Ivano Rulli (*)
Sia la grande che la piccola distribuzione devono avere la possibilità di competere. Esiste una “emergenza commercio” in Umbria e in particolare a Terni.
I dati diffusi ieri dalla CCIAA di Terni sullo stato del commercio a Terni sono drammatici, l’andamento del settore commercio nel 2° trimestre 2012 rispetto al 2° trimestre 2011 (variazione %) indica una contrazione delle vendite del commercio al dettaglio del 8,1 %, una performance negativa ben peggiore della media regionale e nazionale.
I dati ci preoccupano perché sono il sintomo di una riorganizzazione dei sistemi commerciali a scapito soprattutto del piccolo commercio al dettaglio, con particolar incidenza negativa sul centro cittadino. Tale riorganizzazione non è giustificata dagli andamenti nazionali, perché la crisi in altre regioni colpisce i piccoli esercizi, ma non con questa intensità e drammaticità.
In particolare, i dati diventano ancora più preoccupanti se letti insieme a quelli del rapporto sulla evoluzione regionale del commercio elaborati dall’Ufficio Studio Confcommercio del 25/09/2012
In questi ultimi infatti si evidenzia che la regione Umbria è terza in Italia per densità della superficie di vendita della grande distribuzione, dopo solo la Valle d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia, che sono regioni con un PIL pro capite molto più elevato. Inoltre l’Umbria è seconda in Italia per densità della superficie di vendita totale (mq. x 100 abitanti).
Tab. 1 – Densità della superficie di vendita per tipologia distributiva – 2011 (mq. x 100 abitanti) regione totale di piccolo dettaglio + ambulante di grande distribuzione
Valle d'Aosta
132,00
66,00
65,90
Friuli Venezia Giulia
100,10
43,30
56,80
Umbria
114,50
61,00
53,60
Veneto
93,00
45,80
47,20
Lombardia
83,70
39,10
44,50
Trentino Alto Adige
92,80
49,00
43,90
Marche
98,30
56,30
42,00
Piemonte
90,90
49,70
41,20
Sardegna
106,90
69,00
37,90
Emilia-Romagna
83,60
46,10
37,60
Abruzzo
99,30
63,10
36,30
Toscana
87,40
54,30
33,10
Liguria
83,70
55,50
28,20
Puglia
95,30
67,60
27,80
Calabria
99,80
73,10
26,70
Sicilia
80,50
56,40
24,10
Molise
89,70
67,20
22,60
Lazio
74,40
52,20
22,20
Basilicata
89,90
68,50
21,40
Campania
87,60
69,60
18,10
Se si aggiunge che l’Umbria è una regione dove la crisi ha colpito più duro e prima che in altre, con una riduzione del PIL regionale nel 2009 sul 2008 pari a meno 5% (dati ISTAT) seconda riduzione più alta tra tutte le regioni italiane, il quadro diventa emergenziale.
I dati riportati dimostrano in modo inconfutabile, che non si tratta solo della crisi, ma che è in atto in Umbria una riorganizzazione dei sistemi commerciali a scapito del piccolo dettaglio non giustificabile da nessun trend nazionale. I temi del commercio non possono essere trattati in modo semplicistico, non è ammissibile affermare che l’aumento della grande distribuzione di per sé risponde a esigenze di modernizzazione del commercio, senza spiegare che allora si intende per modernizzazione anche le tante serrande chiuse che oggi testimoniano le crisi delle imprese commerciali e contribuiscono a degradare i centri urbani e le periferie. Perché tale degrado finirebbe per danneggiare tutti, piccola distribuzione, grande distribuzione e soprattutto i cittadini. Questa riorganizzazione a scapito del piccolo dettaglio che fa registrare in Umbria e a Terni le massime incidenze nazionali, non è governata da nessuno. Gli strumenti della pianificazione commerciale sono stati depotenziati, quelli della pianificazione urbanistica, non tengono nella giusta considerazione le esigenze del commercio e dei consumatori. Le amministrazioni la accettano come normale, come naturale, come modernizzazione, ma i dati dimostrano che non è normale, che non è naturale, che non è
una modernizzazione. Le amministrazioni locali non possono limitarsi a contemplare i dati della crisi del commercio a Terni e in Umbria, devono anche dire cosa intendono fare e cosa stanno facendo per evitare la chiusura delle imprese commerciali e il degrado dei centri urbani e delle periferie già da tempo abbandonate. Occorre ritrovare in Umbria un equilibrio che garantisca alla grande come alla piccola distribuzione la possibilità di competere e che soprattutto discenda dalle politiche di attenzione e rivitalizzazione dei centri urbani, che sono certamente una precisa competenza dei comuni e della regione.
(*) presidente Confcommercio Terni