Consiglio comunale “diverso” dal solito quello di giovedì sera (28 novembre), apertosi con una vicenda davvero “inedita” che ha visto per protagonisti, loro malgrado, il capogruppo di Castello Civica Andrea Lignani Marchesani e il presidente dell’assise Luciano Bacchetta.
Entrambi hanno infatti riferito in aula di essere stati raggiunti nelle rispettive abitazioni – martedì scorso (26 novembre) – da due agenti della Polizia Locale di Città di Castello, per notificare l’apertura di un’indagine nei loro confronti per affissione abusiva di manifesti elettorali, a seguito di denuncia pervenuta al comando.
Gli agenti di Polizia locale a casa Lignani
Ad introdurre la questione – da lui giudicata “estremamente grave” – è stato proprio Lignani Marchesani: “Si sono presentati a casa mia due agenti di Polizia Locale per l’identificazione, come se non fossi conosciuto, e sottoponendomi ad interrogatorio, dicendo che c’era una querela in atto per affissione abusiva di manifesti. Trovo irrituale che si venga ad inquisirmi nella mia abitazione, nella pubblica piazza – impiegando tempo e risorse pubbliche – non essendo né candidato, né committente responsabile, né segretario di partito”.
“Affissione abusiva non è reato penale, non può esserci querela”
“Se è stata ricevuta querela per una roba del genere si dovrebbe mandare all’autorità competente, che non potrebbe far altro che archiviare dato che l’affissione abusiva non è reato penale ma casomai prevede una sanzione amministrativa”. Il consigliere ha poi aggiunto: “Chi sia il responsabile non lo so ma è stato un organo dell’Amministrazione comunale a far questa cosa. Vorrei chiuderla qua perché errare è umano ma gradirei una lettera scritta di scuse, altrimenti sarò costretto a dover tutelare la mia immagine, lesa al limite dell’intimidazione. Penso sia il minimo sindacale per un episodio del genere, quasi squadristico. Pure gli agenti erano molto imbarazzati, però hanno fatto il loro dovere perché qualcuno glielo ha ordinato e questo qualcuno ha sbagliato!”.
Agenti anche a casa Bacchetta
Subito dopo Lignani ha preso la parola Bacchetta, alla sua prima comunicazione in due anni e mezzo da presidente del Consiglio. “Devo farlo perché sono totalmente stupito” ha esordito, raccontando poi il suo caso, praticamente identico a quello del consigliere, che ha lasciato tutti i presenti increduli: “Martedì mattina mia figlia mi ha chiamato terrorizzata per dirmi che c’era la Polizia locale a casa nostra. Mi sono impaurito e mi sono fatto passare l’agente presente – educatissimo – che tuttavia mi ha riferito come ci fosse un’indagine in corso nei miei confronti per aver affisso abusivamente un manifesto elettorale, che non ho attaccato nemmeno io (di solito delego sempre ad altri). È una cosa molto grave, c’è stato un uso improprio del potere”.
“Indagato per un manifesto, come se un divieto di sosta fosse al pari di un omicidio stradale”
Bacchetta ha poi raccontato di aver chiamato il comandante di Polizia Locale per chiedere spiegazioni e far presente che la procedura per una sanzione amministrativa non potesse essere come quella di un reato penale, ricevendo comunque da questo una conferma sull’indagine in atto: “E’ come se un divieto di sosta venisse trattato al pari di un omicidio stradale. Nessuno è al di sopra della legge ma essa va rispettata: se la questione è l’affissione di manifesti, si deve cercare il mio mandatario, non venire a casa mia. Io non voglio lettere di scuse, mi importa solo segnalare l’accaduto, perché a Città di Castello queste cose non sono mai successe. È sconcertante si siano usati strumenti relativi a vicende penali per una questione puramente amministrativa, risolvibile con una multa da 50-100 euro: c’è un limite di buonsenso, il potere va esercitato in maniera con senso della misura che, in tal caso, non c’è stato assolutamente”.
Sindaco “Vicenda ci mette a disagio”
Ovviamente è arrivato anche l’intervento del sindaco Luca Secondi che ha rimarcato come “la questione sia spiacevole. Chiederò conto della procedura intrapresa, per capire cosa sia successo e i motivi di questa azione. Penso sia doveroso farlo per dare piena trasparenza dell’azione amministrativa. Tengo a chiarire che quanto viene rappresentato non ha una regia politica, perché siamo venuti a conoscenza della vicenda a fatti avvenuti, ma è una situazione che ci dispiace profondamente, perché sembra configurare un esercizio non congruo e non corretto da parte di un organismo dell’amministrazione comunale. La vicenda ci mette a disagio: appena riceverò spiegazioni le porterò a conoscenza di coloro che sono stati coinvolti”.
“Errore lesivo della dignità delle persone, chi ha mandato vigili deve spiegazioni”
“È stato commesso un errore pesante, lesivo della dignità delle persone: non si può minimizzare”, ha replicato ancora Lignani Marchesani sottolineando quella che sembrerebbe essere una vera e propria gaffe del corpo – Qualcuno la deve firmare la lettera di scuse, perché sono stati utilizzati anche strumenti, mezzi, tempo e risorse pubbliche per un atto che non andava fatto”. “I vigili sono del tutto innocenti, sono stati educatissimi – ha concluso Bacchetta – è chi li ha mandati che deve spiegazioni. E’ preoccupante anche solo pensare che non si conoscano le procedure, che sono l’abc!”