Sessanta antiche monete risalenti ad epoca romana e medievale, provenienti da scavo clandestino, sono state sequestrate da uno dei banchi del mercato antiquario di Città di Castello.
I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Perugia hanno notato l’ambulante estrarre da sotto il banco di vendita un contenitore che, con fare circospetto, ha poi mostrato ad un avventore particolarmente interessato a verificarne il contenuto. Ai militari, che stavano osservando la “trattativa”, non è sfuggito lo strano comportamento e, una volta avvicinatisi, hanno realizzato che quelli proposti non erano articoli comuni bensì monete antiche con ancora presenti le classiche concrezioni di terra spesso presenti da oggetti provenienti da scavo clandestino.
L’intervento delle forze dell’ordine ha posto fine alla contrattazione e all’ambulante, un 60enne aretino, è stato chiesto se era in grado di poter dimostrare la lecita provenienza del materiale numismatico, purtroppo per lui senza esito.
Come spesso accade in simili circostanze, i beni sono stati sequestrati e per il possessore è scattata la relativa denuncia. Sotto il profilo giuridico il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D.Lgs. 42/2004) è molto chiaro in merito, prevedendo specifiche ipotesi di reato: infatti per quanto attiene le “Violazioni in materia di ricerche archeologiche”, sancisce che non si possono effettuare ricerche di materiali d’archeologia senza le prescritte autorizzazioni rilasciate dal Mibact e che all’atto del ritrovamento (anche fortuito) di un qualsiasi manufatto, vi è l’obbligo di comunicarlo alle autorità entro le 24 ore successive.
L’altra ipotesi, ovvero “L’impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo stato”, prevede sanzioni nei confronti di coloro che, pur non effettuando ricerche in modo diretto, all’atto del rinvenimento di beni culturali di natura archeologica se ne appropriano indebitamente; per chi invece fa consapevolmente commercio di beni d’illecita provenienza, il reato è quello ben più grave di “Ricettazione”.
Il problema degli scavi clandestini e del commercio illecito di reperti archeologici trova ancora oggi vasta diffusione e, molto spesso, gli oggetti trafugati dai tombaroli vengono rintracciati in vendita su siti on line o, come in questo caso, sulle bancarelle dei mercatini d’antiquariato.