Una vera e propria doccia fredda per il Polo mantenimento armi leggere, l’ente militare caro ai ternani come Fabbrica d’armi, da sempre ritenuto dalle massime cariche militari e politiche una vera e propria eccellenza per la sicurezza e la logistica della Forza Armata. Ma il cui futuro rischia di essere compromesso per sempre. Lo Stato maggiore dell’esercito – a quanto si legge nella denuncia diramata questo pomeriggio dai sindacati e dalla Rsu – ha infatti comunicato il taglio netto di 100 unità dalla pianta organica. Una notizia in totale controtendenza con i compiti assegnati alla struttura militare ternana (la più importante realtà industriale dello Stato della Regione), lodata anche lo scorso ottobre dall’onorevole Roberta Pinotti, allora Sottosegretario alla Difesa, dicastero di cui, con l’avvento del governo Renzi, è diventata Ministro. Nel corso di quella visita, alla presenza anche della presidente della regione e del sindaco di Terni, c’era stato l’impegno ad incrementare l’occupazione anche con l’inserimento di alcune unità delle categorie svantaggiate. Un sogno che oggi sembra trasformarsi in incubo. Stamani i sindacati hanno tenuto una assemblea dei lavoratori annunciando di aver già informato della grave situazione il Gabinetto del ministro, della presidente della regione, provincia e comune. Ecco la dura nota delle organizzazioni sindacali: “La proposta dello Stato Maggiore Esercito, formulata il 20 maggio scorso ai sindacati nazionali, di tagliare la pianta organica del PMAL di 100 unità (oltre il 20%) è inaccettabile. L’eliminazione di 1 posto da dirigente, 15 funzionari (50%) e 84 unità della 2nda Area (20%) si traduce nella impossibilità di svolgimento della mission dell’ente (soprattutto nei reparti tecnici) con il conseguente inevitabile aumento dei costi di gestione. Se si considera che nei Decreti legislativi di riordino della Difesa, l’intera operazione avrebbe dovuto portare a una riduzione complessiva del 30% dell’organico del personale civile in 10 anni, salvaguardando i Poli e gli Arsenali, garantendo una maggiore formazione, una divisione precisa dei compiti tra militari e civili e una internalizzazione dei servizi, siamo di fronte all’ennesima disapplicazione delle norme di legge. Tutta l’operazione, infine, non include nessun progetto di sblocco del turn over, condannando il Polo di Terni alla repentina e inesorabile perdita di funzionalità, efficienza e know how. Tale proposta, in contrasto con il progetto elaborato dalle OO.SS., è giustificata dallo Stato Maggiore affermando che nel prossimo DPCM non esiste capienza in termini quantitativi, a livelli di dotazioni organiche per l’Umbria, dei profili professionali necessari. La soluzione possibile sarebbe aumentare le tabelle organiche dell’Umbria, prevedendo un aumento di almeno 50 unità, soprattutto della II area e con profili tecnici. L’assemblea dei lavoratori e le Rsu e le OO.SS. del PMAL di Terni esprimono con forza la loro contrarietà ai tagli lineari e chiedono un immediato intervento delle forze politiche locali e nazionali al fine di impedire perdita di efficienza e posti di lavoro. Da subito proclamiamo lo stato di agitazione”.
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