I carabinieri forestali di Campello sul Clitunno, con il coordinamento del sostituto procuratore Michela Petrini, hanno effettuato una complessa operazione di polizia giudiziaria che ha portato al sequestro di 24 cani, tra adulti e cuccioli, di razza Pastore dell’Asia Centrale.
Nei mesi scorsi i militari di Campello avevano accertato, durante un controllo presso un allevamento di cani, che ben 15 Pastori dell’Asia Centrale avevano la coda ed entrambe le orecchie tagliate, nonostante la legge italiana vieti espressamente gli interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia di un animale o finalizzati a scopi non curativi.
Sono stati trovati anche due cani cosiddetti “aborigeni”, ossia soggetti nati e cresciuti allo stato naturale nel continente medio-asiatico, che erano stati introdotti nel territorio italiano privi di sistemi di identificazione e delle certificazioni sanitarie. Altri cani pastore adulti che venivano utilizzati per la riproduzione erano sprovvisti di microchip.
L’attività di indagine si è allargata poi in diversi comuni della zona (Campello, Montefalco, Bettona, Trevi, Foligno, Spoleto, Bevagna) dove sono stati controllati i cuccioli ceduti dall’allevatore anche grazie al supporto dei Servizi Veterinari della Usl Umbria 2 di Foligno per quanto concerne gli accertamenti sanitari sugli animali.
All’esito dell’attività di indagine due persone sono state iscritte nel registro degli indagati, il proprietario degli animali e un veterinario, entrambi del folignate. Le ipotesi di reato contestate sono: maltrattamento di animali, traffico illecito di animali da compagnia e falso in certificazioni veterinarie. Il veterinario di fiducia del titolare dell’allevamento, libero professionista, attestava di aver proceduto all’inoculazione di un microchip in realtà mai avvenuta.
Numerose infine anche le irregolarità riscontrate per violazioni del testo unico regionale in materia di benessere animale, tutela degli animali di affezione, prevenzione e controllo del randagismo in particolare la detenzione a catena pratica vietata dal 2016 dalla legge regionale umbra, l’omessa identificazione dei cani, l’omessa denuncia di morte e di trasferimento degli animali per cui sono state notificate molteplici sanzioni per illeciti amministrativi.