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BRUSHWOOD: TERRORISMO A SPOLETO? L'ANALISI “SCIENTIFICA” DI BERNARDINO RAGNI

Redazione

BRUSHWOOD: TERRORISMO A SPOLETO? L'ANALISI “SCIENTIFICA” DI BERNARDINO RAGNI

Lun, 29/10/2007 - 11:27

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“Terrorismo” un’accusa pesantissima, che rimanda all’interminabile catena di omicidi, stragi, attentati che, nella storia contemporanea italiana e occidentale, angoscia le coscienze ed i sentimenti dei “non combattenti” dall’ultimo trentennio dello scorso millennio al primo decennio di questo. Leggo, con riluttanza, dai quotidiani cartacei e on line e ascolto, con disagio, da radio e televisione le uniche informazioni disponibili sul caso di Spoleto. Non riesco a rintracciare alcuna congruenza tra i dati che, in tal guisa, si conoscono e la mobilitazione di uomini, mezzi, risorse e attenzione, con la quale i cinque giovani spoletini sono stati arrestati e imprigionati. Ancor più, non riesco a vedere alcun rapporto di causa-effetto tra gli anzidetti dati disponibili e la gravissima accusa che li ha strappati nottetempo dalle loro case. Una volta tanto nella mia vita di “scienziato” faccio un’eccezione alla regola ed esprimo il mio convinto parere sulla base di informazioni non di prima mano e incomplete: ritengo che il terrorismo sia una cosa profondamente diversa dalle azioni di cui possono essersi macchiati i “cinque”. Il parere è, tuttavia, meno infondato di quanto possa sembrare. Una organizzazione terroristica, ancorché sul nascere, ha bisogno di fondi, uomini, spazi, logistica, segretezza: risorse praticamente introvabili in una piccola comunità ad elevato controllo sociale ed intensa circolazione delle informazioni, come quella spoletina. Il reperimento e l’uso di tali risorse sarebbero stati inesorabilmente intercettati dalla rete della comunità locale, dei famigliari, degli amici, dei conoscenti, dei compagni di scuola e di lavoro, dei curiosi, e via così in un intreccio di maglie minute e sorprendentemente efficienti. Altro fattore di apparente incongruenza con l’accusa è l’estrema eterogeneità dei “cinque”, diversi per origine famigliare e sociale, formazione, età, financo orientamento politico: il terrorismo richiede affinità elettive, non può consentire l’ accentuato gradiente di diversità individuale degli arrestati. Le parole-chiave della vicenda sembrano essere “Anarchia” e “Ambientalismo”, due correnti di pensiero, due filosofie o, perché no, due ideologie particolarmente temute dalla società umana sviluppata; certamente da combattere, sul nascere e ad ogni costo, quando le due correnti si fondono e interagiscono. Homo sapiens, specie sociale ad altissima attività psichica, ha scoperto molto presto che una comunità organizzata, gerarchizzata e diretta da una élite apicale, riesce ad ottenere vantaggi adattativi di gran lunga superiori a quelli di una comunità basata sulla libera e completa espressione della individuale personalità, con l’unico limite di “non fare all’altro ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Detti vantaggi sono massimizzati dall’élite dirigenziale. L’anzidetta specie sociale, come tutti i viventi cerca di sfruttare il più possibile, a proprio vantaggio, le risorse disponibili del Pianeta, utilizzando come riferimento metrico dell’azione il soddisfacimento individuale, maggiore possibile, immediato. Anche in questo caso il vantaggio è massimizzato dall’élite dirigenziale. Tanto più le risorse sono tutelate e risparmiate, pensando a tutti e al futuro, tanto minore è il vantaggio immediato e individuale. Tutti sanno ormai, anche i più disinformati e distratti, che nelle società sviluppate del terzo millennio la gerarchizzazione sociale è sempre più rigida e discretizzata: sempre più profonde le distanze economico-socio-culturali tra strati diversi della popolazione. Tutti sanno, anche i più cinici ed incolti, che le risorse-base del Pianeta sono malgovernate, maleutilizzate ed a rischio di esaurimento; tra di esse, per la nostra specie, non è secondaria la risorsa “Paesaggio”. E’ possibile, quindi, che una evoluzione da “società umana sviluppata” a “società umana progredita”, che tenda a contenere la gerarchizzazione e le distanze economiche, sociali e culturali, e che tenda a risparmiare ed equiripartire le risorse, pensando anche agli altri ed ai futuri, incontri un’accentuata resistenza da parte di chi, oggi, trae i maggiori vantaggi dallo “sviluppo”. In questo possibile scenario devono essere inquadrati gli atti di terrorismo, quello vero, organizzato, potente, connesso, di questa estate infernale e di questo macabro autunno. Gli esperti e gli addetti ai lavori sanno benissimo, anche se non sempre possono provarlo o dichiararlo apertamente, che i milioni di ettari bruciati, prevalentemente in aree protette, e l’ecatombe di orsi e lupi nel Parco d’Abruzzo, fanno parte di una vera e propria “strategia della tensione” che non ha nulla a che vedere con rappresaglie e vendette di pastori e agricoltori. Forse è questa l’imperdonabile “eversione” di qualcuno o di tutti i “cinque” di Spoleto: l’aver toccato, ancorché con mezzi e metodi illeciti, un delicatissimo e sensibilissimo nervo scoperto della “società sviluppata” di Homo sapiens, che si vede ormai inadeguata e insufficiente, ma che non sa, e financo non vuole, evolvere in “società progredita”.Bernardino Ragni


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