La Prima commissione consiliare regionale ha ascoltato in audizione l’amministratore dell’Agenzia forestale regionale, Giuliano Nalli, in merito al disegno di legge della Giunta sulla gestione e valorizzazione dei beni immobili regionali. L’Agenzia forestale regionale è infatti lo strumento operativo della Regione per la gestione e la valorizzazione del demanio pubblico e ha competenza sulla gestione del Banco della terra.
Tuttavia, a fronte di queste attività si lamenta la carenza di dipendenti, che al momento sono 70 contro i circa 100 della pianta organica. Una situazione resa più complessa dal mancato completamento della riforma delle Comunità montane e dalle molteplici funzioni conferite all’Afor.
Per Giuliano Nalli il disegno di legge “rappresenta un passo avanti nella gestione del patrimonio, anche di quello agro forestale. E risulta positiva la possibilità di ristrutturare gli immobili in cambio della gestione pluriennale dei beni assegnati. Infatti molte strutture agricole e abitative collocate in zone di montagna o marginali, di proprietà regionale ed a gestione Afor, hanno bisogno di interventi di ripristino e adeguamento, di bonifica e messa in sicurezza“.
Gran parte del patrimonio immobiliare di cui l’Afor è responsabile, ha chiarito però Nalli, non è utilizzabile proprio per questo motivo, mentre molti terreni teoricamente seminativi in realtà sono boschivi o comunque attualmente non produttivi. Sono state messe a reddito, con bandi pubblici, grandi estensioni di terreni agricoli, ma i ritardi dei pagamenti da parte di Agea si ripercuotono sulla capacità delle aziende di pagare i canoni di locazione.
Esiste poi la questione del disallineamento tra la durata dei contratti di affitto e le scadenze dei bandi del Piano di sviluppo rurale, che mettono a rischio gli imprenditori agricoli che hanno in gestione terreni pubblici.
La legge regionale (“18/2011”) assegna ad Afor la gestione del solo patrimonio agro forestale regionale. Si tratta di circa 30mila ettari di patrimonio e 250 fabbricati: 450mila euro sono le entrate annue derivanti dalla messa a reddito di questo patrimonio; la gestione delle alienazioni, anche del patrimonio agroforestale, spetta a Sviluppumbria. Esiste il problema dello stato di abbandono di molti immobili. Le risorse disponibili sono circa il 50 per cento di quelle che dovrebbero entrare, dato che c’è
una forte morosità, legata alle criticità del comparto agricolo.
Esiste una situazione molto differenziata nei tre comparti: Alta Umbria, Area del Subasio, San Venanzo e Monte Peglia. Nelle zone colpite da eventi sismici i fabbricati sono stati ristrutturati e sono in buono stato, ma abbandonati e oggetto di depredazioni e atti vandalici in assenza di controlli. I fabbricati non vengono affidati perché la Regione, nell’ambito del ‘Progetto Patrimonio’, ha preso in carico tutti i fabbricati del Subasio per la gestione dell’albergo diffuso in zone agricole. Il progetto del
‘Parco terapeutico’ interessa due fabbricati in cui sono in corso i lavori. Sugli altri edifici e sul Progetto Patrimonio servirà una verifica.
La corretta gestione dei beni – è stato evidenziato – è strategica per reperire risorse per mettere a valore un patrimonio molto esteso: parte delle strutture hanno bisogno di
essere messe in sicurezza e di essere bonificate. Serve poi un piano per poterle utilizzare al meglio: sul Subasio molti casolari ristrutturati con i fondi del terremoto sono stati messi sul mercato in modo non adeguato e restano inutilizzati mentre invece potrebbero servire a mantenere vivi dei territori marginali in cui agriturismi, raccolta della legna e dei tartufi, zootecnia potrebbero diventare attrattivi.
Sul Monte Peglia ci sono state occupazioni arbitrarie e diffuse degli immobili. Alcuni sono stati liberati e resta solo un caso che richiederà lo sgombero coattivo. Le strutture di San Venanzo sono peraltro spesso fatiscenti, anche le case utilizzate dagli agricoltori, con mancanza anche dei servizi igienici.