Sabato Santo, 4 aprile, alle 22.30 l’Arcivescovo ha presieduto la grande Veglia Pasquale nella Cattedrale di Spoleto. Sono convenuti nella chiesa madre i parroci e fedeli delle parrocchie della Pievania di Santa Maria, ovvero quelli del Duomo, di S. Gregorio, di Santa Rita e dei Santi Pietro e Paolo. Per antichissima tradizione questa è la notte di veglia in onore del Signore, giustamente definita “la veglia madre di tutte le veglie” (S. Agostino). «Siamo venuti per proclamare – ha detto mons. Boccardo nel saluto iniziale – che “Il Signore è veramen¬te risorto… E noi risorgiamo con lui”».
La successione dei simboli di cui è intessuta la Veglia esprime bene il senso della risurrezione di Cristo per la vita dell’uomo e del mondo: la liturgia della luce (benedizione del fuoco in Piazza Duomo e canto della luce: il cero pasquale era attorniato da quelli delle parrocchie di S. Gregorio, Santa Rita e Santi Pietro e Paolo); la liturgia della parola (le sette letture dell’Antico Testamento hanno richiamato la lunga strada che Dio, nella creazione del mondo, ha compiuto per il suo popolo e con il suo popolo); la liturgia battesimale (benedizione dell’acqua e rinnovo delle promesse battesimali); la liturgia eucaristica (vertice di tutto il cammino quaresimale e della celebrazione vigiliare). Durante la Veglia i fratelli e le so¬relle della Comunità Neocatecumenale denominata “dei Santi Domenico e Francesco” di Spoleto, dopo aver cammi¬na¬to insieme in questi anni, hanno rinnovato solennemente, con tut¬to il popolo cristiano, le promesse battesimali perché la grazia del sacramento possa agire in tutti con maggiore pienezza e la fede possa crescere fino alla statura di Cristo.
«In questa Veglia pasquale – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – la Chiesa vuole dunque aiutarci a vi¬vere più profondamente la morte e la risurrezione di Gesù; ad interiorizzare il Vangelo, ad entrare nella gioia del Regno. Possiamo così seguire con fiducia il Signore, senza più alcu¬na paura per la nostra vita e per la nostra morte; siamo liberi e felici perché battezzati».
Il mattino di Pasqua, invece, mons. Boccardo alle ore 9.00 ha presieduto la Messa all’Hospice “La Torre sul Colle” di Spoleto, santuario della sofferenza della città, come lo ha più volte definito il Presule. Alle 11.30, ha presieduto il solenne pontificale in Cattedrale, animato nel canto dalla Cappella musicale del Duomo. La liturgia della Messa ha aiutato i fedeli che gremivano il Duomo ad entrare meglio nel mistero: “Alleluia! Questo è il giorno che ha fatto il Signore, alleluia, rallegriamoci e in esso esultiamo! Cristo è risorto dai morti; a tutti ha donato la vita, alleluia!”.
«La Pasqua – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – può darci una gioia superficiale, inconsistente, formale, se la stacchiamo dalla croce. Gesù risorto è il Crocifisso, la risurrezione non cancella il passato, non cancella la legge della croce. Piuttosto, ci svela in pienezza quella vitalità, quell’acqua viva, quella luce tersa, quell’amore assoluto che ha abitato l’esistenza terrena di Gesù e risplende nella sua morte di croce. La Pasqua ci svela che morte e vita abitano la nostra quotidianità, ma con la certezza che è la seconda, la vita, a trionfare. Entri dunque in noi la Pasqua di Gesù – ha proseguito mons. Boccardo -, risvegliandoci se siamo assopiti; penetri in noi pervadendo e trasformando la nostra vita forse stanca, forse un po’ sfiduciata; ci richiami a una vita diversa, superiore e futura. Per il cristiano che crede, questa festa è luce, speranza, gioia profonda, pace, come lo fu per i primi testimoni del Risorto». Nel giorno della risurrezione di Gesù Cristo, il pensiero dell’Arcivescovo non poteva non andare a chi vive situazioni di disagio: «Preghiamo il Signore – ha detto – per¬ché la pace, dono del Risorto, possa raggiungere oggi il cuo¬re e la vita degli ammalati, dei sofferenti, delle persone disa¬gia¬te, smarrite, abbandonate, di molti increduli alla ricerca di una via di uscita per dare un senso ai loro giorni vuoti». Poi, il ricordo di quei cristiani che vivono nelle regioni scosse e ferite dall’odio, dalla violenza e dalla guerra, spesso frutto degli interessi dei cosiddetti “gran¬di”. «Il Risorto – ha sottolineato mons. Boccardo – doni forza, consolazione e difesa ai nostri fra¬telli che, per il solo fatto di essere cristiani, subisco¬no perse¬cu¬zione e violenza e vengono barbaramente trucida¬ti, nell’in¬dif¬fe-renza calcolata e falsamente prudente di quanti credono di reggere le sorti delle nazioni e dei popoli».