Davide Baccarini
Nel tardo pomeriggio di giovedì 27 giugno l’ex segretario del Partito Democratico Walter Veltroni ha presentato, in Piazza Gioberti a Città di Castello, il suo nuovo libro “E se noi domani. L’Italia e la sinistra che vorrei”. A condurre la presentazione avrebbe dovuto esserci anche il giornalista Luca Telese, il quale ha dato però forfait per problemi sopraggiunti all’ultimo minuto. A fare le veci della “spalla” è intervenuto così l’onorevole tifernate Walter Verini, che ha diretto il dibattito con domande all’autore. Veltroni dice di aver cominciato il suo libro subito dopo il risultato elettorale del 25 febbraio e di averlo finito in soli due mesi. Egli lo ha definito un “pamphlet”, una cosa scritta quasi di getto, dettatogli dalla sua preoccupazione per la situazione italiana attuale, passata per i quaranta giorni di non governo alla rielezione di Napolitano. L’ex segretario Pd ha toccato, nel suo scritto e davanti al pubblico, tutti i punti critici della ormai famosa crisi: le centinaia di migliaia di posti di lavoro perduti; i negozi e le imprese che chiudono; milioni di giovani fino ai quarant’anni non garantiti e senza un euro da parte per la pensione; le mafie padrone di mezzo paese che condizionano la vita pubblica in maniera crescente; l’evasione fiscale; l’istruzione e la cultura come ultime ruote del carro; corruzione e immoralità dilagante. Secondo Veltroni è in questo incredibile contesto che la sinistra dovrebbe intervenire: “La soluzione è nelle nostre mani, noi siamo la sinistra e quest’ultima è il cambiamento. Essa non è mai stata una forza di conservazione. In questo paese infatti non c’è niente da conservare bensì da cambiare. C’è bisogno di alcune riforme radicali. Sono convinto che mai come in questo momento ci sia la possibilità per il riformismo italiano di conquistare la maggioranza degli italiani”. Obiettivo del libro e del suo autore è dunque quello di riaccendere entusiasmi sopiti per cercare di creare un’idea di società nuova. E il Pd, in tutto questo, dovrebbe quindi rilanciarsi con programmi concreti per dare nuove prospettive in ogni ambito della vita sociale.
In conclusione Veltroni, imbeccato da Verini, parla della sua intensa esperienza in Campidoglio: “Non c’è nulla di più bello che fare il sindaco per chi ha passione politica. L’idea che il tuo lavoro possa migliorare la vita delle persone è una cosa fantastica.
E’ un lavoro che ha una qualità umana enorme, la politica nella sua forma più alta: la missione civile. Si è persone migliori se si fa un’esperienza amministrativa. Il sindaco non può dire “io” come dicono tutti; nel libro c’è una filippica contro l’ “egologia”: ormai tutti parlano solo di se stessi, anche chi non ha diritto, per dimostrare di essere vivi. Non c’è più un “noi” ma è bene che ci sia. Se non ci sarà un “noi” questa valanga di “io” infelici e sconfitti alla fine genererà lo scompiglio totale”.
Alla fine del lungo intervento Veltroni ha firmato i libri del pubblico.
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