Il cambio della data per l’avvio della caccia al cinghiale, rispetto alla diversificazione tra le province di Terni e Perugia inizialmente prevista nella bozza del Calendario venatorio, non è andata giù ai cacciatori ternani e alle associazioni che argomentavano l’utilità di ritardare l’apertura nei territori confinanti con il Lazio.
Esigenze, quelle manifestate nel Ternano, che avevano inizialmente portato a stabilire le aperture al cinghiale al 1° ottobre in provincia di Perugia e al 3 novembre in provincia di Terni.
In Consulta venatoria, però, mercoledì pomeriggio l’assessore Morroni ha accolto la linea di chi proponeva una mediazione, con l’inizio per tutto il territorio regionale fissato al 16 ottobre. Data con cui è stata modificata la bozza del nuovo Calendario venatorio, insieme all’estensione fino all’11 dicembre della caccia alla lepre.
Un cambio, soprattutto quello sul cinghiale, che ha creato forti malumori a Terni. E tra i rappresentanti regionali di Cpa, Arci Caccia, Italiacaccia e Anuu. Che mettono in guardia dalle strumentalizzazioni della peste suina africana, soprattutto dopo i casi di positività in cinghiali rinvenuti a Roma. In caso di emergenza sanitaria, ricordano, quanto scritto nel Calendario venatorio sarebbe comunque rimesso in discussione sulla base delle nuove disposizioni fornite dal Governo centrale.