“Mentre ero sul divano ho sentito un colpo forte, mi sono alzata e ho sentito Hasan urlare ‘ Ti ammazzo’ mentre entrava in casa mia con una tanica di benzina e un bastone sulle mani”. Inizia così il racconto dell’orrore di Alessandra P., la quarantenne di Nocera Umbra data alle fiamme dall’ex fidanzato Hasan Varoshi il 30 gennaio scorso nell’abitazione della donna, il sui racconto è stato ritenuto assolutamente veritiero, anche perché verificato da alcuni dati oggettivi, dai giudici del tribunale del Riesame di Perugia che avevano rigettato la richiesta dell’arrestato di vedersi affievolita la misura con quella dei domiciliari. Per i giudici Narducci, Semeraro e Verola, l’indagato ha una “elevata capacità di delinquere” ed è “pericoloso”, “voleva toglierle la vita in maniera efferata e distruggerne l’identità fisica col fuoco”.
Il racconto dell’orrore Secondo il racconto della donna, Hasan è entrato in casa e le ha dato una bastonata al femore ( come risulta anche dagli accertamenti medici), poi ha iniziato a cospargere tutto con la benzina. “Mentre lui cospargeva tutto – è ancora il racconto di lei fatto a ridosso del riesame al pm di Spoleto, Michela Petrini – io ho provato ad asciugare con una coperta coprispifferi, e, presa dallo sconforto, con le mani bagnate di benzina, mi sono più volte toccata la testa. Ad un certo punto – quasi soffocando, per le esalazioni di benzina – ha detto ancora – sono andata verso la finestra del balcone per aprirla. In quel momento improvvisamente si è sentito un boato e si sono rotti tutti i vetri della finestra. Io ho sentito tanto calore, e poi Hasan è uscito sul balcone, tirando anche me in quella direzione”.
Attendibile Per i giudici, il fatto che Alessandra abbia “indicato anche elementi favorevoli all’indagato, come l’aver detto di non aver visto l’innesco dell’incendio e aver riferito che Varoshi l’ha aiutata ad uscire dall’appartamento” ne confermano “la credibilità”.Però, subito dopo l’esplosione, in attesa dell’arrivo dei soccorsi, Varoshi, come evidenziano i giudici del Riesame, “ha cercato di indurre la persona offesa a rendere una versione di comodo alla polizia giudiziaria”.
L’accendino Una versione inverosimile, come quella che poi lui ha dato ai carabinieri e a cui non ha mai creduto nessuno. Anche i giudici la ritengono non veritiera. Lui disse che era andato da lei per discutere ma che non aveva mai portato una tanica di benzina e che invece, durante il litigio, aveva dato un calcio ad un flacone di alcol che la donna stava usando per pulire, che era finito sulla stufa a pellet innescando l’incendio. Ma la stufa era spenta e non c’era nessun flacone di alcol. Mentre invece, come fanno notare gli stessi giudici, Hasan aveva un accendino in tasca che venne trovato e sequestrato.