Hasan Varoshi è stato interrogato nel reparto di chirurgia del Santa Maria della Misericordia di Perugia, dove è piantonato da quando, due giorni fa, secondo gli inquirenti avrebbe volontariamente dato fuoco alla sua ex, l’estetista di Gaifana Alessandra P.
Al Gip il 25enne ha raccontato una versione completamente diversa. Ha detto che quella sera lui è andato a casa della donna perchè due ore prima la quarantenne, per gelosia e vendetta (era stato lui a lasciarla) aveva inoltrato un video con scene d’amore riprese durante la loro storia, alla nuova fidanzata di lui. Sarebbe andato li, arrabbiato, per farla smettere di dare fastidio a lui e alla sua nuova compagna.
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“Non ero andato per uccidere”. “Non ho buttato giù la porta, ho suonato e mi ha aperto”, ha raccontato assistito dall’avvocato Ubaldo Minelli. Non solo, “non avevo portato una tanica di benzina, lei stava pulendo la cucina con l’alcol e mentre litigavamo, per rabbia, ho dato un calcio al flacone da due litri e l’ho scagliato via. Il liquido è fuoriuscito ovunque ed è finito anche sulla stufa a pellet, qui si è infiammato e il fuoco ha invaso la casa e anche Alessandra ha preso fuoco”. La prima parte del racconto dell’indagato, sottoposto a fermo di indiziato è già completamente diverso da quello della tesi d’accusa.
“Io le ho salvato la vita e lei mi ha ringraziato”. Ma c’è di più “io ero fuori dal fuoco – prosegue il racconto – ma mi sono ustionato le braccia perchè ho salvato Alessandra. Le ho salvato la vita prendendola in braccio e quando la finestra non si apriva, l’ho spaccata per portarla fuori, quel sangue che hanno trovato su di lei è mio. Analizzatelo”. Così ha detto al giudice. “Lei mi ha ringraziato, quando l’ho posata sulla scala. Andate a Genova (la donna è ricoverata lì in un centro per grandi ustionati, ndr) e fatevelo dire”.
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Il giudice deciderà entro venerdì mattina alle 13. Termine dopo il quale le 48 ore di validità della misura cautelare scadranno. Il pm Michela Petrini ha chiesto che venga disposto il carcere per Hasan, perchè secondo la procura sussistono il rischio di fuga, di reiterazione del reato e anche di inquinamento delle prove. L’avvocato Minelli si è opposto.
Si cerca un complice. Ma secondo gli investigatori le cose non stanno come racconta il 25enne, che si sarebbe fatto accompagnare ad uccidere la sua ex. Non aveva un’auto e non guidava e nei dintorni dell’abitazione, isolata nelle campagne tra Nocera e Gaifana, in via Montecchio, non è stata trovata alcuna vettura. Gli inquirenti – secondo indiscrezioni – starebbero raccogliendo elementi nei confronti del presunto autista-compiacente. Impossibile che non abbia notato la tanica di benzina e la mazza con le quali si sarebbe presentato a casa dell’ex (versione che oggi l’indagato ha completamente rigettato). Due storie agli antipodi se si pensa che gli uomini del comandante provinciale Paolo Piccinelli ritengono che abbia distrutto a mazzate l’impianto di videoregistrazione interno all’abitazione.