Sindacati in pressing affinché al più presto si proceda alla vendita delle aziende dell’ex Gruppo Novelli, per parte delle quali però, è tutto bloccato dopo il sequestro giudiziario disposto dal Tribunale di Terni. Dopo il provvedimento emesso la scorsa settimana dal giudice Nastri su richiesta del curatore fallimentare del Gruppo Novelli, Marco Bartolini, le organizzazioni sindacali di categoria sono preoccupate. Perché le procedure avviate dai curatori fallimentari di Alimentitaliani (che sono anche i custodi giudiziali di Fattorie, Cantine e Bioagricola Novelli, oggetto di un sequestro preventivo anche da parte della Procura di Castrovillari) rischiano di essere bloccate.
Nella sua ordinanza di sequestro delle tre aziende agricole, il giudice del tribunale di Terni ha stabilito infatti il “divieto di vendita a terzi delle quote sociali” se non con il consenso dei curatori Alimentitaliani (Meo e Caldiero) e di quello del Gruppo Novelli (Bartolini) oltre che dello stesso magistrato ternano.
Ex Novelli, si vagliano le offerte per Alimentitaliani | Ma su Fattorie, Cantine e Bioagricola decide Terni | Il giudice “Sproporzione nella cessione”
Ma sullo sfondo rimane l’ipotesi di un annullamento della vendita, avvenuta il 22 dicembre 2016, delle quote e delle proprietà del Gruppo Novelli alla società del gruppo iGreco Alimentitaliani. Con quest’ultima che poi aveva ceduto (senza incassare i corrispettivi pattuiti, 340mila euro) le società agricole in attivo – Fattorie Novelli, Cantine e Bioagricola – alla Poderi Tommaso Greco e a Cataldo Greco. Su tale azione revocatoria, avanzata dal curatore fallimentare del Gruppo Novelli, il Tribunale di Terni dovrebbe pronunciarsi nelle prossime settimane, ma nell’ordinanza di sequestro il giudice evidenzia che ad una sommaria analisi esiste una “rilevante probabilità di accoglimento delle domande proposte nel giudizio di merito“.
Sindacati preoccupati chiedono tavolo tecnico
La questione sempre più ingarbugliata, che vede al centro due diversi fallimenti, due sequestri sovrapposti per le stesse società, tre curatori fallimentari interessati, due Tribunali coinvolti ed anche una inchiesta penale (quella sul fallimento di Alimentitaliani, con un fascicolo per bancarotta fraudolenta in concorso che al momento vede indagato Saverio Greco), preoccupa le organizzazioni sindacali di categoria. Che chiedono in primis di conoscere l’esito dell’avviso pubblico emesso dal Tribunale di Castrovillari per acquisire manifestazioni d’interesse sull’affitto o l’acquisto dei vari rami di ciò che un tempo era di proprietà del Gruppo Novelli. Diverse le offerte pervenute ai curatori fallimentari calabresi, che ieri hanno iniziato a vagliarle e che, secondo quanto era trapelato nei giorni scorsi, sarebbero stati pronti a fare comunicazioni in merito ai sindacati nella giornata odierna. Ma le ultime novità avrebbero cambiato i programmi.
“Le organizzazioni sindacali Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil dell’Umbria, in riferimento agli ultimi accadimenti nella complessa vertenza dell’ex Gruppo Novelli, ora Alimentitaliani, in fallimento, e Fattorie Agricole, – evidenziano in una nota – ribadiscono la propria preoccupazione in merito alla positiva conclusione della ormai logorante vicenda che vede protagonisti i lavoratori delle aziende, coinvolti loro malgrado in tutte le varie fasi giudiziarie che hanno scandito gli innumerevoli fallimenti di questa importante realtà produttiva.
Chiediamo pertanto a tutti i soggetti interessati che ogni azione messa in campo abbia come assoluta priorità quella di salvaguardare la continuità produttiva, a partire dal pieno mantenimento occupazionale, tenendo inoltre conto che si tratta di un’azienda alimentare con presenza di allevamenti.
È assolutamente necessario assicurare al più presto la vendita delle produzioni a soggetti imprenditoriali seri e affidabili, – chiedono i sindacati di categoria – in grado di fornire garanzie verificabili, ai quali interessi realmente il rilancio dei marchi e di tutta l’attività produttiva, tutelando i posti di lavoro.
Per tali ragioni abbiamo sollecitato un tavolo tecnico alla curatela fallimentari di Alimentitaliani, per avere chiarezza in merito agli ultimi eventi accaduti, in primis le manifestazioni d’interesse pervenute in data 18/05/2018. Ribadiamo inoltre a tutte le istituzioni interessate di vigilare sul buon esito dell’intero percorso”.
Da salvaguardare ci sono anche i creditori
Ma da salvaguardare, oltre alle produzioni e quindi i lavoratori rimasti (a Terni lo scorso anno si è assistito ad un licenziamento collettivo subito dopo lo sciopero dei lavoratori da parte di Alimentitaliani oltre che alla messa in atto da parte di quest’uiltima del piano industriali solo in merito agli esuberi, con licenziamenti anche a Spoleto, Amelia e Latina), ci sono anche i creditori. Quelli di Alimentitaliani, acquisiti in pochi mesi di gestione da parte di quest’ultima, e quelli – ben più consistenti – del Gruppo Novelli. Al momento del fallimento di quest’ultimo, i creditori erano centinaia e centinaia e l’ammontare dei debiti quasi 102 milioni di euro. Tra i creditori ci sono numerose società, sia piccole che grandi, alle quali questa vicenda ha creato un danno economico rilevante; alcune sono anche fallite in questi anni.
E’ quindi per cercare di soddisfare le loro pretese, che è stata avviata la revocatoria della vendita di un anno e mezzo fa. Vendita che da subito era emersa con aspetti poco chiari. A partire dal braccio di ferro che c’era stato tra la proprietà (la famiglia Novelli, che poi sulla cessione si era spaccata), i gestori (il cda tecnico guidato dal professor Musaio), le istituzioni (Mise in primis) ed i sindacati.
E a notare ora la sproporzione tra quello che era sul piatto, cioè il valore del Gruppo Novelli, e quello che veniva proposto – l’acquisto al prezzo simbolico di 1 euro e l’accollo dei debiti – è lo stesso Tribunale di Terni proprio nell’ordinanza di sequestro delle tre società scorporate in modo sospetto a febbraio 2017 e cedute ad altri membri della famiglia Greco. Sproporzione che emergeva da subito, secondo il giudice, “prescindendo dall’esito evidentemente ‘infausto’ dell’operazione, in conseguenza della quale la Gruppo Novelli srl si è ‘svuotata’ del proprio intero patrimonio senza ricevere alcunché dalla società acquirente, la quale non ha provveduto neppure in parte al pagamento dei debiti oggetto di accollo”. “Stanti la natura del soggetto accollante (società neocostituita con capitale sociale di entità irrisoria) e la totale assenza di garanzie da quest’ultima prestate, era facilmente prevedibile che non vi sarebbe stata un’effettiva liberazione dai debiti oggetto di accollo“.
La nota vendita di fine 2016, che tra l’altro non era prevista nel piano concordatario del Gruppo Novelli, insomma, “non poteva neppure ritenersi ispirata al criterio della migliore soddisfazione dei creditori, apparendo piuttosto diretta a frodare le loro ragioni”.
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