AUTOFECONDAZIONE FEMMINILE: DAL MITO DELLE AMAZZONI ALLA SCIENZA MODERNA. - Tuttoggi.info

AUTOFECONDAZIONE FEMMINILE: DAL MITO DELLE AMAZZONI ALLA SCIENZA MODERNA.

Redazione

AUTOFECONDAZIONE FEMMINILE: DAL MITO DELLE AMAZZONI ALLA SCIENZA MODERNA.

Lun, 04/02/2008 - 12:24

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Di Massimo Zuccaccia.

In questi giorni è stata divulgata una notizia di grande interesse scientifico e, contemporaneamente – come sempre più spesso ormai avviene – di fortissimo impatto nel campo della bioetica: un gruppo di scienziati inglesi è riuscito ad ottenere, a partire da cellule staminali del midollo osseo, degli spermatozoi “femminili”, capaci di fecondare l'ovulo e dare così origine a una copia materna. In verità questo sarebbe stato già possibile tramite clonazione: si estrae il nucleo di una cellula uovo, lo si sostituisce con quello di una cellula di qualsiasi altra parte del corpo della stessa donna, e si può avviare il meccanismo della moltiplicazione cellulare; negli animali lo si fa ormai abbastanza comunemente.

Sotto il profilo scientifico, dicevo, la notizia è importante; se non altro conferma la validità di alcune osservazioni sperimentali pluridecennali: nei primissimi anni 60 erano stati condotti degli esperimenti di trapianto di cellule midollari di topo maschio su topoline femmine precedentemente irradiate con dosi letali di radiazioni. Dopo un congruo periodo di tempo si vide che le cellule del donatore (riconoscibili per la presenza del cromosoma X) avevano colonizzato diversi organi e tessuti, divenendo cellule nervose, muscolari, digestive, cutanee, ecc. Recentemente sono state iniettate nel miocardio di un individuo pluriinfartuato delle cellule staminali estratte dal suo midollo osseo: si è osservata una trasformazione di queste cellule in cardiomiociti e una conseguente riparazione dei danni tessutali. Con questo dovrebbe essere ormai chiaro che le cellule staminali, con vario grado di maturazione, sono presenti in tutti i tessuti del corpo animale (noi compresi), dunque, si può fare a meno di turbare l'esistenza di coloro che esigono il massimo rispetto per gli embrioni. Invece la comunità scientifica ce la mette tutta per infilarsi, appena può, nei gineprai della bioetica.

Ricordate il mito delle Amazzoni? Delle donne guerriere, che vivevano in una loro società chiusa, si servivano dei maschi per quei pochi minuti (11 minuti secondo Paulo Coelho, una mezz'oretta secondo i più) necessari a procreare, poi li rispedivano da dove erano venuti: se nasceva un figlio maschio, lo allevavano fino a sette-otto anni e poi lo spedivano presso gli uomini; le figlie femmine avevano pieno diritto a rimanere dentro questa società matriarcale. Ora pare ci si voglia privare anche di quella mezz'oretta di allegria, anzi, si faranno sparire del tutto i maschi, perché dalla clonazione o dall'autofecondazione non può nascere che una femmina, con buona pace anche della biodiversità: tutti cloni, tutti uguali, magari con caratteristiche predeterminate; immaginate che noia?

Se il mondo è governato da questi geni del pensiero, c'è da meravigliarsi se siamo sommersi dai rifiuti, o dall'inquinamento, o dalle numerose iniquità che ci affliggono?

Colleghi maschietti, datevi da fare finché siete in tempo: la realtà supera sempre la fantasia e, fra qualche anno, potremmo ritrovarci in un recinto o, peggio, dentro qualche barattolo di formalina.

( foto: LE AMAZZONI di Helmut Newton)

NDR.Per un refuso di battitura il Dott. Zuccaccia ci autorizza a modificare la frase :”… del donatore (riconoscibili per la presenza del cromosoma X)..” in :”..del donatore (riconoscibili per la presenza del cromosoma y)”


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