Prorogata fino a domenica 15 ottobre la mostra “L’intrepido Larth. Storia di un guerriero etrusco” allestita ad Orvieto al Museo archeologico nazionale e al Museo “Claudio Faina” posti, a distanza di pochi metri l’uno dall’altro, nella stessa piazza della cattedrale del Maitani.
Curata da Luana Cenciaioli (direttrice del Museo archeologico nazionale dell’Umbria e del Museo archeologico nazionale di Orvieto) e Giuseppe Maria Della Fina (direttore del Museo “Claudio Faina”) ci proietta nel mondo degli Etruschi, nella loro arte, nei loro costumi.
Fu Gian Francesco Gamurrini, tra i maggiori archeologi del XIX secolo, a dare notizia nel 1881, in una rivista specializzata, della scoperta effettuata da Riccardo Mancini della tomba di un guerriero etrusco nella necropoli orvietana del Crocifisso di Tufo. Contrassegnata come K 279, era costituita da una doppia camera, costruita in blocchi di tufo, con ingresso rivolto a Ovest, chiusa da una porta da cui, tramite un piccolo ambiente, si accedeva alla zona mortuaria suddivisa in due vani da un setto centrale. La volta era crollata all’interno insieme ai cippi che si trovavano sopra. Tra questi ce n’era uno a testa elmata, conservato al Museo “Claudio Faina”, raffigurante il defunto, Larth Cuperes, figlio di Aranth. Di origine sabina, Larth fu probabilmente un mercenario giunto ad Orvieto (l’antica Velza) con l’intenzione di affermarsi socialmente. E ad Orvieto, stando alle ricerche di Adriano Maggiani, avrebbe avuto una folgorante carriera culminata con l’ingresso nell’aristocrazia locale. Il cippo funerario risalirebbe al 530-520 a.C. e, secondo gli studiosi, sarebbe stato realizzato prima di un altro, simile, conservato al Museo archeologico nazionale di Firenze. È una delle opere più riuscite della scultura in pietra degli Etruschi. In trachite (75 cm x 56), tratteggia i lineamenti (occhi grandi, naso -ora mutilo-, bocca minuta, mento pronunciato) di un uomo con un elmo di tipo corinzio calzato sulla testa. Nella tomba fu ritrovato anche un ricco corredo costituito da numerosi reperti catalogati ed esposti al Museo archeologico nazionale di Orvieto, proprio dietro al duomo. Il percorso espositivo articolato nei due musei ripercorre i tempi e i modi della scoperta e consente di ammirare l’opera scultorea (Museo “Claudio Faina”) nonché il ricco corredo funerario con una serie di vasi attici di particolare interesse (Museo Archeologico Nazionale di Orvieto). Il catalogo è pubblicato dalle Edizioni Quasar (Roma).