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Altri cinghiali con Psa, si allarga la zona rossa | Abbattimenti e dubbi

Si istituisce la zona rossa, allargandola ad altre aree del centro di Roma (dopo il parco dell’Insugherata) a seguito del ritrovamento di altre carcasse di cinghiali infettati dalla peste suina africana (Psa). Un virus che non è contagioso per l’uomo, ma di cui le persone possono essere veicolo – ad esempio attraverso scarpe contaminate – e che si propaga rapidamente tra i suini, creando ingenti danni economici.

Per questo l’Unione Europea, dopo gli altri 5 casi certificati dall’Istituto zooprofilattico di Perugia (centro di referenza nazionale per le pesti suine) ha chiesto l’estensione della zona rossa nella capitale italiana. La Regione Lazio, dopo il primo caso, aveva istituito “un’area infetta provvisoria”. Ma ora, su indicazione dell’Ue, il commissario per l’emergenza Psa ha istituito una vera e propria zona rossa – che va dalla Cassia fino all’intersezione con la Cassia Veientana e a nord-est fino al Grande Raccordo anulare – con divieto di esportazione delle carne di suino.

In tutto in Italia i casi di Psa salgono a 125, di cui 6 a Roma e 119 tra il Piemonte e la Liguria. Ma altri casi sospetti sono al vaglio delle autorità sanitarie.

Recinzioni e abbattimenti selettivi

In Liguria e Piemonte arrivano le recinzioni. Un provvedimento che però viene accolto con perplessità da diverse parti, vista l’estensione dell’area interessata e la difficoltà oggettiva di limitare lo spostamento dei cinghiali.

Si va verso un cambio di impostazione per ciò che riguarda gli abbattimenti selettivi. Insieme all’Ispra è infatti allo studio un piano di abbattimento selettivo dei cinghiali. Inizialmente, vicino alle zone interessate era stata vietata la caccia di selezione perché, si argomentava, in questo modo si sarebbero facilitati i possibili spostamenti di animali infetti.

Ora il sindaco di Roma Gualtieri annuncia abbattimenti mirati dei cinghiali. Ma fuori dalla zona rossa, al fine di contenere la popolazione dei cinghiali.

E qualcuno chiede di fare chiarezza su come siano state possibili eventuali contaminazioni dalla Liguria al Lazio. Ritenendo che magari la peste suina possa essere utilizzata come pretesto per assumere misure di contenimento dei cinghiali che fino ad ora non erano state mai adottate.