Carlo Ceraso
Un colpo al cuore del sistema di illeciti e connivenze orchestrato da Giovannino Antonini; una ulteriore “mazzata” all’immagine di Banca Popolare Spoleto e alla controllante Scs già provate, sotto ogni profilo, anche economico e finanziario, dagli scandali che da quasi tre anni travolgono piazza Pianciani. Sede dei due istituti di credito che solo l’arrivo dei commissari inviati lo scorso marzo da Bankitalia ha consentito di mettere al riparo. Le 34 ordinanze spiccate stamani dalla procura di Spoleto, che si prepara così a chiedere il rinvio a giudizio per altrettanti presunti responsabili, sembrano chiudere definitivamente il cerchio intorno alla ‘cricca’ dell’ex dominus.
I reati – pesanti i reati contestati a vario titolo ad ex amministratori e revisori dei conti, funzionari dell’istituto, imprenditori e professionisti: associazione per delinquere, appropriazione indebita aggravata, intermediazione usuraria, ostacolo alle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, bancarotta fraudolenta, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture e documenti per operazioni inesistenti, omessa comunicazione del conflitto di interessi. Un quadro accusatorio impressionante che è difficile pure da immaginare, tanto era ben orchestrato – stando sempre all’ipotesi accusatoria – grazie alla complicità di dirigenti e funzionari Bps ma anche all’inerzia degli organi di amministrazione e controllo.
La madre di tutte le inchieste – di certo quella portata a termine oggi dalla Procura è l’inchiesta principale alla quale da almeno tre anni stavano lavorando gli inquirenti, coordinati dal procuratore Gianfranco Riggio e dal sostituto procuratore Federica Albano. Che hanno scardinato il collaudato ‘sistema’ attraverso il quale, grazie alla concessione spesso ‘allegra’ di prestiti e mutui, Antonini otteneva in cambio somme di danaro spropositate rispetto a quanto concesso da Bps. Da qui la contestazione del reato di mediazione usuraria per l’ex dominus ma anche per due suoi familiari. La raffica di avvisi di garanzia del luglio scorso era solo una parte dell’inchiesta. E c’era da ipotizzarlo se solo si vanno a rileggere le date dei presunti reati contestati lo scorso anno con le dichiarazioni che lo stesso procuratore Riggio aveva rilasciato a Tuttoggi.info quando, siamo a marzo 2011, confermò che il proprio ufficio aveva aperto una inchiesta su Banca Popolare. Delle 17 persone indagate lo scorso anno solo 15 figurano nel provvedimento odierno (per alcuni di loro però la posizione si è andata aggravando, come nel caso dell’ex d.g. Alfredo Pallini): due posizioni, quelle di uno degli avvocati difensori di Giovannino Antonini e dell’imprenditore Antonio Gentile di Pescara, sono state infatti stralciate dagli inquirenti che hanno accertato la loro estraneità ai fatti. Ai quindici se ne aggiungono ora altri 19, principalmente ex amministratori. Parte dell’inchiesta ruota intorno al crack della Baronci Immobiliare avvenuto nell’aprile 2009 il cui titolare, Massimiliano Baronci, era al tempo assistito dall’avvocato Michelangelo Zuccari, divenuto nel 2011 vicepresidente vicario di Bps. L’inchiesta era decollata proprio sulla base delle indagini avviate dalla Guardia di finanza di Spoleto sul crack dell’impresa edile di Campello sul clitunno e si è poi avvalsa anche delle Relazioni degli ispettori di Bankit effettuato nel 2010 (clicca qui) e nel 2012 (qui)
I nomi – per tutta la giornata i militari del Nucleo polizia valutaria, reparto di punta della Guardia di finanza, hanno provveduto a notificare in varie parti d’Italia il provvedimento di conclusione delle indagini (per molti degli indagati è valso anche quale avviso di garanzia). A cominciare da piazza Pianciani dove a metà mattinata le fiamme gialle si sono presentate ai piani alti. Insieme all’ex padre-padrone di Bps rischiano così di finire alla sbarra, a vario titolo, i propri figli Alberto e Francesco, l’ex d.g. Alfredo Pallini, l’ormai ex d.g. Francesco Tuccari (licenziato poche settimane fa dai Commissari di Bankit), l’attuale vice d.g. vicario Mauro Conticini, i dirigenti Marcello Siena ed Emilio Quartucci, i funzionari Marco Bietta, Alfredo Calistroni, Francesco Magnini e Giuliano Mora, 9 dei 14 membri dell’ultimo board (Nazzareno D’Atanasio, Michelangelo Zuccari, Aldo Amoni, Mario Benotti, Marco Carbonari, Gabriele Chiocchi, Valentino Conti, Michele Di Gianni, Claudio Umbrico), i 3 membri dell’ultimo collegio sindacale (Paola Nannucci, Michele Fesani e Marco Turchi), l’ex revisore Scs Dante Cerbella, gli imprenditori Massimiliano Baronci, Marco Bifolchi, Camillo Colella, Cosimo De Rosa, Alessandro Laganà, Alessandro Monaldi, Paolo Rossi e Antonio Sarni. Nella lista compare anche l’ex d.g. di Banca Tercas, Antonio Di Matteo, di cui proprio Tuttoggi.info nei mesi scorsi aveva riportato una operazione ritenuta sospetta dai Commissari di palazzo Koch.
“Sono sereno” – l’unico a parlare, nel giorno del sisma che getta ulteriori ombre sul recente passato di PopSpoleto, è l’ex presidente Nazzareno D’Atanasio: “sono sereno e ribadisco la mia completa fiducia nell’operato della magistratura” ci dice al telefono. Che non aggiunge molto di più rimandando a domani un comunicato stampa in cui chiarirà la propria posizione.
Il titolo – piazza Affari, tutto sommato non ha reagito male, e a fine giornata il titolo Bps ha chiuso con una flessione dello 0,43% attestandosi a quota 1,84 euro/azione.
E domani? – se molti dei coinvolti dall’inchiesta della procura hanno già dato mandato ai propri legali, resta da capire se e quali decisioni prenderanno invece nelle prossime ore i tre commissari – Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro e Nicola Stabile – sia nei confronti di dirigenti e funzionari raggiunti dal provvedimento, sia di quegli ex amministratori che tanto danno hanno procurato alle casse e all’immagine della banca.
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(nella foto il vice d.g. Mauro Conticini e il dirigente Emilio Quartucci)
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Modificato il 23 gennaio 2016