Mariastella e i suoi genitori si sarebbero inventati tutto. E’ questa, in estrema sintesi, la conclusione, a dir poco clamorosa, a cui è pervenuto il Consiglio di classe del Liceo “Pontano Sansi”. Come si ricorderà la mamma di Mariastella (nome di fantasia per tutelare la liceale) aveva inviato una lettera all’istituto scolastico denunciando che la propria figlia era stata oggetto di una aggressione da parte di 3 compagne di classe. Che, stando a quanto dichiarato, avrebbero bloccato la ragazza bagnandola da capo a piedi (clicca qui).
Una situazione non nuova, come aveva confermato a TO® la stessa dirigente, la dottoressa Saccardo, che aveva ammesso, per altri episodi avvenuti nei mesi precedenti, di aver già incontrato il papà di Mariastella e la stessa ragazzina. In qualche modo confermata anche dagli ulteriori, anonimi insulti rivolti all’indirizzo di Mariastella attraverso lo strumento dei ‘commenti’ di Tuttoggi.info. La vicenda, trapelata dalla scuola, era ben presto divenuta di dominio pubblico. La Saccardo aveva così convocato il Consiglio di classe per ieri pomeriggio insieme alle tre presunte responsabili e ai rispettivi genitori. Di questa mattina il comunicato congiunto della dirigente e del consiglio. Destinato, come il precedente della Saccardo (clicca qui), a sollevare con ogni probabilità ulteriori polemiche. Dopo aver ricordato che il “dovere prioritario della Istituzione scolastica è di tutelare la dignità e la personalità di ciascuno, in primo luogo degli studenti, ma anche delle famiglie,dei docenti e di tutto il personale” la nota precisa che “una scuola democratica non può e non deve impartire punizioni ‘esemplari’ senza aver prima verificato i fatti, con le dovute garanzie”. Frasi scontate, usate probabilmente più per colorire il comunicato che altro, visto che nessuno – né i genitori di Mariastella, né la stampa che si è interessata al caso – ha chiesto ‘punizioni esemplari’, tanto meno di non verificare ogni aspetto e posizione di questa vicenda. E si arriva così a ieri pomeriggio quando “il Consiglio di classe, nel rispetto del principio del contraddittorio, ha accertato che il fatto contestato (si era parlato di un’aggressione da parte di tre ragazze ai danni di una compagna, bagnata dalla testa ai piedi) non si è verificato in orario scolastico né tantomeno in presenza di insegnanti. Inoltre, pare che la “burla” sia stata reciproca e in condizioni di parità”.
Dunque nessuna aggressione, bensì (pare) una semplice “burla”, avvenuta fuori dall’istituto e che avrebbe visto Mariastella opposta ad un’altra sola compagna. Alla pari. Impossibile sapere come il Consiglio abbia accertato i fatti: da una parte dunque resta la lettera della mamma, dall’altra le dichiarazioni di 3 compagne accusate da Mariastella.
Di certo il “principio del contraddittorio”, invocato dalla dirigente e dal consiglio, non è stato rispettato, visto che Mariastella si trova da qualche giorno fuori città con i genitori. “Noi non siamo stati convocati, ne siamo stati informati dell'esito della riunione di ieri” dice la mamma di Mariastella al cellulare.
La nota comunque si chiude ribadendo che “è precisa prerogativa della Scuola stabilire, in autonomia, se e quali provvedimenti adottare in coerenza con il proprio progetto educativo e soprattutto nel rispetto della privacy dei minori”.
Difficile capire se la vicenda è davvero conlusa. Di certo sembra pressochè esserlo per gli insegnanti. Che forse farebbero bene a dare una ripassatina al comma 4 e 5 dell’articolo 111 della Costituzione (da cui scaturisce il principio del contraddittorio). Perché quello di ieri sembra avere più il sapore, meglio il profumo, di un ‘processo’ stile hollywoodiano. Tipo Scient of Woman.
(Carlo Ceraso)