L’ultimo drammatico suicidio nel carcere di Terni ha riaperto una questione politica che si inserisce in un problema strutturale che dura ormai da anni, in particolare da quando il Governo Renzi accorpò l’Umbria con il Provveditorato della Toscana, regione che, come sottolineato dal segretario regionale del Sappe Umbria a TO, Fabrizio Bonino: “Ci ha sempre considerati come ospiti e che non ci ha trattato come dovuto. Basti pensare che nell’ultimo piano assunzioni la Toscana ci ha letteralmente saccheggiato, inviando agenti in strutture addirittura chiuse, piuttosto che inviare agenti in Umbria”. La notizia è che, proprio nei prossimi giorni, dovrebbe essere operativo il Decreto Ministeriale del Governo Meloni con il quale viene reintrodotto il Provveditorato Umbria (sarà distretto Umbria-Marche) che “Non risolverà tutti i problemi – come afferma Bonino – ma sicuramente porterà un nuovo dirigente che possa avere a cuore le sorti delle carceri umbre e con il quale si potrebbe iniziare un dialogo costruttivo”.
Carcere Terni, numeri impietosi
Per comprendere le difficoltà nel carcere di Terni basta guardare i numeri. Parliamo di un carcere che ospita circa 600 detenuti (molti dei quali con problemi psichiatrici) a fronte di una capienza massima di 480 unità, quindi una condizione di costante sovraffollamento, aggravata dalla carenza di personale, visto che gli agenti di Polizia Penitenziaria sono poco più di 200. Questo rapporto assolutamente inadeguato tra agenti e detenuti genera una condizione di emergenza, contesto ormai diventato “normale” e nel quale il personale del carcere a volte si trova a operare senza avere le adeguate risorse per far fronte a tutto ciò che avviene quotidianamente in un carcere che ha regimi con il 41-bis e l’Alta Sicurezza. “Spaccio di droga e introduzione di cellulari sono solo alcuni dei problemi” – sottolinea ancora Bonino a TO – “Manca un po’ di tutto”.
Cosa manca
Non è solo una questione di agenti di Polizia Penitenziaria, mancano anche un vicedirettore, ufficiali, sottoufficiali, ispettori, ragionieri, ma anche educatori. Questi ultimi, e personale affine, sarebbero fondamentali per poter svolgere all’interno del carcere tutte quelle attività e laboratori che sarebbero funzionali al recupero e all’educazione dei detenuti. “Lo Stato e le Istituzioni – conclude Bonino – dovrebbero essere in grado di prendersi cura di questi uomini e donne che dovrebbero avere una vita adeguata anche in carcere e le Forze di Polizia dovrebbero essere messe in condizioni di lavorare senza mettere a rischio la propria incolumità. Speriamo che a breve entri a regime il Decreto del Governo Meloni con l’istituzione del Provveditorato dell’Umbria”.