di Leo Venturi (*)
“E’ certamente utile non reagire alla scelta della TK con eccessi di allarmismo ma la notizia non può che destare più di una preoccupazione.
Innanzitutto per la situazione generale nella quale s’inserisce.
Infatti, questa scelta cade in un momento difficile per la città che ha di fronte problemi aperti, a partire dalla chimica, che se non chiusi positivamente rischiano di ridisegnare completamente e negativamente il volto industriale, economico e sociale della città.
A ciò occorre aggiungere lo stato di crisi dell’economia europea e in parte mondiale che amplifica i rischi derivanti da “soluzioni speculative” che potrebbero non garantire il mantenimento del potenziale produttivo del sito ternano.
Ciò che dovrebbe preoccupare ancor più è che la “nuova puntata che interessa il futuro dell’AST” viene trasmessa nell’assenza totale di una politica industriale del Governo, che non può essere estraneo alle sorti della fabbrica ternana che per le dimensioni e la strategicità delle produzioni non può essere circoscritta ad un problema locale.
E’ bene inoltre non dimenticare, con il giusto realismo, che ogni qualvolta comparti produttivi di tali dimensioni hanno subito il passaggio da una proprietà all’altra i bilanci finali dell’operazioni hanno spesso registrato un segno negativo in particolare sul versante occupazionale.
Terni ha vissuto esperienze che lo confermano e che hanno riguardato la vecchia Acciaieria, la dismissione degli impianti di produzione idroelettrica dell’Enel e successivamente di Endesa, il comparto della chimica, la vecchia Siemens, poi Italtel fino alla chiusura.
Gli investimenti fatti dalla TK sul sito ternano non sono sufficienti a garantire un futuro certo in termini di volumi produttivi e di livelli occupazionali perché oltre a rischiare di essere sottoposta, in fase di vendita, allo scorporo dei vari settori produttivi può attirare interessi legati all’acquisizione delle capacità produttive da dismettere a favore di altri siti più competitivi sia per l’ubicazione geografica sia per i costi di produzione.
Per lo spessore dei problemi che si aprono e per le incognite che si addensano le Istituzioni locali devono mostrare la massima coesione e unità d’intenti e devono chiedere un immediato intervento del Governo indispensabile per monitorare e governare il percorso che la TK ha aperto e che le comunità locali non sono in grado di condizionare nell’interesse della città e del sistema industriale del Paese”.
(*) Capogruppo di Terni Oltre