Cimitero di Terni, Melasecche "Finiti i loculi, questa è ignavia" - Tuttoggi.info

Cimitero di Terni, Melasecche “Finiti i loculi, questa è ignavia”

Redazione

Cimitero di Terni, Melasecche “Finiti i loculi, questa è ignavia”

Duro attacco del consigliere di Ilovetr all'amministrazione
Sab, 09/04/2016 - 15:12

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Enrico Melasecche

Ci risiamo. Nei primi anni ’90 il ritardo nell’ampliamento dei cimiteri era all’emergenza e migliaia di famiglie erano in fila da lustri perché morire a Terni era diventato un lusso. Predisposi un progetto ambizioso che fece ripartire gli ampliamenti, del cimitero urbano, e di quelli di Papigno, Cesi, Rocca S. Zenone nonchè quello di Collescipoli, realizzato qualche anno dopo. Una task force, appositamente creata per l’occasione, parlava con la gente, predisponeva i contratti mentre i lavori fervevano. In un anno e mezzo il primo stralcio a Terni, di alta qualità architettonica, con le cappelle in pietra sponga ed i tetti in coppo rosso fu realizzato e ceduto ai richiedenti ad un prezzo pari alla metà di quanto fece poi pagare l’amministrazione Raffaelli appena subentrata, al costo assurdo maggiore di un attico a Corso Tacito. Dopo peripezie incredibili in cui i ternani sono riusciti ad avere solo recentemente un loculo (pagato interamente quindici anni fa), il risultato del lavoro in gran parte condotto in quegli anni risultato vanificato da diciassette anni di balbettii e di incapacità amministrativa. Nè si può invocare in questo caso la mancanza di fondi perché i cimiteri vengono realizzati senza intaccare di un euro il bilancio del Comune ma utilizzando i versamenti dei richiedenti che avvengono qualche anno prima della consegna. Quindi si tratta solo di ignavia e di inettitudine se oggi sono terminati i loculi a disposizione al cimitero urbano e solo per quello di Papigno ci sono circa 500 domande inevase. Su quest’ultimo ho sollecitato varie volte la prosecuzione dell’ampliamento decorosissimo che feci realizzare con il progetto dell’Arch. Sergio Giorgini ma ad oggi il nulla. Chi aspetta una assegnazione, ben che vada, dovrà attendere almeno altri tre, quattro cinque anni. Due aspetti però mi indignano più di tutti. Il primo è la mancata realizzazione dell’impianto di cremazione che avrebbe ridotto notevolmente il consumo di territorio. Tra poco, ettaro su ettaro, la “città dei morti” si estenderà per una superficie maggiore di quella dei vivi. Eppure era una delle prime cose da fare dopo l’emergenza che dovremmo affrontare nel 1997/98. D’altronde la chiesa cattolica ha abbandonato da tempo l’atteggiamento preclusivo rispetto a questa soluzione. Non possiamo, di esproprio in esproprio, togliere terreno all’agricoltura, all’industria, all’artigianato, alla produzione di ricchezza per lo sviluppo e l’occupazione. Il secondo problema è quello relativo al crollo, dovuto all’incuria, della bellissima casa colonica che si trovava al centro dell’area cimiteriale, esempio superbo di architettura rurale umbra, che doveva ospitare, in base al progetto “La buona terra” dell’Arch. Strappa (lo lasciai in eredità a sindaci ed assessori che sono venuti dopo), il famedio che ha ogni città che si ritenga tale. Il luogo della storia e dei ricordi di una comunità. Amo ricordare “I sepolcri” di Ugo Foscolo perché “a egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti o Pindemonte e bella e sacra fanno al peregrina la terra che le ricetta…”. Ogni tanto dovremmo sollevare lo sguardo e gli interessi dal quotidiano ed avere una visione alta del passato, del presente e del futuro della città. Una città che non ricorda chi l’ha resa illustre, chi ha prodotto idee per il suo sviluppo, che l’ha amministrata con rigore, che è stato di esempio per la cultura ed i comportamenti, perde nei decenni occasioni importanti per marcare la propria identità e renderla coesa, al di là delle idee politiche di ognuno. Non possono essere solo le sorti della Ternana a costituire il legame di cittadinanza come oggi accade. Ebbene la Terni odierna, amministrata come sappiamo, come può essere coesa su progetti minimamente di prospettiva se chi la governa non è in grado di unire, di suscitare un minimo di entusiasmo e di passione civile su progetti condivisi per guardare al futuro con qualche legittima ambizione?

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