ASSISTENZA FAMILIARE: L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI UMBRE PER RIPRISTINARE ASSEGNO DI CURA. DAI 520 € DI EMILIA ROMAGNA AI 1.800€ DI BOLZANO (Dì la tua) - Tuttoggi.info

ASSISTENZA FAMILIARE: L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI UMBRE PER RIPRISTINARE ASSEGNO DI CURA. DAI 520 € DI EMILIA ROMAGNA AI 1.800€ DI BOLZANO (Dì la tua)

Redazione

ASSISTENZA FAMILIARE: L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI UMBRE PER RIPRISTINARE ASSEGNO DI CURA. DAI 520 € DI EMILIA ROMAGNA AI 1.800€ DI BOLZANO (Dì la tua)

Mar, 22/12/2009 - 15:30

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Caro Direttore,mi permetto di sottoporle il mio caso personale, che in realtà mi accomuna a 25.000 famiglie umbre. Mi chiamo (omissis, n.d.r.) vivo in Umbria, a Castel Ritaldi, provincia di Perugia, con mia madre e mio fratello entrambi gravemente invalidi. Da alcuni anni oramai mi sono licenziato dal lavoro per potermi occupare di loro, l'idea di doverli abbandonare in qualche struttura residenziale mi ha sempre ripugnato. L'impegno che mi sono preso cerco di assolverlo con amore e dedizione. Come voi già saprete, le esigue pensioni ed indennità che gli invalidi anche gravi percepiscono in Italia non consentono, se non con grosse difficoltà, di remunerare adeguatamente una badante, specie se in regola. Mio fratello e mia madre sono insulino-dipendenti, cardiopatici ed entrambi amputati di un arto, per questo necessitano di assistenza continua; il mio apporto è indispensabile e difficilmente delegabile. La gran parte delle regioni italiane – ad es. Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Sardegna ma l'elenco potrebbe continuare – prevede una serie di strumenti atti a supportare le famiglie che ospitano congiunti non autosufficienti, ciò al fine di svolgere al meglio ed in famiglia, l'attività di cura e assistenza. L'assegno di cura e uno di questi ausili, erogato mensilmente e ampiamente in uso in tutta Italia (tranne che in Umbria e Toscana), le cui cifre variano dai 600 euro della Lombardia, ai 520 dell'Emilia Romagna fino ai 1800 euro al mese della provincia di Bolzano. Mi preme sottolineare che queste cifre in realtà consentono notevoli risparmi allo Stato e alle regioni, poiché le persone disabili e gli anziani non autosufficienti ospitati in strutture, portano ad esborsi ben maggiori, in alcuni casi ben oltre i 100 euro al giorno.L'assegno di cura è all'unanimità considerato uno strumento che migliora la qualità di vita del disabile sia giovane che anziano, conseguendo il vantaggio del contenimento della spesa pubblica. Tutto ciò che mi riconosce attualmente la Regione Umbria è l'apporto di un operatore per l'igiene della persona: un'ora a settimana per entrambi i miei congiunti. Ben presto, visto “l'esorbitante” ISEE di mia madre (“6000 euro”!), dovrò anche pagare gli esigui servizi offerti dall'operatore medesimo, infatti verrà inserita una soglia di 5000 euro oltre la quale si deve un corrispettivo. Premetto che le altre regioni indicano mediamente soglie di partecipazione alla spesa ben oltre i 15000 euro di ISEE.Mia madre (costretta a letto da anni) era in graduatoria per ottenete l'assegno di cura dalla regione Umbria, ma la legge n. 24 del 22 novembre 2004 che prevedeva questo strumento e' stata abrogata così sia lei che migliaia di famiglie si sono viste negata la possibilità di accedere a questo contributo economico, inizialmente previsto in 418 euro mensili (cifra erogata con l'obbiettivo di mantenere in famiglia le persone non autosufficienti).Quando ho cercato di contattare gli amministratori della mia Regione, per ottenere spiegazioni ho ricevuto solo risposte becere e stucchevoli. L'Umbria riceve dal governo centrale un miliardo e settecento milioni di euro, comprensivi dei contributi per l'edilizia ospedaliera e la non autosufficienza.A noi dicono che non ci sono i soldi; negli ultimi mesi, con la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti (una pletora interminabile) ci siamo resi conto dove vadano gran parte dei finanziamenti regionali per la sanità!L'intento non troppo velato dei nostri cari amministratori e' costringerci a rinchiudere i nostri anziani nelle varie forme di residenzialità. Quotidianamente la cronaca locale, segnala storie di inidoneità delle strutture e di maltrattamenti dei poveri anziani e disabili. In Umbria l'informazione e' quasi completamente controllata dalla maggioranza di governo locale,le voci alternative difficilmente hanno spazio o risonanza.La faccenda e' ancora più intollerabile, nella misura in cui quotidianamente, i nostri amministratori non fanno che ricordare quanto si impegnano per chi è in condizione di sofferenza e disagio, ma le posso assicurare con certezza che ciò non corrisponde al vero. Chiedo il suo aiuto per portare ad evidenza questeingiustizie, la prego nei limiti delle sue possibilità di rendere pubblica questa denuncia, le famiglie umbre come la mia oramai hanno perso ogni fiducia.La mia flebile speranza e' quella di ottenere l'attenzione necessaria a rianimare l'interesse verso il reale potenziamento dell' assistenza domiciliare, di cui l'assegno di cura rappresenta il fulcro. L'esperienza della Regione Veneto può essere esemplificativa: parlando con un amministratore dell'assessorato alla sanità emergeva con chiarezza; come la qualità di vita dell'anziano traesse considerevole vantaggio dalla permanenza nel proprio abituale contesto di vita. Per l'anziano non autosufficiente anche l'aspettativa di vita migliora in modo sensibile, e tutto ciò conseguendo un risparmio notevole per le casse regionali e statali.Per quanto a me risulta anche i disabili e gli anziani non autosufficientidella Toscana non potranno usufruire dell'assegno di cura, la legge istitutiva del fondo per la non autosufficienza non ne fa alcuna menzione.Confidando nel suo interessamento al fine di ottenere la pubblicazione di questa lettera, la saluto cordialmente. D.B.”

Gentilissimo D.B.,

non conosco in dettaglio i dati riportati nella Sua, ma indubbiamente quel modello di welfare adottato da altre Regioni e Province (per la verità ripreso da quei Paesi scandinavi che lo adottano da anni) qui sembra non aver fortuna. Per la sfortuna di chi, come Lei, accudisce i propri Cari. Quello da Lei denunciato non è che uno degli aspetti negativi di quel federalismo regionale e di quella privatizzazione che su temi come la sanità, l’acqua, la sicurezza, non dovrebbe minimamente entrare. Purtroppo invece, a dispetto dei Padri costituenti, siamo arrivati a modificare anche la Costituzione pur di dar sponda a quelle idee leghiste che, con gli anni, hanno trovato sponda a destra e manca.

Un alto dirigente di una Asl umbra, poco tempo fa, aveva confidato ad un sindacalista di non poterne più di veder appaltati servizi socio-sanitari a costi che superano i 25 euro l’ora quando nelle tasche degli operatori ne entrano, ad andar bene, 6 €/h. “E’ il nuovo sistema” direbbe qualcuno. Al quale però è necessario mettere un freno. E di corsa. Certo, in ballo ci sono i posti di lavoro di quei lavoratori e quelle lavoratrici che fanno capo ad aziende e cooperative del settore. E’ tutta qui la vera lungimiranza della politica, quella con la P maiuscola: trovare valide alternative a questi settori (e ce ne sono) e riportare ad una dimensione di umanità, l’assistenza a tutti quei malati che, fortunatamente, possono ancora contare sull’affetto, il sostegno e le braccia dei propri Cari.

Perché altrimenti è ipocrita, come lo è la politica degli ultimi anni, partecipare a Family Day o professare ideali che con la realtà che i politici ed amministratori ci impongono quotidianamente, non c’azzeccano proprio nulla. La speranza è che già con la prossima campagna elettorale per le Regionali, centro-destra e centro-sinistra possano confrontarsi concretamente anche su questo tema. Che risulta primario di fronte a tante altre decisioni. RingraziandoLa per l’attenzione, Le invio i Migliori Saluti e Sinceri Auguri

Carlo Ceraso


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