“Spiace francamente constatare lo scarso rispetto istituzionale che Federcaccia riserva al massimo organo della Giustizia amministrativa, il Consiglio di Stato, e le pressioni cui vorrebbe sottoporre la neo-nominata assessora Meloni e i dirigenti della Regione“. Così Pierluigi Di Tonno, delegato WWF Italia per la regione Umbria, dopo l’iniziativa della Federcaccia regionale che, di fronte al rigetto da parte del Consiglio di Stato dell’istanza per annullare i termini assunti con decreto dal giudice amministrativo di appello sino al giudizio di merito, chiede al neo assessore Simona Meloni di intervenire sul Calendario venatorio.
La battaglia sul Calendario venatorio iniziata a settembre
Il responsabile del WWF ricorda tutta la vicenda che ha portato al braccio di ferro sul Calendario venatorio dell’Umbria, adottato il 14 agosto nella sua versione definitiva (evidenziando come ancora una volta non siano stati rispettati i termini di legge del 15 giugno). Calendario contro il quale le principali associazioni ambientaliste italiane (Lega Italiana Protezione Uccelli – L.I.P.U., Associazione Italiana per il World Wide Fund of Nature, W.W.F., Lega Anti Vivisezione – L.A.V., Ente Nazionale Protezione Animali, E.N.P.A., Lega Nazionale per la Difesa del Cane, L.N.D.C.) per il tramite dell’avv. Andrea Filippini, hanno impugnato l’atto sulla base di due motivi di diritto. Da un lato, evidenzia Di Tonno, “l’assurda caccia – addirittura in regime di pre-apertura – alla tortora (specie in pessimo stato di conservazione in Italia ed in Europa); dall’altro, per le disposte date di chiusura a turdidi, acquatici e beccaccia (stabilite al 30 gennaio, in dispregio sia dei Key Concepts-Italia 2021, sia delle valutazioni dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale – I.S.P.R.A.)”.
Il Tar in primo grado
Il Tribunale Amministrativo Regionale per l’Umbria, “con una sentenza storica per questo territorio” – sottolinea il rappresentante dell’associazione ambientalista – ha accolto il primo motivo di ricorso (così cancellando non solo la pre-apertura, ma l’intera cacciabilità della tortora “e così scongiurando uno scempio ambientale che avrebbe costituito un unicum in tutta Italia”), ma dava torto alle ricorrenti sul secondo motivo, “ritenendo (incomprensibilmente) che Regione Umbria avesse giustificato una data di chiusura così estrema (è l’ultimo giorno di caccia consentito dalla legge) pure per quelle specie (appunto: turgidi, acquatici e beccaccia) per cui le evidenze scientifiche dicono che la caccia va invece chiusa anticipatamente”.
L’appello di ambientalisti e animalisti
Ritenendo la sentenza di primo grado manifestamente sbagliata per quanto attinente alle chiusure, le stesse associazioni ambientaliste nazionali – all’unanimità – e sempre per le cure dello Studio legale del prof. avv. Andrea Filippini, impugnavano la decisione dinanzi al Consiglio di Stato.
Il presidente della VI Sezione del Consiglio di Stato, con proprio decreto n. 4778/2024, e nonostante l’espressa opposizione di Regione Umbria, Federcaccia, Libera Caccia, Enalcaccia e Cpa, accoglieva l’istanza di sospensione della sentenza impugnata, stabilendo la chiusura al 31 dicembre per il tordo bottaccio, al 9 gennaio per gli altri turdidi e al 30 dicembre 2024 per la beccaccia, e fissando, per la discussione, la camera di consiglio del 14 gennaio 2025.
L’ulteriore istanza di Federcaccia
Federcaccia ha proposto un’ulteriore istanza per la revoca del decreto presidenziale, ma pure quella (decisione n. 4805/2024 di giovedì) veniva – integralmente e senza possibilità di appello – respinta dal Consiglio di Stato.
“Ora, in presenza non già di uno, ma di ben due decreti presidenziali contrari – evidenzia Di Tonno – Federcaccia non si dà pace e non si capacita che – pure in Umbria, finalmente! – valgono le regole elementari delle altre Regioni italiane: la caccia alle specie in fase di migrazione prenuziale (appunto turdidi, acquatici e beccaccia) è assolutamente vietata ai sensi di legge“.
Gli auguri e l’appello all’assessore Meloni
E ancora, a proposito della lettera indirizzata alla Regione: “Ora, al colmo della disperazione, e con un atteggiamento che denota scarsissimo rispetto istituzionale per il massimo organo della Giustizia amministrativa in Italia, Federcaccia, falliti i suoi tentativi in Consiglio di Stato, prova ad esercitare indebite pressioni sulla neo-nominata assessora Meloni: siamo certi che l’assessora, a cui vanno i nostri più cari auguri di buon lavoro, non cederà a queste pressioni – afferma il WWF – e avrà rispetto per le decisioni della Magistratura, che deve fare il suo corso. Ai dirigenti regionali, anch’essi tirati per la giacchetta da Federcaccia – prosegue il WWF – chiediamo piuttosto maggiore attenzione, in futuro, nella predisposizione del Calendario venatorio, che dovrà essere conforme alla legge ed andrà adottato nei termini”.
I tesserini venatori
C’è poi un altro aspetto, che attiene all’effettivo monitoraggio sulla selvaggina presente e abbattuta in Umbria: “Del pari, ricordiamo loro, la necessità – inderogabile – di leggere i tesserini venatori, che non vengono letti da 7 stagioni venatorie e che – è evidente – non consentono di avere informazioni sullo stato delle specie nella nostra Regione, con un gravissimo danno (anche erariale) per l’ambiente e per la fauna. Anche il ‘rilascio’ dei tesserini venatori – conclude il delegato per l’Umbria del WWF Italia – dovrà avvenire nel rispetto puntuale del dettato legislativo“.