Non si placa la polemica tra Libera Caccia e Federcaccia innescata dalle lettere che Legambiente ha inviato ai presidenti di Regione per chiedere lo stop alla caccia al cinghiale e alle altre forme di caccia “collettiva” causa Coronavirus.
Agli appunti del presidente di Libera Caccia Paolo Sparvoli, che aveva criticato la linea del dialogo avviata da alcune associazioni venatorie con Legambiente, aveva replica con un video il numero di Federcaccia, Massimo Buconi. Quest’ultimo, pur stigmatizzando l’iniziativa di Legambiente, aveva difeso la linea del dialogo con una parte del mondo ambientalista per la difesa di una caccia sostenibile. Ritenendo invece danno la posizione “estremista” assunta da Libera Caccia.
La nota di Sparvoli
Ma Sparvoli ribadisce la propria posizione: “Il mio amichevole comunicato, in risposta all’intervento del presidente di Federcaccia – scrive – voleva solo rammentare a lui e ad altri l’errore che fecero qualche tempo fa nel dare sponda a Legambiente considerata, a loro dire, ‘amica dei cacciatori’ mentre per noi era ed è, una delle associazioni più ostili nei confronti del mondo venatorio. Infatti, è sufficiente fare un piccolissimo controllo per verificare che in tutti i più svariati ricorsi ambientalisti – che per questi signori sono inspiegabilmente a costo zero – il primo firmatario è sempre stato Legambiente”.
Rispetto al video con la reazione “molto polemica e stizzata dell’amico Buconi“, Sparvoli replica: “Alla prima, nervosa affermazione che la mia precisazione avesse un chiaro fine propagandistico connesso al tesseramento, rispondo sottolineando che per il tesseramento la strada è ancora lunga e se questa fosse stata la mia intenzione, non avrei certo avuto difficoltà nel trovare argomenti per attaccare la FIDC, viste le innumerevoli iniziative assunte da questa associazione che non abbiamo mai condiviso e che spesso abbiamo osteggiato apertamente, con coerenza, trasparenza e, soprattutto, con grande franchezza. No, amico Buconi, la nostra non è, come dici tu con accesa enfasi, una campagna tesseramento anticipata, basata su un argomento pretestuoso. La nostra ‘contrapposizione’ in materia di politica venatoria si perde negli anni. Basti pensare a quanto avvenuto 28 anni fa, con la legge 157/92: un provvedimento che Federcaccia ha sempre considerato ‘provvidenziale’ per difendere la caccia e che secondo noi, invece, ha rappresentato un disastro, tanto è vero che da quella data il numero dei cacciatori, costretti in ‘recinti’ inqualificabili come gli ATC, si è ridotto di 2/3! Un istituto, quello degli ATC, che a nostro avviso ha segnato l’inizio della fine per la caccia, dividendo il mondo venatorio e fissando pesanti gabelle, quasi sempre ingiustificate, che hanno prodotto risultati 100 volte peggiori di quelli raggiunti in passato“.
Il “caso” cinghiale
Sparvoli arriva quindi al “caso” cinghiale, materia di scontro di questi giorni. “Un altro argomento per fare una facile ‘campagna tesseramento’ – prosegue – sarebbe quello riguardante la gestione venatoria del cinghiale. Infatti, dopo aver considerato per anni la selezione come una specie di toccasana ed aver valutato la braccata come una forma di caccia ‘primitiva’ e sorpassata, solo oggi la Federcaccia sembra finalmente guardare con occhio favorevole questa tradizionale pratica venatoria, cercando di difenderla dai feroci attacchi di Legambiente che l’amico Buconi continua però a considerare un prezioso alleato con il quale è stato stilato un ‘accordo intelligente’”.
“Questo sulla braccata è un ripensamento sicuramente apprezzabile – aggiunge Sparvoli – anche se tardivo, (sempre se non fatto per motivi di tesseramento vista la rabbia dei cacciatori di cinghiale) che però non cancella la mancata partecipazione ufficiale anzi boigottaggio alla manifestazione su questa tematica di Firenze“.
La manifestazione di Torino
E, a proposito di assenze ufficiali “vistose”, Sparvoli sottolinea “la posizione defilata assunta da Federcaccia in occasione della storica e fondamentale manifestazione di Torino voluta e organizzata per difendere non solo la caccia piemontese ma l’intera caccia italiana. Certo, sono 120 anni che Federcaccia difende, a modo suo, i cacciatori ma a noi piace sottolineare che se la Libera Caccia e le altre associazioni hanno deciso di uscire da oltre 60 anni – crescendo e occupando spazi sempre maggiori – un motivo ci sarà pur stato!“.
I soldi dei cacciatori
Quanto alla frase di Buconi sull’uso dei soldi dei cacciatori per difendere la caccia, Sparvoli commenta: “Non capisco e non riesco a immaginare a cosa dovrebbero servire i soldi dei cacciatori se non a difendere la caccia e i cacciatori. Sono talmente convinto che questa sia l’unica destinazione possibile per le quote associative che la presidenza della Libera Caccia, ormai da tanti anni, ha rinunciato anche all’indennità di carica per avere più risorse per difendere i cacciatori. Una iniziativa della quale andiamo orgogliosi e che ci piacerebbe fosse presa ad esempio, nella certezza di un grande apprezzamento da parte di tutti i cacciatori italiani”.
C’è dialogo e dialogo
Il presidente di Libera Caccia conclude: “La mia associazione ed io abbiamo sempre creduto fermamente nel dialogo e nel confronto fra le parti, e siamo certi che l’iniziativa di cercare nuove strade e nuovi rapporti sia sempre preziosa, ma non abbiamo mai nutrito dubbi sulla assoluta inaffidabilità di un ‘partner’ come Legambiente la cui ostilità assoluta e preconcetta è sempre stata più che palese. Invece, nel suo stizzito comizio, l’amico Buconi, senza fare un minimo di vera autocritica, riprende la monotona tiritera su una Libera Caccia estremista, intollerante e perfino terrorista e si ostina a definire ‘intelligente”’quell’accordo che ha causato la nostra uscita da Face Italia. Chiudo dicendo che la Libera Caccia e i Liberi Cacciatori non sono dei fanatici estremisti come troppe volte qualche dirigente venatorio ci definisce in maniera irrazionale oltre che monotona. Al contrario – conclude Sparvoli – noi lavoriamo ‘per’ la caccia e non ‘con’ la caccia: siamo – e questo è per noi un motivo di grande orgoglio – un vero sindacato che vuole il rispetto di una categoria integra e pulita che difenderemo fino alla morte“.