Spoleto festeggia i 60 anni del Festival e la città lo fa con tre iniziative che rendono il senso della celebrazione. Le 60 lune dell’artista Giancarlo Neri, ad illuminare il cielo di Spoleto e a ricordare gli anni del Festival; la street art di Ob Queberry (al secolo Mattia Santarelli) che ha realizzato, in piazza del Mercato, alcuni elementi di sei manifesti d’autore del Festival e la mostra diffusa “1958-2017 – La città nel Festival un Festival nella città“, allestita nei percorsi della mobilità alternativa, alla Chiesa di S. Agata, Casa Menotti – Centro documentazione Festival dei Due Mondi e in oltre centro attività commerciali del centro storico.
A Palazzo Mauri oggi, 29 giugno, c’è stata la presentazione ufficiale alla presenza del sindaco Fabrizio Cardarelli, del direttore Artistico del Festival, Giorgio Ferrara e dell’Assessore alla Cultura del comune, Camilla Laureti che è stata anche la moderatrice dell’incontro. Di fatto una occasione diversa dal solito per inaugurare anche gli appuntamenti con la stampa da parte del Festival, che tradizionalmente avvengono di mercoledì durante le settimane di programmazione.
La vigilia della Prima, inizia con la visione di un video, uno storytelling, del lavoro preparatorio delle installazioni inaugurali del comune. Il tutto con una colonna sonora, a dir poco originale. La voce rugosa e cavernosa di Tom Waits, incastonata in una ballad dal ritmo lentissimo. Una sorpresa che attira l’attenzione dei giornalisti, di Giorgio Ferrara e lascia il primo cittadino con una espressione enigmatica.
Se qualcuno si aspettava We are the champions dei Queen, allora non ha capito come il Festival in 10 anni ha coltivato e fatto crescere passioni “insane” anche nelle persone apparentemente miti. E poi qualcuno ha anche il coraggio di dire che non si sperimenta abbastanza. Tom Waits è una supersfida, chapeau.
Ed è proprio Ferrara a dare l’abbrivio alla nuova way of life, “complimenti per il video mi è piaciuto, è allegro, non l’avevo ancora visto.”. Tom Waits allegro è meglio di un opera dadaista di Duchamp, ma il senso della vita è esattamente questo a Spoleto60.
Prosegue Ferrara, “Questo è davvero un anno speciale dove la collaborazione da una parte con l’amministrazione comunale, Fabrizio, Camilla, e la Fondazione dall’altra, ha messo tutti nella condizione di unità intorno alla importantissima celebrazione di questo gioiello creato nel ’58 da Gian Carlo Menotti e di cui stamattina abbiamo anche visto la testimonianza storica attraverso la presentazione di un libro celebrativo.”
Spoleto 1958 rivive in un libro, Ferrara “Multidisciplinarietà idea vincente di Menotti”
“Un occasione dunque per vedere la città coesa come non mai intorno al suo Festival, alla faccia di quei pochi che protestano sempre. E’ un sentimento che mi colpisce – aggiunge il direttore artistico-e che fa anche vedere come sia possibile vivere questa città in maniera piacevole. Vedere i sorrisi sulla faccia della gente e tenere in disparte i malumori che poi comunque passano, mi fa apprezzare questa armonia nuova e mi riempe di gioia. Le istallazioni e la mostra che inauguriamo oggi sono bellissime e devo dire grazie alla famiglia Monini, all’assessorato alla cultura e al sindaco per averle pensate. Questa città ogni anno riserva una sorpresa (riferendosi alla location della mostra 1958/2017 allestita nella Chiesa di S. Agata è in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale – Teatro Romano di Spoleto), luoghi incredibili che riscopriamo in occasione del Festival.”
“Sono dunque felice di essere qui all’inaugurazione, questa nuova strada che spero continuerà. L’unica cosa che non posso non dire con una vena di tristezza è che abbiamo perso un grande personaggio (Carla Fendi ndr. CLICCA QUI), una grande mecenate speciale, si interessava molto a quello che faceva e proponeva sempre idee nuove sulla cultura e sugli spettacoli. L’abbiamo persa ma non ci ha lasciati del tutto, è sempre li che ci guarda e ci controlla ci segue e mi segue. La ricorderemo nei prossimi giorni con una messa celebrata da Mons. Arcivescovo, e all’inaugurazione degli spettacoli del Festival, al Caio Melisso e sopratutto al Concerto Finale.”
E’ la volta poi del Sindaco Fabrizio Cardarelli, “questa è la prima occasione, se non vado errato, che abbiamo per parlare della riconferma di Giorgio Ferrara alla direzione artistica del Festival. E’ una nomina che spettava alla Fondazione ma di concerto con il Ministero e che tiene sopratutto conto dei risultati della manifestazione. E non si può disconoscere il risultato straordinario ottenuto dalla direzione di Giorgio Ferrara negli ultimi 10 anni e gli auguriamo quindi buon lavoro per i prossimi 3 anni.”
“Che dire– aggiunge il sindaco tirando un sospiro di sollievo- quest’anno avevamo bisogno di un grande Festival per le note vicende che tutti sappiamo e tale sarà. Il Festival è sempre stato all’altezza ma quest’anno lo è ancora di più in una condizione che rende speciale sia la manifestazione che la città di Spoleto. Una sinergia indissolubile, iniziata 3 anni fa quando chiesi a Giorgio Ferrara di fare in modo che ci fosse continuità del Festival nel corso dell’anno. Sappiamo bene- spiega Cardarelli– che non ci può essere la stessa intensità come nel periodo canonico di programmazione, ma le iniziative messe in campo dalla Fondazione iniziano a dare risultati. Ovviamente abbiamo la compartecipazione e l’aiuto anche di altri soggetti, la Fondazione non può uscire dagli indirizzi di bilancio che gli appartengono, ma tutto quello che possiamo fare lo facciamo. E le proposte artistiche di Giorgio hanno colto nel segno. Siamo dunque alla partenza ufficiale della 60esima edizione che vede già il tutto esaurito anche nelle strutture alberghiere e la cosa ci fa particolarmente piacere. Importante il valore della manifestazione artistica, ma è importante anche cosa accade intorno alla manifestazione. Sta diventando una gara partecipare agli spettacoli – conclude con soddisfazione il sindaco– e vi garantisco che abbiamo richieste che non riusciamo a soddisfare. Speriamo sia sempre così.”
L’assessore Camilla Laureti aggiunge, “dobbiamo ringraziare anche l’azienda Chiavari che ha montato con una sua squadra le Lune, la Regione Umbria, il MIBAC e la Fondazione CaRiSpo. In giro per la città e in tutte le stazioni della mobilità alternativa si potranno vedere le foto dei momenti e dei personaggi dei 60 anni di questo Festival. Siamo dunque come diceva Ferrara come in una città europea dove le metropolitane hanno un tema portante. L’ultima cosa che voglio dire è che moltissimi esercizi commerciali della città hanno in vetrina le foto di questi 60 anni di storia. Un città davvero coinvolta.”
Inevitabile una domanda sull’alzata di sipario del Don Giovanni, con la quale Spoleto60 avrà inizio ufficialmente domani, 30 giugno. Si sa di un ferreo riserbo su tutta la produzione, fatta eccezione per un bozzetto di scena della coppia da Oscar, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.
Festival Due Mondi, prime anticipazioni sul “Don Giovanni” opera d’apertura di Spoleto60
Per il resto notte fonda, in parte perchè è in programma come si sa da tempo la diretta della Prima su Rai5 e un pò perchè il Don Giovanni è oggettivamente un opera da far tremare le ginocchia anche a un centometrista. E così, pare, che anche alla generale le persone presenti siano state anche meno rispetto agli addetti ai lavori. Insomma anche una parte di chi ci ha lavorato alla fine ieri sera non era li.
Dopo 10 anni sappiamo bene come Giorgio Ferrara non si tira indietro in fatto di scaramanzie, scongiuri, anatemi e pozioni magiche. E così il Direttore Artistico, senza scarpe rosse, ma con entrambi le mani atteggiate alla foggia di quella formazione ossea che cresce sulla testa dei mammiferi, dritto per dritto giacula “E’ andato tutto bene !!”.
“Sarà un Don giovanni di un certo spessore– spiega compito Ferrara- Questa opera ha un problema ed è che è scritta a scene staccate, sempre a due o a tre personaggi con un andamento molto schematico e sopratutto, visto che eseguiamo la versione integrale completa (per intenderci la versione praghese del 1787 ndr.) è stato molto difficile dargli unità. L’unità l’ho trovata tenendo in grande conto le riflessioni di un grande filosofo Søren Kierkegaard, che nel suo saggio fondamentale su Mozart e la sua musica delinea il personaggio di Don Giovanni (il seduttore psichico ndr.) e che io ho seguito dolcemente. Io non sono un trasgressore come sapete, amo che nell’opera si senta la musica e il canto prima di tutto. Ho fatto così anche per il Don Govanni e sono soddisfatto che la trilogia di Da Ponte-Mozart abbia avuto un grande riscontro anche grazie alla Rai e alle collaborazioni produttive come quella con il Teatro Coccia di Novara e il Festival di Cartagena. Abbiamo programmazioni fino al 2019 in giro per il mondo, questo era lo scopo e ci siamo riusciti. Ora non rimane che pensare ad un altra trilogia.”, chiude con un sorriso Ferrara.
Certo, se ci fosse stato spazio per una Tetralogia come quella Wagneriana, un annetto in più rispetto ai 3 offerti dal Mibac, a Ferrara non sarebbe di certo dispiaciuto. Ma chissà che ne pensa di Wagner il Direttore Artistico? Quella si che sarebbe stata una bella sfida.
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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)