Donare è dare speranza due volte: a chi riceve e a chi dona. Questa la filosofia di vita che da sempre ha stimolato l’anima di Angelica Brunetti. Un incontro con l’Avis avvenuto per caso come un amore a prima vista che ti fa battere il cuore e che porta la tua anima a dire: “Sì lo voglio.” È così che è iniziata la missione di Angelica: quella di donarsi agli altri. Si potrebbe proprio dire con patto di sangue.
“È stato un giorno come un altro. Ma in realtà non era proprio un giorno uguale agli altri perché quel giorno la mia vita è cambiata. Ho sentito che dovevo fare qualcosa per gli altri. Non un lavoro retribuito, non qualcosa che mi desse visibilità, né ricchezza ma una missione, un gesto anonimo con un significato profondo. In quel momento ho capito che quella sarebbe stata una delle mie ragioni di vita.”
Così inizia il racconto profondo e intenso di emozioni di Angelica Brunetti, 52 anni, di Trevi, che da oltre venticinque anni ha trasformato un gesto semplice in una vera e propria scelta di vita.
La sua storia non nasce da un progetto studiato a tavolino, ma da un incontro casuale: una festa di paese. Quelle feste dove la musica rallegra gli animi, la gente ride e balla sprigionando gioia e spensieratezza. E poi, all’improvviso, un gazebo. Un gruppo di volontari sorridenti ed entusiasti, un volantino colorato e quella sensazione che il cuore riconosce prima della mente. Angelica si avvicina quasi per curiosità, ma sente subito che lì c’è qualcosa che le appartiene.
“Ho capito che quello era il riscatto che cercavo, il modo per trasformare ciò che avevo ricevuto e che la vita mi aveva tolto, in un dono concreto da restituire agli altri.”
Quel giorno una scintilla è esplosa nel cuore di Angelica accendendo tutte le sue emozioni troppo tempo assopite. Prima le donazioni di sangue e plasma, poi l’ingresso nell’associazione, fino al ruolo di Presidente e oggi Vicepresidente di Avis Trevi. Ma soprattutto segna l’inizio di un percorso interiore di crescita e trasformazione.
Per Angelica donare non è mai stato soltanto un gesto tecnico o un impegno da calendario: è un atto che parla di umanità, senso e appartenenza. Donare significa guardare in faccia la propria fragilità e accettare che nessuno è immune dal bisogno. “Donare per me significa riconoscere che oggi sono io a tendere il braccio, ma domani potrei essere io a ricevere quel sangue, quella possibilità di vita”, racconta Angelica emozionata.
Per la visione di Angelica, donare è speranza due volte: la prima a chi riceve, che in quel gesto trova la possibilità di continuare a vivere; la seconda a chi dona, che ritrova se stesso nel fare del bene in modo puro, gratuito e anonimo.
“Quando dono, non so chi riceverà. Non posso scegliere, non posso indirizzare il mio gesto. Ma so che quel sangue darà un’altra possibilità a qualcuno. E questa consapevolezza mi ridà forza e speranza, anche nei momenti più bui,” prosegue nella sua storia.
Quel gazebo, per Angelica, è diventato un simbolo. Da allora non si è più fermata. Piazza dopo piazza, scuola dopo scuola, testimonianza dopo testimonianza, ha fatto del dono non solo un impegno associativo, ma una vera missione esistenziale.
“Mi avvicinai a quei volontari e sentii che quella era la strada giusta. Da allora iniziai a donare sangue e plasma, e pian piano entrai sempre più nell’associazione,” prosegue Angelica orgogliosa.
Quel primo gesto è diventato l’inizio di un cammino intrecciato con la sua vita personale e lavorativa, fino a diventare parte della sua identità. Donare non era solo una scelta etica, ma un nuovo modo di guardare al mondo: fatto di responsabilità, presenza, comunità.
Quando torna a Trevi in Umbria, dopo alcuni anni trascorsi lontano per lavoro, trova subito in Avis una seconda famiglia.
“Sono stata accolta bene, mi sono sentita a casa fin da subito,” così descrive angelica la sua esperienza con questa nuova realtà.
Da lì la sua storia cambia passo: non più solo donatrice, ma anche costruttrice di relazioni, capace di trasformare un gesto individuale in un impegno collettivo.
Angelica entra nel consiglio direttivo, si occupa di burocrazia, modulistica, chiamate ai donatori, ma soprattutto sceglie la prima linea: le piazze, gli eventi, gli incontri con i cittadini.
“Il mio compito era ed è quello di far capire l’importanza di donare il proprio sangue agli altri, avvicinare nuovi volontari con matura consapevolezza, spiegare che il sangue è una speranza concreta per chi ne ha bisogno,” prosegue nel suo racconto.
Un percorso fatto di evoluzioni, crescita, missioni. Negli anni diventa Presidente per due mandati e oggi è Vicepresidente. Un ruolo fatto di impegni, responsabilità, presenza ma anche di innumerevoli soddisfazioni. Ma al di là dei titoli, ciò che la definisce è la sua presenza attiva. Non è una figura chiusa nelle stanze dei consigli. Angelica preferisce le strade, i gazebo, le feste di paese, i sorrisi dei giovani. Quelli che ogni giorno riempiono il cuore e ti danno la forza e la motivazione per fare sempre di più e sempre meglio per il bene del prossimo.
“A me piace stare nelle piazze, perché è lì che nascono i legami veri. È lì che i ragazzi ti ascoltano, anche solo per un attimo, ed è in quell’attimo che puoi piantare un seme,” procede emozionata nell’intervista.
Portare i ragazzi al dono non è mai stato facile. Oggi, in un tempo in cui tutto deve essere veloce, immediato e “utile”, convincerli che esiste un gesto gratuito, anonimo, senza ritorni materiali è una sfida complessa. Ma è proprio questa che Angelica ama affrontare.
“Il passaparola è fondamentale. Porta un amico, un fratello, un parente. Porta qualcuno che si fida di te. È così che il messaggio inizia a circolare, lentamente ma con forza, perché le parole di chi ci è vicino valgono più di qualsiasi volantino,” spiega Angelica.
È proprio con questo spirito che Avis Trevi entra nelle scuole, partendo dai più piccoli, attraverso la partecipazione agli eventi sportivi e di gioco organizzati dalla scuola, donando gadget e, con i ragazzi più grandi, organizzando incontri mirati alla conoscenza dell’Avis e dell’importanza della donazione di sangue e plasma.
“Non possiamo chiedere ai bambini di donare, ma possiamo piantare un seme. Mostrare cos’è il sangue, spiegare perché è importante, far capire che crescere significa anche imparare a prendersi cura degli altri,”spiega Angelica parlando delle nuove prospettive per estendere questa missione.
E poi ci sono i Terzieri dell’Ottobre Trevano luoghi di ritrovo, di festa e libertà per ragazzi e adulti, dove raramente si lascia spazio alla di solidarietà. È lì che Angelica li guarda negli occhi e dice parole semplici: “Oggi sono io a donare, ma domani potrei avere bisogno anch’io. E se fossi tu su un letto d’ospedale? Se aspettassi una trasfusione, una chemioterapia, un intervento delicato? Vorresti che qualcuno fosse lì per te?” racconta emozionata.
Non è retorica: è un invito all’empatia, a riconoscere nell’altro una parte di sé.
Fare volontariato non significa solo distribuire volantini o organizzare gazebo, ma vivere emozioni che ti restano dentro per sempre. Queste emozioni sono le pulsazioni che ogni giorno fanno vibrare il cuore di Angelica.
“Ho visto persone piangere perché non potevano più donare a causa dell’età. Sentivano di perdere la possibilità di dare ancora una parte di sé. Non era debolezza, ma la consapevolezza di non poter più contribuire,” prosegue.
Accanto a quel dolore ci sono anche lacrime di gioia. Madri salvate da emorragie, pazienti oncologici che hanno potuto continuare la lotta, uomini e donne che hanno ringraziato con sincerità. Tra i ricordi più forti, quello di un trapiantato: “Mi disse: ho ricevuto due doni, l’organo che mi ha ridato la vita e il sangue che ha reso possibile l’intervento. Dentro di me vivono i gesti di generosità di più persone. Sento la responsabilità di custodire questi doni come la cosa più preziosa che ho.” racconta emozionata.
Basta un solo grazie sincero, uno sguardo riconoscente, per ridare la forza di andare avanti. È da queste piccole grandi cose che prendono forma progetti futuri.
Un futuro che nel mondo Avis Trevi ha il volto dei giovani. La priorità è trasmettere il messaggio del dono a chi oggi ha vent’anni, affinché domani diventi custode di questa tradizione.
Nei prossimi mesi Avis Trevi tornerà nelle taverne dei Terzieri con iniziative rivolte ai ragazzi, senza formalismi ma con autenticità. Ci saranno anche momenti di festa e riconoscimento per i donatori più assidui, memoria viva dell’associazione.
Un capitolo speciale riguarda le scuole, con un progetto che unisce la promozione del dono alla formazione sul primo soccorso. Insegnare solidarietà e competenze che salvano vite.
E poi lo sport. Una gara ciclistica coinvolgerà centinaia di atleti e spettatori, trasformando la fatica in occasione per parlare di dono e salute.
Alla domanda quali sono i traguardi raggiunti, Angelica risponde soddisfatta: la panchina Avis lungo la passeggiata di San Martino. Non un semplice arredo urbano, ma un simbolo concreto che ricorda a tutti che la solidarietà fa parte della comunità.
Il lavoro di Angelica non si ferma a Trevi. Avis è una rete viva e pulsante che unisce città, paesi e generazioni.
“Ogni volta che incontriamo altre Avis nasce un senso di famiglia. Ci scambiamo idee, ci aiutiamo, condividiamo difficoltà e successi.”
Un esempio è la maratona di Assisi, dove diverse Avis hanno collaborato per garantire ristori ai partecipanti. Non solo un servizio, ma un simbolo di solidarietà condivisa.
“Non esiste Avis Trevi senza Avis Umbria, e non esiste Avis Umbria senza i singoli paesi. È un cerchio che si chiude e che dà forza a tutti,” così spiega Angelica la realtà Avis nel territorio Umbro.
Dopo venticinque anni di impegno, l’energia e la passione di Angelica non si sono spente. La sua convinzione è chiara: il valore di ciò che si fa non si misura in numeri o titoli, ma in storie, emozioni e vite toccate.
“Anche se ci sono tanti insuccessi, basta una storia positiva per capire che vale la pena continuare. Donare è regalare speranza. E la speranza è la cosa più preziosa che abbiamo.” con questa forte determinazione e gioia conclude l’intervista Angelica Brunetti.
Fare del bene non impoverisce, arricchisce. Dare agli altri è anche dare a sé stessi. Ogni volta che una vita viene salvata o che un giovane si avvicina al dono, si rinnova la conferma che la strada scelta è quella giusta: ‘una strada che vale la pena percorrere’.
