“Nei giorni scorsi sono apparsi sulla stampa articoli che preannunciano l’imminente piano di salvataggio di Banca delle Marche ad opera della FONSPA. Per noi si tratta di un “salvataggio”solo sulla “carta”, senza cioè che nessuno tiri fuori un euro “vero””. Comincia così la nota del senatore Serenella Fucksia (M5S) intervenuta oggi sulla vicenda di Banca Marche chiedendo anche le dimissioni di tutti i coinvolti nel crack: “Non crediamo che FONSPA (ex Credito Fondiario oggi controllato da Tages Groups), possa mettere il “cash”, semplicemente perché non ha i soldi per farlo. Ciò che farà è prendere in carico i crediti deteriorati di Banca delle Marche (si tratterebbe di almeno quattro miliardi di euro), cartolarizzarli e gestirne il recupero. Quindi parte del denaro necessario al risanamento verrebbe dalla cartolarizzazione, ovvero dal prestarsi del denaro emettendo obbligazioni e garantendolo con l’incasso dei crediti in sofferenza ceduti dalla Banca. A noi sorge il dubbio – continua la parlamentare – che FONSPA sia una sorta di “prestanome”, non realmente interessata ad acquisire la banca, ma col solo compito di gestire questo periodo di transizione. Solo in un secondo momento, qualora la banca “dovesse essere realmente risanata”, si potranno conoscere i veri assetti proprietari. Allora sì che si faranno avanti i famigerati imprenditori locali! Noi abbiamo il sospetto che si tratti dei soliti noti. Insomma, sarà il vecchio sistema di potere a cercare in tutti i modi di rimettere le mani sulla nuova banca ridimensionata e risanata”.
“FOSPA fa un’operazione garantita, nella peggiore delle ipotesi non perde, per la garanzia del fondo interbancario e la disponibilità dei crediti deteriorati, che potrebbero inoltre rendere una plusvalenza superiore alle attese. I nuovi azionisti entreranno a un prezzo stracciato con ampie garanzie. Le fondazioni (51% di Banca Marche) certamente perdono, ma non le tasche degli attori diretti, mentre quelle del 32% degli azionisti sì.
Questo sistema di potere locale – conclude la Fucksia – che ha contribuito in maniera determinante alla dissoluzione di una banca storica e radicata sul territorio e alla distruzione del patrimonio di tre Fondazioni bancarie (Pesaro, Macerata e Jesi), non dovrebbe continuare a spadroneggiare e a non rispondere dei propri errori. Al contrario gli attori protagonisti sono ancora tutti, sempre gli stessi, seduti sulle stesse poltrone. Incompetenza o malafede non importa, in ambedue i casi tutti i soggetti che hanno fatto parte delle Fondazioni Bancarie o del Consiglio di amministrazione della banca e che sono coinvolti nel crack devono fare un passo indietro e rassegnare le dimissioni dalle loro cariche, sia all’interno della banca che all’interno delle istituzioni di cui fanno parte!”