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Omicidio Polizzi, il giorno della sentenza

Sara Minciaroni

Omicidio Polizzi, il giorno della sentenza

Attesa in giornata la decisione dei giudici per Riccardo e Valerio Menenti
Lun, 27/04/2015 - 08:49

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Il giorno della verità. Prima le repliche, poi il ritiro della Corte in camera di consiglio e infine la sentenza. Una sequenza che entro la giornata di oggi potrebbe stabilire se Riccardo e Valerio Menenti verranno condannati per l’omicidio di Alessandro Polizzi e per il tentato omicidio di Julia Tosti. La decisione della Corte presieduta dal giudice Gaetano Mautone sarà attesa in aula dai familiari di Alessandro, che in questi mesi di udienze non hanno perso un solo minuto del dibattimento in aula, sempre vicini i genitori e il fratello e sempre con loro Julia, anche lei costantemente accompagnata dai suoi familiari.

Gli imputati padre e figlio. Altra famiglia, altro lato dell’aula. Al banco degli imputati siedono Menenti Riccardo e Menenti Valerio per loro l’accusa portata avanti dal procuratore aggiunto Antonella Duchini e dal pm Gemma Miliani ha chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi. Valerio mandante: Valerio che secondo il pm Antonella Duchini “ha consapevolmente e scientemente fornito un falso alibi al padre”, per lui avrebbe anche mentito, omesso, distorto la verità. Non solo, Valerio “consapevole e concorrente nella premeditata azione omicidiaria messa in essere dal padre” secondo il pm, avrebbe fornito al padre precise indicazioni per agevolarlo nel delitto oltre alle chiavi di casa di Julia. Concorso morale e concorso materiale di Valerio è questo che il pm ha tentato di dimostrare attraverso l’illustrazione del movente, della specifica volontà omicidiaria espressa da Valerio, delle chiavi fornite al padre sia del portone che della palazzina, della pistola del nonno, del falso alibi che Valerio offre al proprio padre, della targa della Lancia Libra di Polizzi fornita come indicazione. Menenti senior, colui che secondo l’accusa avrebbe commesso il delitto volontariamente e con premeditazione e che, una volta che le tracce ematiche hanno rivelato il suo coinvolgimento, ha ammesso di aver voluto “dare una lezione” al giovane, nuovo fidanzato della ex di suo figlio (che per tre volte aveva picchiato il tatuatore di Ponte San Giovanni).

La difesa agguerrita. La difesa ha cercato di smontare ogni pezzo dell’impianto accusatorio descrivendo Julia come una “manipolatrice” che avrebbe spinto Alessandro a picchiare Valerio in sua difesa, che avrebbe mentito e deformato la realtà. Ha descritto Valerio come una vittima, prima di Julia e poi del suo stesso padre che “ha fatto quello che ha fatto”. In questo quadro ha trasformato quella che per la Procura era “la ragazza superstite scampata al massacro” in un “testimone non attendibile”. Ha cercato di demolire il supertestimone Boszo, la commessa del compro oro che si è presentata in questura con il “racconto chiave” del processo, quello per il quale anche contro Valerio è stata emessa la misura cautelare in carcere. E di Riccardo la difesa ha raccontato una versione di padre accecato dalla rabbia che decide di andare a menar le mani e di brandire un piede di porco, ma che non porta una pistola, anzi, nell’appartamento di via Ricci viene colto di sorpresa quando l’arma la impugna Alessandro che per errore si spara e si uccide da solo.

Un processo che ha marciato a grandi passi e che vedrà emessa una sentenza a due anni ed un mese esatto dalla data dell’omicidio. Per i due imputati i destini potrebbero restare uniti con una duplice condanna all’ergastolo (se l’impianto accusatorio della procura avrà retto nella sua interezza), oppure dividersi. Per Valerio la difesa ha richiesto anche l’immediata scarcerazione.  TUTTI GLI ARTICOLI SULL’OMICIDIO DI VIA RICCI

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