Dal singolo sacerdote come lo conosciamo alla nascita della “Comunità pastorale”, una sorta di “accorpamento” delle parrocchie per rinnovare il modo di vivere la chiesa nel territorio.
“Necessario un cambiamento”
E’ questo il progetto ambizioso – “Vino nuovo in otri nuovi” – che coinvolgerà, nei prossimi anni, le Chiese di Gubbio e Città di Castello, guidate dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. “Si tratta di un percorso nato nel 2023 – ha spiegato lo stesso prelato, ideatore dell’iniziativa – pensato per realizzare un necessario cambiamento nella nostra comunità diocesana a partire da una riorganizzazione e rilancio della vita cristiana in Alta Umbria e delle unità pastorali, visti lo spopolamento dei territori, la progressiva disaffezione alla Chiesa soprattutto da parte dei giovani e la forte riduzione di vocazioni al sacerdozio”.
Questo quadro ha dunque reso urgente ripensare le comunità cristiane sui territori in forme, modi e tempi diversi e, per circa un anno, mons. Paolucci Bedini ha lavorato all’elaborazione di questo nuovo progetto pastorale insieme a sacerdoti e diaconi, sul quale i fedeli saranno comunque liberi di esprimere la loro opinione, dare il proprio contributo e suggerire eventuali modifiche.
Cos’è la Comunità pastorale?
Per Comunità pastorale (Cp) si intende una porzione della Chiesa diocesana in un determinato territorio, formata da più parrocchie vicine e guidata da uno o due sacerdoti con l’aiuto di uno o più diaconi, responsabili di ambiti particolari, e singoli fedeli incaricati di occuparsi di specifici servizi. Tutti insieme formano “una equipe pastorale” che coordinerà l’attività di evangelizzazione.
Una delle parrocchie della Comunità sarà centro di riferimento
In una delle parrocchie della Comunità pastorale ci sarà il centro di riferimento e coordinamento, il “cuore” della Cp, dove vivere le celebrazioni principali dell’anno liturgico, gli incontri unitari e quelle iniziative che coinvolgono tutti i fedeli. Un centro dove la casa canonica potrà essere abitata dai sacerdoti ma, allo stesso tempo, dai fedeli che vivono a servizio della Cp: famiglie, consacrati, giovani e anziani. Insomma, uno spazio di accoglienza e condivisione dove tutti possano sentirsi di casa. Le case canoniche delle altre parrocchie che formano la comunità potranno invece essere affidate sempre a fedeli che possano abitarvi, mettendosi a servizio delle necessità delle parrocchie stesse.
Le prime tre Comunità pastorali a Città di Castello
Le prime Comunità pastorali a iniziare il cammino comune tra parrocchie diverse saranno a Città di Castello. Una Cp sarà quella del centro storico, con Cattedrale, Santa Maria delle Grazie e Santa Maria Maggiore. Nell’immediata periferia, i francescani minori si occuperanno della Cp che comprende San Pio X, San Giovanni Battista agli Zoccolanti, Santa Lucia e San Martino D’Upò. Infine, le parrocchie di San Secondo, Croce di Castiglione, Gioiello, Marcignano e Monte Santa Maria Tiberina.
“Rete di parrocchie per raccogliere fedeli di un determinato territorio”
“Scopo di questo progetto di riordino e “rete” delle parrocchie piccole e grandi è quello di raccogliere il popolo di Dio di un determinato territorio per vivere nella comunione fraterna tutte le dimensioni della vita ecclesiale – ha aggiunto il vescovo – Abbiamo pensato ad un tempo molto elastico (di anni) per apportare queste modifiche. Non si può imporre subito il cambiamento anche se le condizioni attuali ce lo impongono. I prossimi mesi saranno decisivi per un dialogo fra comunità locali e Chiese diocesane, in modo da condividere le varie scelte. Chiunque può scrivere al vescovo Luciano per condividere i propri pensieri o riflessioni, attraverso una mail inviata a vescovo@diocesigubbio.it oppure vescovo@diocesidicastello.it.