Alessia Chiriatti
Il Tribunale Amministrativo dell'Umbria si è pronunciato ieri a proposito del ricorso promosso dalla Fattoria Autonoma Tabacchi (FAT) che metteva in discussione l'interpretazione della Provincia di Perugia e del Comune di Città di Castello a proposito dell'utilizzo del digestato: questo tipo di concime non è infatti “nè tossico nè pericoloso per l'ambiente e la salute umana”. Dopo la sentenza, il digestato FAT potrà dunque essere nuovamente riutilizzato in agricoltura, a discapito di quanto stabilito finora dalle istituzioni.
Le critiche – Ciò che conta, soprattutto a detta delle associazioni di categoria come CIA, Confindustria, Anca, Legacoop, Fedagri Confcooperative e ordine degli agronomi dell'Umbria, è il “danno che sarebbe stato causato proprio dalla cattiva interpretazione del dettato legislativo”, perchè per un anno non si sarebbe potuto utilizzare il digestato con una perdita che ammonterebbe a 500mila euro.
La risposta della Regione – I consiglieri Smacchi e Barberini rivendicano il ruolo della Regione riguardo a tematiche di questo genere: dovrà dunque essere Palazzo Donini a pronunciarsi su questioni di “interesse generale”. I due consiglieri hanno perciò dichiarato che si faranno promotori di azioni grazie alle quali l'organo legislativo regionale “si riapproprierà delle sue prerogative, magari attraverso specifiche audizioni nelle commissioni competenti”.
Cos'è il digestato – Si tratta di un tipo di compost, che si distingue da quest'ultimo “per essere il risultato di una degradazione di materiale organico da parte di microrganismi in ambiente anaerobico”, secondo la definizione del Parlamento Europeo.
La nota della CIA dell'Umbria – Un deciso balzo in avanti sul fronte delle agroenergie in Umbria. Una sentenza del Tar su ricorso della Fattoria Autonoma Tabacchi (FAT) contro i provvedimenti della Provincia di Perugia e del Comune di Città di Castello, ha posto fine a una distorta e preoccupante interpretazione “locale” della legge, confermando quanto già contenuto nel decreto legislativo 152/2006, ovvero che il digestato ottenuto da impianti a biogas è un “ammendante” e non un rifiuto, come previsto, tra l’altro, dagli orientamenti comunitari. Se ne è parlato il 26 luglio a Perugia, nel corso di una conferenza stampa congiunta indetta da Cia, Confagricoltura, Confindustria, Anca-Legacoop e Fedagri-Confcooperative umbre. Nel suo intervento, il presidente della Cia dell’Umbria Domenico Brugnoni, ha sottolineato l’importanza della pronuncia del Tar, che supera molti degli ostacoli fin qui incautamente frapposti da alcuni funzionari pubblici allo sviluppo delle agroenergie. Brugnoni ha sollecitato la Pubblica amministrazione affinché, sull’onda della decisione assunta dal Tribunale, agevoli in tutti i modi le imprese agricole intenzionate a investire per la produzione di energia da fonti rinnovabili. “Si tratta di un’opportunità indispensabile per tutte le aziende zootecniche umbre -ha sottolineato il presidente regionale della Cia-assicurandone sia la compatibilità economica che quella ambientale.” Oltre a Brugnoni, alla conferenza stampa sono intervenuti: Fabio Rossi, presidente regionale Confagricoltura; Graziano Pedetti, presidente regionale Anca-Legacoop; Aurelio Forcignanò, direttore Confindustria Perugia; Lorenzo Mariani, direttore regionale Fedagri-Confcooperative.
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