Un lupacchiotto salvato dai lacci, due cani salvati da polpette killer. La città di San Francesco non è un paradiso per gli animali, con numerosi casi (almeno un paio al mese) segnalati nell’ultimo anno. I proprietari protestano, l’amministrazione affigge cartelli per segnalare il pericolo delle polpette killer, gli amici a quattro zampe continuano però ad essere presi di mira nonostante avvelenare gli animali sia un reato penale punibile con severe multe, fino alla reclusione in carcere, che però a quanto pare qualcuno sembra non temere.
A Paradiso di Assisi (un luogo ironico per una delle zone più bersagliate) negli ultimi due giorni sono stati salvati due cani (un maremmano e un meticcio) per un pelo: liberi o al guinzaglio, entrambi della stessa padrona, hanno assaggiato un boccone fatale (una polpetta condita con veleno per topi) e sono stati salvati per il rotto della cuffia dalla prontezza del veterinario. Da Assisi a Santa Maria degli Angeli, da Paradiso di Assisi alle altre frazioni del territorio, secondo le denunce raccolte del Corriere dell’Umbria sono circa una ventina di casi nel 2017 tra tentativi riusciti o animali salvati per il rotto della cuffia. Bocconi avvelenati sono stati segnalati a Santa Maria degli Angeli (dove le polpette killer sono state gettate persino all’interno di giardini privati), nella zona di San Damiano e ancora a Tordibetto, dove nel giro di dieci giorni, in estate, sono morti due cani e una volpe. Proprio in quell’occasione sono apparsi i primi cartelli di avvertimento, rimessi anche di recente Rivotorto, sui pali della luce che costeggiano la superstrada: “Attenzione, pericolo – recitavano gli avvisi – zona con sospetta presenza di esche avvelenate”.
E non va meglio nelle zone di montagna, anche se la storia, in questo caso, è a lieto fine: tra Pasqua e Pasquetta, un cittadino di Assisi ha liberato, nella zona di San Presto, un cucciolo di lupo imprigionato con un cappio alla zampa. “Io ho riportato graffi e morsi alle braccia, ma il lupacchiotto sta bene nonostante la poca collaborazione per liberarlo e le conseguenze alle mie braccia – spiega il cittadino – ma il problema maggiore, oltre al potenziale bracconaggio, è la presenza in zona di cartucce inesplose o perse da qualche cacciatore, in un passaggio o sentiero che può essere fatto da escursionisti o famiglie”. Secondo la ricostruzione, si tratta di proiettili di grosso calibro, forse per cervi o cinghiali: “Se fossero state raccolte da qualcuno che non sa maneggiare o peggio un bambino che lo trova per caso….le conseguenze avrebbero potuto essere gravi”.