Mano lunga (per l’accusa) e gambe corte (per la bugia) . Una sintesi tutta da spiegare per chiarire la delicata vicenda giudiziaria che questa volta ha visto finire un avvocato davanti al giudice Lidia Brutti, e non per la difesa di un suo cliente, bensì per difendersi dalle accusa di quest’ultimo. Anzi, di quest’ultima perchè parte in causa è una donna che denunciato il suo legale per il reato di violenza sessuale.
La donna racconta infatti quando sporge querela che l’uomo l’avrebbe ricevuta nel suo ufficio ma che poi si era portato alle sue spalle e prendendole i capelli le avrebbe messo una mani tra i seni, contro la sua volontà.
Ma il tutto si è rivelato una gigantesca bufala e l’accusa all’avvocato si conclude con una richiesta di archiviazione del pm, accolta dal Gip. Meno bene va alla donna che da assistita, passante per accusatrice, diventa indagata per calunnia in un processo che inizierà il 14 gennaio.