Erano rimasti fermi al ‘no’ della Regione Umbria. Quando, lo scorso 2 dicembre, a Palazzo Donini, alcuni ex dirigenti della Perugina avevano incontrato il dirigente regionale allo sviluppo economico, Luigi Rossetti, e i due consigliere regionali Carla Casciari e Giacomo Leonelli. Quel giorno, all’idea avanzata dei ‘workers buyout’ l’istituzione avevano risposto rimandando tutto al mittente. Troppo diversa, a loro dire, rispetto alla linea perseguita fino ad adesso dai sindacati, ossia quella di non creare esuberi e di proseguire con i tavoli con l’azienda per seguire il piano industriale.
Eppure oggi, il gruppo composto da alcuni ex dirigenti dello stabilimento di San Sisto è riuscito a confrontarsi, come da programma, con il viceministro del Ministero dello Sviluppo Economico, Teresa Bellanova, già protagonista istituzionale in altri incontri con al centro l’azienda, dichiaratasi “entusiasta” della proposta della cooperativa da costituire attraverso lo strumento del workers buyout.
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Lavoratori in cooperativa
Un incontro esplorativo e “positivo“, così come riportato anche dalla parlamentare del M5S, Tiziana Ciprini. Nel progetto, dunque, sarebbero gli stessi lavoratori a riorganizzarsi, evitando gli esuberi della multinazionale svizzera, e a costituire una nuova linea produttiva in formato cooperativa. Che si faccia a San Sisto o in un altro stabilimento, l’idea sarebbe quella di produrre, attraverso questa linea, alcuni vecchi prodotti ormai non più commercializzati e dismessi da Nestlé, per ripercorrere le tradizioni del passato e facendo leva sui ricordi e sul cuore dei consumatori. Uno scoglio potrebbe tuttavia essere quello del marchio Perugina, che Nestlé dovrebbe comunque accettare di ‘cedere’ alla cooperativa. Un modello, quello dei workers buyout, che ha già fatto scuola in Italia e all’estero (in particolare negli Stati Uniti), grazie alla messa in piedi di più di un centinaio di cooperative del genere.
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Regione ostacolo?
“Tutto questo – ha affermato Ciprini dopo l’incontro al Mise – garantirebbe l’occupazione dei lavoratori per l’anno intero e non solo per la stagione di punta. La Regione Umbria, che in un precedente incontro con i promotori della new coop ha mostrato freddezza sostenendo l’idea irrealistica di ‘voler puntare all’obiettivo licenziamenti zero’, non deve essere di ostacolo a tale iniziativa ma, al contrario, deve farsi portavoce e porre in essere tutte le misure necessarie per favorire l’ambizioso progetto, come farà il governo nazionale. Basti guardare all’esempio della Francia, dove è accaduto un fatto analogo, per cui la Fralib ha ottenuto l’utilizzo del marchio della nota multinazionale Unilever, con il pieno appoggio del governo. Il risultato? Un grande successo come Worker by out dei lavoratori che hanno rilevato il marchio e continuato a produrre, salvando occupazione e territorio. L’auspicio – conclude Ciprini – è che lo strumento della cooperativa venga accolto favorevolmente da tutti gli attori chiamati in causa. Importanti aziende come la ‘Perugina’, grazie allo strumento del Wbo, possono tornare ad essere protagoniste del rilancio del nostro Paese, contro speculazioni finanziarie e desertificazione occupazionale”.
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Il Comune non sta a guardare
E se neppure a Palazzo dei Priori, sede del Comune di Perugia, il progetto del Wbo ha avuto tanto successo, quest’oggi però è passata in Commissione (e all’unanimità) la richiesta del consigliere Nilo Arcudi (Sinistra Italiana) di far sì che il Sindaco vigili e monitori l’esito del tavolo istituzionale con il Ministero dello sviluppo economico, Regione, lavoratori, sindacati e azienda, quest’ultima non presente in Commissione nonostante la richiesta di audizione. “Per una città come Perugia – ha dichiarato Arcudi – rischiare la perdita di 340 posti di lavoro stabili in un’azienda storica e identitaria come la Perugina è obiettivamente insostenibile; appare evidente che il piano di rilancio sottoscritto dall’azienda con i sindacati e condiviso dalle istituzioni locali non viene unilateralmente rispettato dall’azienda; cassa integrazione per 800 maestranze e 340 esuberi, non era certamente questo quello che si era definito nell’accordo”. Un parere approvato a pieni voti, mentre in contemporanea i consigliere stigmatizzavano l’assenza di Nestlé al tavolo. Dal canto suo l’azienda ha risposto: “non presenziamo alle sedute comunali. Riteniamo che il tavolo per il confronto sia quello con i sindacati”.
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