Martedì Santo: Arcivescovo con anziani, malati e poveri. Martedì 11 aprile 2017, nell’ambito delle celebrazioni della Settimana santa, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha presieduto la Messa nella Basilica Cattedrale ed ha amministrato il sacramento dell’Unzione degli Infermi ad alcuni malati e anziani, venuti in Duomo singolarmente o accompagnati da associazioni ed enti socio-assistenziali.
Quella di martedì per mons. Boccardo è stata una giornata dedicata a chi è più bisognoso: dopo la celebrazione con i malati, infatti, presso il Centro diocesano di Pastorale Giovanile a Spoleto ha partecipato alla cena organizzata dalla Caritas della Pievania di Santa Maria alla quale hanno preso parte, accanto ai sacerdoti, agli operatori pastorali e alle loro famiglie, anche alcuni assistiti della Caritas e gli ospiti abituali della Mensa della Misericordia.
La Caritas della Pievania di Santa Maria (parrocchie di Santa Rita, S. Gregorio, Cattedrale e Santi Pietro e Paolo) assiste abitualmente circa settanta famiglie, per un totale di oltre 150 persone. Il servizio è dislocato nelle varie parrocchie: il Centro di ascolto, dopo la dichiarazione di inagibilità del complesso di S. Ansano, è ubicato nella nuova sede di Via Loreto; la distribuzione viveri avviene presso i locali parrocchiali di Santa Rita e, per quel concerne vestiario e mobilio, nei locali adiacenti la basilica di S. Pietro.
Mercoledì Santo: Messa Crismale. Mercoledì 12 aprile, invece, mons. Boccardo ha presieduto sempre in Cattedrale la Messa Crismale: tutti i presbiteri dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia si sono ritrovati con l’Arcivescovo per fare memoria riconoscente dell’origine del loro sacerdozio e rinnovare l’impegno e la promessa di aderire a Cristo con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza, nel servizio della Chiesa e dei fratelli. Durante la Messa sono stati benedetti e consacrati gli olii che servono a far nascere alla vita cristiana (olio dei catecumeni), a far crescere la vita della Chiesa (sacro crisma), e a dare consolazione al tempo della sofferenza e ai mali della società (olio degli infermi).
Sacerdozio dono per il popolo e non fonte di privilegio o dominio. «In questa liturgia solenne – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – ricordiamo con commossa gratitudine il nostro sacerdozio, dono gratuito e fonte continua di grazia per noi, per la nostra Chiesa e per il popolo santo di Dio. Ma sappiamo bene che questo dono non è per noi. È per voi, cari fratelli e sorelle che ci accompagnate questa sera, è per la Chiesa! Non è per noi fonte di privilegio o motivo di preminenza o di dominio; è impegno di servizio, è richiamo continuo al Vangelo di cui siamo i messaggeri, è esigenza interiore di umiltà, di ascolto e di testimonianza. E vi chiediamo perdono, a voi membri del popolo di Dio, se per la nostra mediocrità non sempre siamo segni leggibili del mistero che è in noi; se non sappiamo mostrarvi, se non tanto malamente, il volto di Gesù. Ma voi, fratelli e sorelle, sappiate guardare con l’occhio della fede il Cristo che opera attraverso di noi; sappiate scorgere, fra le pieghe della nostra debolezza, il potere salvifico che egli ci ha partecipato. E sostenete il nostro quotidiano cammino con la vostra preghiera fedele ed amica».
Morte e anniversari sacerdoti. Durante la Messa Crismale è stata fatta memoria riconoscente di quei sacerdoti che nell’ultimo anno (dalla Messa Crismale del 2016, ndr) sono tornati alla casa del Padre: don Feliziano Luconi, padre Luigi Giuliani degli Agostiniani di Cascia, don Franco Albanesi, don Aldo Giovannelli e, solo qualche giorno fa, don Sante Quintiliani. Sono stati poi ricordati quanti celebrano 50 anni di sacerdozio: don Oreste Baraffa, don Francesco Rossi e padre Angelo Mascaretti dei Barnabiti di Campello; e chi ricorda i 55 anni: padre Angelo De Sanctis dei Passionisti della Madonna della Stella e padre Mario Di Quinzio degli Agostiniani di Cascia.
Il Vescovo ai preti: «Dobbiamo tornare a desiderare! È quanto oggi mi sembra più necessario. Nessuna iniziativa potrà decollare se non si riesce a superare la “caduta del desiderio” che affligge tanti di noi sacerdoti. Il desiderio è come il motore della vita. Esso, infatti, è in grado di accendere tutto l’essere, dando gusto, forza, coraggio e speranza di fronte a decisioni e difficoltà. Come ogni altra progettualità, anche l’azione pastorale è connessa al desiderio, nasce nei progetti, nella tensione viva di persone appassionate di Cristo e appassionate dei fratelli. La necessità di coltivare il desiderio vale per tutti gli operatori pastorali, ma ha una particolare importanza per colui al quale la Chiesa ha affidato la presidenza e la guida della comunità. Ecco dunque di che cosa abbiamo bisogno: di passione, di vivere con la passione degli innamorati il nostro ministero, la nostra consacrazione, la grazia battesimale che tutti ci rende figli. Se l’incontro con Cristo non ci porta all’inquietudine dell’amore, allora non ci salveranno neppure i riti delle nostre ordinazioni, delle nostre professioni solenni, le ufficialità di incarichi più o meno impegnativi o prestigiosi nella comunità cristiana».