“Per me l’azienda è una seconda casa” parlando del suo centro multiservizi di carrozzeria, meccanica e meccatronica all'avanguardia
Fabio è nato il 20 maggio 1979. Il suo primo contatto con il lavoro non è stato un ufficio o una stanza silenziosa, ma un’officina piena di rumori, odore di vernice e mani segnate dalla fatica. Proprio lì, sotto casa, lui cresceva tra chiavi inglesi, lamiere, stucchi e vernici assorbendo inconsciamente una passione che avrebbe segnato tutta la sua esistenza. Non era una scrivania ordinata il suo primo rifugio, né una cameretta tranquilla: era l’officina di famiglia, viva e vibrante sotto casa.
Ogni vite serrata, ogni colpo di martello sul ferro, ogni nube di polvere era una lezione muta, una promessa non detta. “Immaginate un bambino di nove anni con un’officina sotto casa”, racconta oggi con un sorriso. “Non potevo ancora lavorare, ma osservavo tutto, assorbivo tutto. Era come respirare quell’atmosfera senza nemmeno accorgermene. E dentro di me, qualcosa cresceva, qualcosa che allora non sapevo ancora chiamare passione.”
Quel bambino, senza rendersene conto, stava costruendo la propria identità tra le nuvole della vernice e le scintille della carrozzeria Mattioli, che rischiaravano l’ombra delle prime sfide. Non era costretto a scegliere quella strada. Avrebbe potuto semplicemente raccogliere un’eredità già pronta, seguire un cammino tracciato. Avrebbe potuto accontentarsi di portare avanti il mestiere di famiglia, senza sporcarsi troppo le mani. Tutto era predisposto per lui: il nome, il lavoro, l’officina.
Ma no. Fabio, anche allora, preferì il cammino più arduo. Voleva guadagnarsi ogni passo, ogni stretta di mano, ogni sguardo colmo di rispetto. Non voleva essere solo “il figlio di”, ma un lavoratore vero. Cominciò dal basso, come qualsiasi apprendista, senza scorciatoie né favoritismi.
“Non volevo essere il figlio del titolare che si sente arrivato”, afferma con determinazione. “Volevo che mi stimassero per ciò che sapevo fare, non per il cognome che portavo.” E così, invece di indossare con agio il ruolo da titolare, lui si sporcava le mani con lo stucco e la fatica, imparando il mestiere centimetro dopo centimetro. La piccola officina di famiglia era il suo intero mondo: un universo di odori intensi, battiti metallici e gesti tramandati. Ma con il tempo, quel mondo iniziava a stargli stretto. Era troppo limitato per contenere sogni sempre più grandi.
Il salto verso l’imprenditoria
Quando arrivò il momento, la scelta non fu semplice. La famiglia decise di rischiare tutto: abbandonare la sicurezza del noto per costruire qualcosa di più ampio. Un capannone di 1.500 metri quadrati. Un salto nel buio, senza rete. Fu il primo vero banco di prova. Un bivio tra rimanere artigiani di quartiere o provare a diventare imprenditori del futuro. E ancora una volta, Fabio non si tirò indietro. Non si trattava più soltanto di verniciare un parafango o raddrizzare una carrozzeria: serviva diventare imprenditori. Una sfida che gli chiedeva di cambiare pelle, di diventare qualcosa che fino ad allora non aveva mai immaginato.
“È stato un momento molto difficile”, confida Fabio. “Dovevo cambiare prospettiva: non più solo lavoratore, ma anche gestore. Non è stato affatto semplice.” Il rischio era dietro ogni decisione, ogni investimento, ogni passo mosso col fiato corto e il cuore colmo di dubbi. Ma Fabio sapeva che non aveva altra scelta. Il settore correva veloce. Per restare a galla, capì che non bastava più essere ottimi artigiani: serviva una visione. Ogni decisione portava con sé timori e insicurezze, ma anche la consapevolezza che restare fermi significava scomparire.
Fu così che cominciò un nuovo percorso, forse ancor più duro del precedente. Non bastava più la passione, non bastava più la manualità: serviva visione, capacità di progettare il domani, coraggio di innovare. Partecipò a corsi di management, si preparò alla gestione aziendale, imparò a leggere i numeri come un tempo aveva imparato a leggere i graffi sulla carrozzeria. Rinnovò l’azienda, rischiando, investendo, sempre accompagnato da quel sottile dubbio che accompagna ogni vero cambiamento. Ogni passo era una sfida. Ogni traguardo, una conquista ottenuta con determinazione e fatica. Ma Fabio aveva ben chiaro un pensiero: fermarsi sarebbe stato il vero fallimento. E lui, quel fallimento, non lo avrebbe mai accettato.

Il punto di svolta fu quando Fabio Mattioli decise di rivoluzionare tutto, senza rinnegare nulla. Digitalizzò completamente l’officina: ogni tecnico con un tablet, ogni pezzo tracciato, ogni fase del lavoro organizzata con un sistema smart e fluido. Un salto enorme rispetto al passato, un cambiamento radicale che avrebbe fatto tremare chiunque fosse rimasto legato solo alla tradizione. Il lavoro cambiò volto, ma non perse la propria anima.
“Abbiamo raddoppiato la produttività”, racconta con fierezza. “Ma non abbiamo mai smesso di essere artigiani. Qui, ancora oggi, una macchina si sistema con le mani, con la sensibilità, con la cura che nessuna macchina potrà mai replicare.”
L’attenzione ai giovani
Tra schermi, codici e software, restava intatto il valore più autentico: quello dell’esperienza umana, dell’occhio esperto, della mano che sente il metallo. Nonostante la tecnologia, Fabio non ha mai dimenticato cosa significhi imparare da zero: osservare, provare, sbagliare e poi imparare. Per questo oggi dedica tempo ai giovani, accogliendoli in officina e insegnando loro il mestiere dalle basi.

“Non puoi pensare di formare un ragazzo lasciandolo tre mesi a guardare”, spiega. “Devi stargli accanto, mostrargli, spiegare, correggere. È un lavoro di pazienza, ma io ci credo.” Perché un mestiere non si eredita: si costruisce, giorno dopo giorno, con fatica e orgoglio, tra mani che sbagliano e cuori che non si arrendono.
“Io voglio che chi lavora qui si senta valorizzato, non sfruttato.” Oggi la Carrozzeria Mattioli non è più soltanto un’officina: è un centro multiservizi all’avanguardia che si occupa di carrozzeria, meccanica e meccatronica, totalmente digitalizzato e organizzato come una grande azienda.
Negli ultimi anni, Fabio ha compiuto una trasformazione ancora più profonda, ma silenziosa, come accade con le cose che toccano l’anima prima che la superficie. Non si è limitato a migliorare le tecnologie o affinare i processi: ha scelto di prendersi cura delle persone. Ha introdotto in azienda uno psicologo del lavoro, un gesto che pochi si sarebbero aspettati in un contesto così pratico e concreto. Non era marketing, né una formalità. Era una decisione sincera: affrontare non solo le problematiche tecniche, ma anche quelle invisibili, quelle che si nascondono tra le relazioni, tra le paure e le difficoltà che ognuno porta con sé.
L’azienda come centro di valori
“Per me l’azienda è una seconda casa”, dice. “Se le persone stanno bene, lavorano meglio. E io voglio che chi lavora qui si senta apprezzato, non usato.” Quella visione ha cambiato il volto del suo mondo. L’officina di un tempo oggi è diventata un centro multiservizi moderno e innovativo, in grado di occuparsi di tutto, dalla carrozzeria alla meccatronica alle gomme, completamente digitalizzato e gestito come una grande impresa. Ma sotto questa pelle tecnologica, batte ancora forte il cuore umano: il rispetto per il lavoro, la cura per le persone, il valore della fiducia. Eppure, nonostante il salto tecnologico, nonostante tablet, codici e sistemi gestionali che hanno trasformato l’officina in un centro d’eccellenza, qualcosa in Fabio è rimasto immutato.
Quando racconta la sua storia, i suoi occhi brillano ancora come quelli di quel bambino di nove anni che osservava in silenzio suo padre lavorare tra odori di ferro e polvere di stucco. “La mia più grande soddisfazione è quando un cliente mi guarda negli occhi e mi dice grazie”, confida, con un’emozione appena accennata. “È in quel momento che capisci di aver fatto qualcosa di vero.”
Non sono i numeri o le statistiche a dare senso al suo percorso. Non sono le certificazioni appese alle pareti o i successi economici. Il suo vero orgoglio si misura nella fiducia costruita giorno dopo giorno, nell’onestà che traspare dai gesti, nella qualità che non ha bisogno di clamore per essere riconosciuta. “La tecnologia aiuta, i social aiutano”, riconosce. “Ma alla fine, il vero marketing è il passaparola. E il passaparola lo costruisci solo lavorando bene, con onestà e dedizione.”
Oggi Fabio Mattioli è la prova concreta che si può innovare senza tradire le proprie radici, che si può crescere senza dimenticare chi si è stati. Che la vera forza non sta nella velocità, ma nella solidità dei valori. In un mondo in cui sembra vincere chi corre più veloce, forse i veri vincitori sono quelli che sanno ancora fermarsi, chinarsi sui dettagli, lucidare ogni particolare con rispetto e dedizione. “Il futuro si costruisce con le mani,” conclude Fabio, con un sorriso che racchiude tutta la sua strada, “ma anche con il cuore.”