Legacoopsociali Umbria, Federsolidarietà – Confcooperative Umbria, ARIS Umbria – Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari e Acradu si dicono soddisfatte dal provvedimento
Riconosce il valore dei servizi di welfare nella nostra regione e crea le condizioni per migliorarne la qualità e l’efficacia. E’ l’obiettivo della delibera n.268 per la quale le realtà rappresentative degli enti gestori di strutture extraospedaliere socio-sanitarie operanti in Umbria (Legacoopsociali Umbria, Federsolidarietà – Confcooperative Umbria, ARIS Umbria – Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari e Acradu- Associazione Cristiana delle Residenze per Anziani e Disabili dell’Umbria), esprimono la propria soddisfazione, visto che permetterà l’adeguamento delle tariffe.
Un atto che arriva dopo le proteste pubbliche di strutture ed anche amministrazioni comunali, come quelle di Assisi, Gualdo Tadino, Città di Castello e Gubbio.
Cosa prevede la delibera
La Giunta regionale ha approvato uno schema di accordo per l’adeguamento delle tariffe delle strutture sanitarie e sociosanitarie di assistenza extraospedaliera, residenziali e semiresidenziali. Negli ultimi anni non vi è stato alcun adeguamento delle tariffe al costo della vita (ad eccezione di quelle per le strutture per le tossicodipendenze) e i ristori erogati dalla Giunta regionale (2 milioni 700 mila euro) coprono solo in parte i maggiori costi e le perdite che le strutture sociosanitarie extraospedaliere hanno dovuto subire in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Per questo è stato definito un accordo ponte per consentire la sostenibilità del mantenimento dei requisiti richiesti in modo da evitare di pregiudicare seriamente la sicurezza e la qualità delle prestazioni erogate ai pazienti nelle strutture che operano per conto e a carico del sistema sanitario regionale”. Le tariffe saranno adeguate in base all’indice Istat FOI e di conseguenza, le Usl 1 e 2 provvederanno a rivalutare le quote delle rette applicate a ciascun accordo contrattuale vigente stipulato con gli enti gestori delle strutture extra-ospedaliere, nonché a incrementare i budget assegnati ai servizi territoriali per l’attuazione di programmi di trattamento residenziali e semiresidenziali.
“Adeguamento tariffe strutture sanitarie e sociosanitarie, una prima risposta”
La delibera è un “provvedimento ponte” che dà una prima risposta ai ritardi nell’adeguamento delle rette accumulati negli ultimi 13 anni malgrado le reiterate promesse e, per le associazioni, “rappresenta un incoraggiante presupposto per il lavoro cui prima possibile dovrà mettersi mano in modo da concludere l’iter di definizione del nuovo regolamento per l’accreditamento istituzionale, strumento con il quale si intende garantire il costante miglioramento degli standard qualitativi dei servizi assicurati”. “Con la Delibera suddetta, il cui testo è stato proposto dall’assessore Coletto e fortemente voluto dalla Presidente Tesei è stato approvato lo schema di accordo per l’adeguamento delle tariffe. Tale accordo giunge dopo una lunga fase di confronto intensificatosi negli ultimi giorni e durante il quale, ciascuna delle parti, ha con estrema chiarezza illustrato esigenze e peculiarità del proprio servizio, ormai profondamente condizionato dal fatto che l’ammontare delle rette era fermo al 2005 per alcuni servizi e al 2009 per altre tipologie di strutture”, si legge in una nota.
Le richieste delle strutture non sono state accolte per intero, ma adesso sarà possibile “adeguare le rette all’incremento di costi che anno dopo anno aveva rischiato di rendere non più serenamente ed efficacemente proseguibile in Umbria il servizio a favore di migliaia di persone con problematiche socio sanitarie, tenendo anche conto delle pesanti implicazione – sia gestionali che economiche – che sono state originate dalla emergenza pandemica. Quanto ottenuto – conclude lan nota – rappresenta la conferma della opportunità ed incisività del lavoro di squadra, nel quale ciascuna realtà ha contribuito con le proprie caratteristiche valoriali per il raggiungimento del bene comune; è nostra radicata intenzione proseguire con tale modalità collegiale”.