Studio locale conferma le indagini dell'Ispra: in Italia presente una razza che ha preso caratteristiche di quella italiaca e di quella dell'Est Europa
E’ praticamente ormai impossibile distinguere i cinghiali “italici” da quelli alloctoni introdotti negli anni passati dall’Est Europa. Uno studio già effettuato dall’Umbria su 251 capi di cinghiale ha confermato quanto già evidenziato dall’Ispra: nonostante gli afflussi di specie alloctone, esiste ancora una importante componente genetica della specie originaria, ma distinguere il cinghiale italico ormai non è chiaro. Insomma, nel tempo, nei nostri boschi si è adattata una specie che ha assunto le migliori capacità di adattamento delle due specie.
Al consigliere Bianconi che chiedeva azioni, nel tempo, per eliminare le specie alloctone più prolifiche (circa tre volte) e reintrodurre in Umbria quelle autoctone, l’assessore Morroni ha replicato: è impossibile eliminare tutti i capi presenti per reintrodurre quelli autoctoni. Ricordando che a livello nazionale il monitoraggio di specie alloctone riguarda soprattutto quelle invasive (come il gambero della Louisiana, il gobbo rugginoso, lo scoiattolo grigio).
Nel caso dei cinghiali si è ormai formata una specie ibrida (pur, appunto, con una importante componente genetica del ceppo italico) che rende di fatto impossibile azioni per avere la sola specie autoctona.