A ORVIETO IL GIOIELLO DELLA CERAMICA: ECCO IL "MUSEO DELLE MAIOLICHE MEDIOEVALI E RINASCIMENTALI ORVIETANE" - Tuttoggi.info

A ORVIETO IL GIOIELLO DELLA CERAMICA: ECCO IL “MUSEO DELLE MAIOLICHE MEDIOEVALI E RINASCIMENTALI ORVIETANE”

Redazione

A ORVIETO IL GIOIELLO DELLA CERAMICA: ECCO IL “MUSEO DELLE MAIOLICHE MEDIOEVALI E RINASCIMENTALI ORVIETANE”

Mer, 25/05/2011 - 09:28

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A Orvieto c'è un piccolo gioiello che merita davvero l'attenzione di tutti coloro che amano scoprire nuovi tesori nell'ambito dello sterminato patrimonio artistico della nostra regione. Si tratta del “Museo delle Maioliche Medioevali e Rinascimentali Orvietane”, sito in Via della Cava n.8, un punto d'incontro tra Archeologia Medievale e Archeologia Industriale. La fornace è l’elemento che ci fa considerare questo sito come l’incontro tra l’archeologia classica medievale e quella industriale e, l’organizzazione del lavoro che se ne può dedurre, avvalora tale tesi. Il posizionamento del fornello nell’interrato e della camera di cottura al livello del piano superiore, dove le maioliche venivano dipinte, infornate e sfornate (mentre la tornitura avveniva in altre stanze dove l’acqua attinta dalla cisterna veniva condotta con tubature per gravità) ci dimostra una divisione degli spazi di lavoro più congeniale ad una fabbrica che ad una bottega artigiana.

IL MUSEO – I locali che ospitano il Museo sono particolarmente suggestivi e di per sé costituiscono un’attrattiva notevole. Quasi interamente scavati nella roccia tufacea, contengono al loro interno strutture archeologiche medioevali e rinascimentali, quali l’unica fornace del Quattrocento per la cottura di maioliche ancora intatta, esistente in Italia e forse nel mondo. Sono inoltre visibili i pozzi da butto e le strutture di una tipica cantina per la conservazione del vino. L’esposizione delle maioliche si è resa possibile realizzando vetrine ricavate in vecchie nicchie scavate nel tufo o anteponendo vetri di sicurezza sorretti da strutture in legno davanti alle pareti.
Della collezione, per svariati motivi, ne hanno nel tempo usufruito sia privati, per trarne copie commerciali, sia enti pubblici, per rappresentare la città in mostre locali, nazionali ed internazionali; oltre a questi, hanno beneficiato della mostra permanente le scuole di tutti i livelli, comprese le Università italiane e straniere, per visite e documentazione, ed infine migliaia di visitatori più o meno occasionali.
Se fino a tempi recenti è stato possibile offrire tutto questo gratuitamente, ma il conservatore del msueo, Marco Marino, ci ha detto: “ho recentemente ritenuto più opportuno avviare un percorso che mi ha portato a realizzare un vero e proprio Museo di circa quattrocento metri quadrati dove esporre l'intera collezione. Questo percorso mi è sembrato corretto soprattutto per rispondere compiutamente al Decreto di Notifica della collezione e per facilitare di conseguenza agli studiosi e agli interessati, l'accesso all'intera collezione. Non va poi trascurato che la città di Orvieto, pur essendo tra le più note in Italia per la sua tradizione ceramica, non dispone a tutt’oggi di un Museo specializzato in tale settore e che quindi era necessario colmare una simile grave lacuna. Ho fatto questo sostenendo privatamente tutte le spese senza usufruire di alcun contributo pubblico”.

LA COLLEZIONE – Formata prevalentemente dagli scarti di due fornaci operanti in via della Cava dalla seconda metà del Trecento fino a oltre la metà del Cinquecento ed arricchita con acquisizioni di maioliche aventi legami con le due fornaci, la collezione deve la sua straordinarietà all'aver ricondotto alla città di Orvieto produzioni che si ritenevano non autoctone.
Fino a questi ritrovamenti, documentati e notificati per la loro eccezionale importanza storica, la conoscenza della produzione orvietana si fermava alla fine del Trecento e veniva considerato pertanto di importazione ogni reperto di epoca successiva al periodo arcaico, pur se la dovizia di maioliche del Quattrocento e del Cinquecento ritrovate in Orvieto avrebbe consigliato maggiore prudenza in tali convincimenti.
Molte maioliche rinascimentali esposte nei Musei italiani e di altre nazioni con attribuzioni a centri produttivi come Deruta, Faenza, Montelupo, Gubbio, per citare i più importanti, presentano infatti riferimenti iconografici tipici dell’area orvietana quali stemmi nobiliari o di corporazioni.
Solo questo doveva bastare a provare la loro provenienza dai laboratori orvietani, ma alcuni stereotipi culturali, orientati o dettati però dal mercato antiquario, impedivano una serena attribuzione di provenienza. Oggi è di comune accettazione il concetto che più realtà produttive nello stesso periodo offrissero lo stesso prodotto, sottolineando più che altro le eccellenze; se è indiscusso che la produzione orvietana raggiunse i più alti livelli nel Trecento, si tende ad affermare che fu poi superata nel Quattrocento e nel Cinquecento da Faenza e Deruta. Se però si esaminano attentamente le maioliche di questa collezione, soprattutto gli scarti di fornace, risulta evidente come la qualità sia rimasta altissima. Al di là di alcuni studi di presentazione e di altri studi parziali, l’intero corpus dei ritrovamenti non è stato mai studiato sistematicamente e non è stato mai oggetto di una catalogazione completa, con la conseguenza che ogni studioso avvicinatosi alla collezione sia rimasto sempre sorpreso da presenze per lui inimmaginabili.

VISITE – Feriali e Festivi 10.00 – 13.00 15.00 – 20.00; Apertura fuori orario su richiesta o prenotazione; Ingresso €5,00 Ridotto €3,00 (studenti, senior, gruppi +10 pers.); €1,00 studenti scuole elementari e medie; Gratis bambini fino a 5 anni; Visite guidate su prenotazione

CONTATTI – mail: info@ceramicunderground.org; sito: http://www.ceramicunderground.org/index.htm

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