Michele Fabiani torna in carcere. Dopo quasi 7 anni di processi – il giovane spoletino era stato arrestato nell’ottobre 2007 nell’ambito dell’operazione “Brushwood” – la Cassazione si era pronunciata lo scorso 26 giugno con la sentenza definitiva di condanna: due anni e tre mesi per minacce a pubblico ufficiale, ingiurie, istigazione a delinquere e danneggiamento continuato in concorso seguito da incendio, reati aggravati dalle finalità eversive.
Aggravante ostativa – E’ proprio quest’ultima circostanza a spiegare la decisione del sostituto procuratore Giuliano Mignini di far scontare a Fabiani i 15 mesi e 25 giorni di reclusione che rimangono in un penitenziario invece che ai domiciliari. La finalità eversiva è infatti, secondo il vigente ordinamento penitenziario, circostanza ostativa alla sospensione dell’esecuzione della pena. 11 mesi e 5 giorni il giovane li aveva già scontati tra il 2007 e il 2008, poco più di due in casa e quasi nove al penitenziario di Maiano. Dove oggi pomeriggio, intorno alle 16.30, è stato accompagnato dagli agenti che hanno eseguito l’ordine di carcerazione.
“Chiediamo la libertà” – A rendere nota la notizia del ritorno in carcere di Fabiani è stato direttamente il comitato “23 ottobre”, costituitosi all’indomani dell’arresto di Michele e degli altri tre giovani spoletini accusati di far parte di una cellula eversiva di stampo anarco-insurrezionalista. “Non accettiamo come parenti, amici e compagni di Michele l’ingiustizia di ciò che si fa chiamare giustizia, non ci rassegniamo ad essa, protestiamo e torniamo a lottare, a denunciare la verità e chiediamo l’immediata libertà per Michele”, si legge nel diramato inviato alle redazioni.
Avvocati già al lavoro – Annunciano battaglia anche gli avvocati difensori, Marco Lucentini di Roma e Carmelo Parente di Spoleto. Quest’ultimo, raggiunto al telefono da Tuttoggi.info, ha fatto sapere di essere pronto a presentare insieme al collega un ‘incidente di esecuzione’ per far passare la tesi, fermamente sostenuta dai legali, che l’ostatività alla sospensione dell’esecuzione della pena andrebbe applicata solo ad uno dei capi di imputazione contestati e non a tutti, per un totale di 7 mesi di condanna, che Fabiani ha già ampiamente scontato. “Senza contare – ha chiosato l’avocato Parente – gli aspetti relativi alla vicenda umana di Michele Fabiani, che nel frattempo si è sposato ed è perfettamente reintegrato nella società”.
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