Si è presentata in aula questa mattina a discussione già iniziata, poi è uscita e se ne è andata senza attendere la sentenza che l’ha condannata a due anni e nove mesi di reclusione. Il giudice Nicla Restivo ha pronunciato il verdetto di primo grado dopo neanche un’ora di camera di consiglio nei confronti dell’ ex (intanto sospesa dall’ordine) avvocato Rosa Federici , il legale balzato alle cronache anche per diversi servizi televisivi realizzati dal programma Le Iene.
L’avvocato in questo caso era a processo (ci sono altri procedimento a suo carico ma non al tribunale di Perugia) con l’accusa di aver truffato madre e figlio, suoi clienti, ristoratori di Foligno, ma tra i reati contestati c’erano anche il millantato credito e il patrocinio infedele. Ma a costituirsi parte civile in questo processo non sono stati solo madre e figlio, ma anche un giudice del consiglio di stato tirato in ballo, a sua insaputa, dall’avvocato Federici. Oggi nella stessa sentenza il giudice ha stabilito per loro una provvisionale da 45mila euro per la famiglia di ristoratori e da 70 mila euro per il magistrato coinvolto. Il giudice Restivo ha stabilito anche il sequestro conservativo dei beni mobili e immobili dell’imputata a garanzia delle somme da risarcire alle parti civili.
La vicenda. In pratica secondo quanto ricostruito dalla procura e ora confermato dal giudice l’avvocato avrebbe ricevuto l’incarico dagli assistiti di rappresentarli in un ricorso al consiglio di stato ma la Federici avrebbe poi spiegato ai clienti che per far accogliere il ricorso sarebbe stato necessario consegnare (per suo tramite) 15mila euro ad un giudice del consiglio di stato. In pratica proponeva una mazzetta vera e propria, senza che l’interessato ne fosse minimamente a conoscenza. Una proposta di corruzione bella e buona se non fosse che, come emerso nel processo, quei soldi in realtà se li sarebbe poi intascati il noto legale. Ma la ricostruzione va oltre, e la rottura tra clienti e avvocato arriva il giorno dell’udienza quando la Federici, che ha chiesto ai clienti di non presenziare, annuncia l’accoglimento del ricorso. Peccato che poi i clienti verificando sul sito del Tar scoprano anche grazie alle verifiche per mano di un parente avvocato che il ricorso non è mai stato vinto. Il particolare: l’avvocato avrebbe tentato di coprire ancora una volta la verità spiegando che sul sito del Tar c’era un errore di battitura.
Ora ci sono 90 giorni per il deposito delle motivazioni alla sentenza che la difesa del legale vorrà sicuramente conoscere per ragionare sul possibile ricorso. Ma a dichiarare soddisfazione sono intanto i legali delle parte civili Franco Libori per madre e figlio folignati e Francesco Caroleo Grimaldi per il magistrato del consiglio di stato. “Un fatto veramente inquietante – lo ha definito Caroleo Grimaldi – in cui il solo aspetto positivo è che la giustizia sia intervenuta in tempi rapidi e in modo determinato. Si tratta per il mio assistito di danni morali che gli sono stati provocati, gravissimi”. Anche l’avvocato Libori commenta positivamente la sentenza.