Altro che ‘zucche di Hallowen’ e mode consumistiche importante dalla bizzarra America, la tradizione dei ‘capucòllocchj’ nell’area del folignate affonda le sue radici nella notte dei tempi, e a mantenerla viva ci pensa ogni anno la Pro Loco di Capodacqua.
“Lu capucollócchj” (il capo – che sta anche ad indicare la testa – con gli occhi) non è altro che una grossa “ciucca ghjàlla” (zucca gialla) alla quale viene accuratamente tolta la polpa interna per poi intagliare “occhj, nasu e vvócca”, (occhi, naso e bocca). Da tali fessure fuoriesce la tremula luce di un lumino che viene posto all’interno della zucca cava.
Alle Puelle (storico quartiere del centro storico di Foligno ricompresto tra l’area dell’ex Ospedale e ed il fiume Topino) tanti anni fa, nella notte di ‘Tutti i Santi’, numerosi ‘capucollócchj’ venivano disposti in fila sopra le storiche mura urbiche. Mentre alcune famiglie usavano collocavano “le ciùcche” sopra i davanzali, i balconcini o sulla soglia delle porte.
Un’usanza arcaica, con la quale s’intendeva esorcizzare in qualche modo la morte, evocando gli spiriti. Si tratta di antichi riti celtici? Cristiani? O semplicemente, tradizioni popolari tramandate da generazione in generazione?
Una cosa è certa, non si può banalizzare e decontestualizzare il tutto con una sorta di ‘carnevale fuori stagione’. Per questo a Foligno c’è ancora chi intende valorizzare la tradizionale ‘Festa de lu Capucollòcchj’ dove i bambini non si limitano a comperare anonime e standardizzate zucche di plastica al supermercato, come vittime del consumismo e del marketing ma sono protagonisti della festa.
Non inseguono mode, ma recepiscono e tramandano la tradizione dei loro nonni.