La sezione “italiana” di Umbria Jazz 2011, a Perugia dall'8 al 17 luglio, sarà dedicata alla celebrazione dei 150 anni di Unità nazionale con la rilettura Jazz dell'inno nazionale da parte di tutti i partecipanti italiani, come annunciato oggi in una conferenza stampa a Roma, dove il presidente della fondazione di Partecipazione Renzo Arbore ha preannunciato parte del programma della nuova edizione della kermesse.
Come spiegato nel corso dell'incontro, cui ha preso parte anche il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, a tutti gli artisti italiani presenti al festival sarà chiesto di eseguire durante il loro concerto una rilettura personale in chiave jazz dell’ Inno di Mameli.
Rileggere l’inno nazionale non è una novità: in passato Jimi Hendrix e i Sex Pistols ne hanno proposto versioni provocatorie: in questo caso la chiave di lettura non sarà la provocazione ma piuttosto il senso di appartenenza, l’essere orgogliosi del proprio paese.
La rappresentanza italiana a Umbria Jazz sarà quindi ancora più numerosa che nelle precedenti edizioni e di grande qualità: un’Italia idealmente unita dalle note di Renato Sellani e Massimo Moriconi, Franco D’Andrea, Danilo Rea e Flavio Boltro, Giovanni Guidi, Gianluca Petrella, il Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti, Giovanni Falzone, Danilo Gallo e Zeno De Rossi, Marco Tamburini, Gabriele Mirabassi, Dado Moroni, Roberto Gatto in una formazione con Gaetano Partipilo, Max Ionata, Roberto Rossi, Alessandro Lanzoni, Battista Lena e Dario Deidda, Rosario Giuliani e Fabrizio Bosso, Roberto Tarenzi, Antonello Salis, Francesco Cafiso con Giovanni Mazzarino, Rosario Bonaccorso e Dino Rubino, Ramberto Ciammarughi, con Ares Tavolazzi, Fabio Zeppetella e Fabrizio Sferra, Claudio Fasoli e molti altri.
Al contempo con questa iniziativa si rende omaggio al jazz “made in Italy” che ormai è maturo, originale e artisticamente di grande rilevanza. Lo scenario tricolore è fra i più interessanti al mondo, non solo in proiezione europea, e i nostri musicisti sono spesso titolari di progetti che coniugano il linguaggio e la tradizione del jazz con le radici culturali, popolari e accademiche, dell’Italia.
Uno dei fattori decisivi della crescita della scena jazz italiana, da provincia “dell’impero” musicale a vero e propria fucina creativa di talenti, è stata proprio questa maturità che ha portato all’emancipazione dal tradizionale songbook americano e la contemporanea riscoperta di un repertorio nazionale spesso sottovalutato, che va dalle canzoni d’autore alla musica popolare, passando persino per l’opera lirica.
La formula del festival rimarrà la stessa, quella vincente, anche in questa prossima edizione: musica per un pubblico eclettico che trova il suo spazio oltre che tra le note del jazz, anche tra i ritmi blues, R&B , swing, rock, pop, latini e brasiliani.