Realizzare una sorta di museo nel museo, realizzando un percorso espositivo ed eventi all’interno della Rocca albornoziana per valorizzare la sua recente storia, quando cioè era sede del carcere di Spoleto (lo è stato per circa 150 anni). Ma anche attivare dei laboratori, dopo il successo della sperimentazione avvenuta nei mesi scorsi, all’interno della casa di reclusione di Maiano per realizzare il merchandasing del sito Unesco Italia Langobardorum. E ancora la possibilità, per l’Amministrazione penitenziaria, di usare gratuitamente gli spazi della Rocca per eventi di significativa rilevanza culturale e scientifica. E infine, ma forse più importante, valorizzare e migliorare il decoro della Rocca e del suo Parco con attività specifiche, compreso l’impiego del personale recluso a Maiano, con 4 detenuti che potranno trovare lavoro temporaneamente all’interno della fortezza.
E’ questo ciò che prevede il protocollo d’intesa firmato giovedì mattina dal direttore del Polo museale dell’Umbria Marco Pierini e dal provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria per la Toscana e l’Umbria Giuseppe Martone. Ad illustrare nel dettaglio le attività pensate è stata la direttrice del museo del Ducato Longobardo, Rosaria Mencarelli, durante una conferenza stampa a cui hanno preso parte un cospicuo numero di agenti della polizia penitenziaria (guidati dal comandante Marco Piersigilli) e rappresentanti istituzionali, in primis il direttore del carcere spoletino Luca Sardella.
Il primo appuntamento in programma è l’inaugurazione della mostra “In-visibile. L’arte che rende l’invisibile visibile”, nell’ambito del Festival dei Due Mondi (grazie all’attivissimo Giorgio Flamini). Ma ne seguiranno altri, con l’obiettivo di rendere la Rocca più vicina alla città, come spiegato da Pierini e Mencarelli, ribadendo quanto già espresso durante un recente incontro. Lo scopo, infatti, è quello di un dialogo tra i due enti e con la città, a partire dalla valorizzazione della storia. Il tutto sulla scia di quanto già fa il Comune di Spoleto con un analogo protocollo con la casa di reclusione di Maiano, che vede l’impiego di alcuni detenuti per lavori a favore della città, come ricordato dal vice sindaco Maria Elena Bececco. Ma l’attività del penitenziario spoletino è da sempre intimamente connessa con l’esterno, come ben noto.
Dall’incontro di ieri è stata lanciata anche un’altra idea: quella di recuperare, in collaborazione con l’Archivio di Stato (a rappresentarlo c’era la direttrice Giovanna Giubbini), gli archivi del carcere e creare dei percorsi formativi. L’importanza di quei fogli, ma soprattutto di quello che non è scritto nei faldoni, del recupero delle storie, del ricordare la vergogna provata in passato da chi lavorava nel penitenziario o dei tanti familiari che hanno varcato la porta della Rocca, è stata invece sottolineata dal dottor Morettoni del provveditorato regionale. Mentre l’importanza dell’intesa per la polizia penitenziaria è stata sottolineata dal comandante Piersigilli, che ha ricordato come nella struttura cittadina operino funzionari ed ispettori di Spoleto, per cui l’iniziativa è molto sentita. Ed ha anche lanciato l’idea a Martone di organizzare un evento alla Rocca il prossimo anno in occasione del bicentenario dalla fondazione del Corpo, “anche perché – ha ricordato – ricorreranno anche i 25 anni da uno storico evento: per il Festival suonò infatti la banda nazionale della polizia penitenziaria“. Un evento insomma da ripetere, è stato il suo suggerimento tra le righe.