Il regolamento 34 sulla caccia al cinghiale va modificato, ma in piccoli punti, “senza sconvolgere l’attuale equilibri che si è ormai creato tra squadre, singoli, chi fa controllo e chi fa selezione, affinché tutte le forme di caccia siano rispettate. Il Cpa dell’Umbria prende posizione sul dibattito relativo alle norme per la caccia al cinghiale in Umbria, dopo l’uscita pubblica di Federcaccia, che ha presentato in Regione una proposta di modifica.
Il presidente del Cpa dell’Umbria Angelo Liurni, d’accordo con i rispettivi dirigenti regionali e in rapprsentanza di molti cacciatori che effettuano la caccia al cinghiale in forma singola, in braccata e anche contenimento e selezione, replica a quanto scritto da Federcaccia.
Ricordando, innanzi tutto, che quest’anno dopo tanto tempo, le associazioni venatorie, anche se non tutte, sono riuscite a ricomporre una cabina di regia regionale. Che a giudizio di Liurni ha consentito di concordate con l’assessore Simona Meloni, gli uffici regionali e, pur con qualche screzio, con gli ambientalisti, “un calendario per la prossima stagione venatoria in linea con il precedente, con piccole riserve su deroghe che la regione si è impegnata a valutare strada facendo”.
Ora, l’iniziativa di Federcaccia, che rischia di rovinare il fronte del mondo venatorio così faticosamente ricompattato. “La cosa che a mio modo di vedere non è a favore né della caccia e tantomeno dei cacciatori, visto che non è la prima volta – attacca Liurni – è questo modo di fare della più grande associazione venatoria di anticipare sempre gli altri con comunicati e proposte che, se condivise, di sicuro avrebbero un peso e una valenza superiore. Poi scrivono che tutto ciò non è legato al tesseramento… Ma per favore!”.
Quindi, Liurni chiarisce la posizione del Cpa sulla caccia al cinghiale: “Il regolamento n. 34 va modificato, ma in piccoli punti, senza sconvolgere l’attuale equilibrio che si è ormai creato tra squadre, singoli, chi fa controllo e chi fa selezione. Anche perché riteniamo fondamentale che le forme di caccia vadano tutte rispettate, utilizzando un metro di misura equo e soddisfacente per tutti, soprattutto a tutela dell’ambiente (agricoltura) e nel rispetto del prossimo, anche se a volte quest’ultimo viene a mancare”.
E poi, evidenzia Liurni, c’è l’aspetto della sicurezza, “visto che ultimamente sono state fatte delle modifiche a nostro giudizio molto pericolose, tipo la caccia di selezione fino a mezzanotte, che è di una pericolosità unica. E non entro nei particolari, tanto chi legge sa di cosa parlo e spero che presto si metta mano per regolamentarla. Ma dalle modifiche che hanno proposto – prosegue Liurni – vedo solo un modus operandi che io chiamo ‘marchette’: richieste solo da una parte di cacciatori con un pizzico di egoismo, non rendendosi minimamente conto che tutti pagano le tasse venatorie e hanno il diritto di cacciare il cinghiale nel rispetto delle regole. Anzi – evidenzia – vista l’emergenza Psa che ancora è in essere, più riusciamo a monitorare questo animale che ci fa tanto divertire, più avremo modo di continuarlo a cacciarlo nella giusta maniera”.
Liurni chiude con un appello alla Regione e a tutte le associazioni: “Solo l’unione del mondo venatorio ci può salvare dalla burocrazia e dai pregiudizi nei confronti della caccia e dei cacciatori. E credo anche che al momento visto che la caccia non è solo cinghiale, vada urgentemente stilato il piano faunistico, cosa a mio giudizio molto più importante per tutti i cacciatori umbri”.