana, lo ricordiamo, non è pericolosa per l’uomo, ma rischia di compromettere un importante settore per l’economia italiana, qual è quello suinicolo.